Grande Guerra, le operazioni dei dirigibili della Regia Marina
Cento anni fa lo scoppio del primo conflitto mondiale vide la Regia Marina impegnata su più fronti, principalmente sul Mar Adriatico, nella guerra di superficie e in quella subacquea, nella difesa costiera, ma anche con la sua flotta di idrovolanti e dirigibili sia per il bombardamento delle basi della Marina Austro-Ungarica, sia per la ricognizione e il controllo dell’Adriatico. Le incursioni partivano prevalentemente dagli Aeroscali di Ferrara, Jesi e Campalto. Subito dopo l’inizio delle ostilità, il 30 maggio 1915, il P4 decollò da Campalto per bombardare Pola, agli ordini di Giuseppe Valle. L’azione fu un successo, nonostante la violenta reazione dell’antiaerea austriaca che riuscì a forare l’involucro del dirigibile senza, però, riuscire ad abbatterlo. A far riscoprire questo capitolo poco conosciuto della Regia Marina l’inaugurazione della mostra fotografica I dirigibili della Regia Marina. Imprese di guerra e di pace, inaugurata al Vittoriano (in questi giorni e fino al 3 maggio 2015 allestita presso il Sacrario delle Bandiere), promossa dalla Marina Militare e dall’Archivio fotografico “Arrigo L. Osti”, ufficiale della Regia Marina assegnato a un gruppo di dirigibili e decorato durante la grande guerra con due medaglie di bronzo al valor militare.
“Il dirigibile è un’aeronave che si avvale di un involucro contenente un gas più leggero dell’aria e di propulsori che gli consentono di procedere anche in caso di vento contrario” ha spiegato lo storico e navalista Mariano Gabriele che è intervenuto alla presentazione della mostra curata da Lorenza Suber, Silvia Francisci, Piero Suber e Amedeo Osti Guerrazzi. L’apparato, infatti, si avvale anche di altri elementi necessari, come gli stabilizzatori, mentre nella navicella, sospesa sotto il contenitore del gas (floscio, rigido o semirigido), hanno sede in comandi per la navigazione e per le operazioni connesse alla missione dell’aeromobile.
“Dopo le esperienze francesi – ha aggiunto Mariano Gabriele – il primo progetto italiano risale al 1878 e ai fratelli Pasquale e Federico Cordenons, ma nel 1895 viene abbandonato per la mancanza di un motore idoneo”. Nel 1908 Crocco e Rivaldoni realizzano a Vigna di Valle un prototipo semirigido che raggiunge i 45 km orari, battezzato n.1; seguirà l’anno successivo il n. 1 bis, notevolmente perfezionato: da esso derivano i dirigibili militari, che sono già 4 nel 1910 e che operano con compiti di ricognizione l’anno successivo nelle grandi manovre terrestri in Piemonte.
“Il primo impiego bellico ha luogo durante la guerra italo-turca in cooperazione tra Esercito e Marina, la quale disloca a Tripoli i dirigibili P 2 e P 3 e a Bengasi il P 1 – ha spiegato Gabriele -. Le aeronavi sono impiegate in missioni di esplorazione e bombardamento, effettuando in complesso almeno 140 missioni, tra le quali risultano particolarmente efficaci il bombardamento di Bu Kamez del 12 aprile 1912 e quello di Zanzur dell’8 giugno seguente. La Regia Marina, che all’inizio della Grande Guerra aveva 3 aeroscali e 4 unità, potrà contare alla fine su 9 aeroscali, 15 dirigibili, 96 piloti e 961 altro personale addetto. Le missioni di bombardamento sono state 68, quelle di esplorazione 1.355, comprese quelle di scorta convogli”.
Un tuffo, dunque, nel meraviglioso mondo dell’aviazione di Marina che ha origini lontane e risale all’inizio del secolo scorso, quando si comincia a studiare l’impiego bellico delle prime macchine volanti: palloni frenati e dirigibili, così come ha spiegato il capitano di vascello Giosuè Allegrini, capo dell’Ufficio storico della Marina Militare.
“Il primo dirigibile italiano è costruito nel 1905 e meno di due anni dopo l’allora tenente di vascello Guido Valli sorvola Roma. Poco dopo inizia la realizzazione delle prime basi per dirigibili militari a Vigna di Valle, in provincia di Roma, a Campalto, in provincia di Mestre, e a Bosco Mantico, in provincia di Verona, con personale di volo dell’Esercito e della Marina” ha spiegato Allegrini. Mentre si ponevano le basi per l’impiego di questi mezzi più leggeri dell’aria, si palesarono le opportunità offerte da un nuovo mezzo, l’aeroplano: “Proprio un Ufficiale della Marina, il tenente di vascello Mario Calderara, riceve dai fratelli Wright il 12 settembre 1909 il primo brevetto di italiano di pilota di aereo” ha proseguito Allegrini. Nel 1912, il Capitano del genio navale Alessandro Guidoni progetta una “nave hangar”, mentre con grande preveggenza iniziano le prime sperimentazioni per l’imbarco di aerei a bordo delle unità navali.
“Nel 1913, il Capo di Stato maggiore della Regia Marina Ammiraglio Paolo Thaon di Revel istituisce ufficialmente una Sezione aeronautica nell’ambito dello Stato Maggiore Marina, destinata ad occuparsi con particolare riguardo all’impiego dei nuovi mezzi nel difficile e complesso ambiente marittimo – ha sottolineato il capo ufficio dell’USMM -. Nell’agosto del 1913 viene consegnato alla Marina il primo dirigibile navale, l’M2, poi battezzato Città di Ferrara”. Nel 1914, all’inizio della prima guerra mondiale la Marina dispone di tre stazioni idrovolanti e tre per dirigibili, nonché dell’Unità trasporto e appoggio idrovolanti Elba equipaggiata con due idrovolanti ed un pallone frenato. Durante il conflitto la Marina, entrata in guerra con due dirigibili, introdusse in servizio ben 47 aeronavi, effettuando 1315 missioni di esplorazione vigilanza, scorta e numerose azioni di bombardamento, al prezzo di sei unità perse in combattimento. Alla fine del conflitto la Marina poté così contare su un’imponente flotta aerea costituita da ben 25 dirigibili, oltre ad una forza di 550 idrovolanti e 86 aerei da caccia.
“In tale ambito le peculiarità del mezzo più leggero dell’aria, quali la lunga autonomia, l’eccellente visibilità, il versatile armamento – ha concluso il comandante Allegrini – si riveleranno preziosissime nella vitale opera di difesa del traffico mercantile, inserendosi nel più ampio contesto relativo all’opera della Marina nel contesto del conflitto, mirata al conseguimento di importantissimi obiettivi strategici, non ultima la vitale protezione delle linee logistiche e di rifornimento strategico nazionali, garanzia imprescindibile per la vittoria finale”.
Per approfondire l’argomento aviazione di Marina in generale e dirigibili in particolare, si consiglia la lettura del Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, periodico trimestrale della Marina Militare (http://www.marina.difesa.it/conosciamoci/editoria/bollettino/Pagine/default.aspx). In particolare, nei numeri di marzo e giugno 2005 è pubblicato, in due parti, il saggio di Giuliano Colliva L’aviazione marittima italiana (1913-1923); mentre, nei numeri di settembre e dicembre 2009 è pubblicato, sempre in due parti, il saggio di Mario Donnini L’aviazione marittima alla vigilia della guerra 1915-1918.
Informazioni sull’Archivio “Arrigo L. Osti” su www.archiviosti.it