10 giugno 1918, gli uomini di Premuda
La prima guerra mondiale rappresentò per la Regia Marina un oscuro e costante impegno che fu ripagato con la vittoria finale. Il grosso della Flotta italiana operò per conquistare il potere marittimo in Adriatico.
A fronte della superiorità delle forze navali italiane, l’Austria-Ungheria poteva contare sull’enorme vantaggio geo-strategico costituito dalla conformazione frastagliata e riparata delle coste orientali adriatiche, che potevano dare sicuro e repentino ridosso ai propri mezzi navali.
Dal 24 maggio 1915 inizia per la Regia Marina una snervante guerra d’attesa e agguato. La guerra sul mare venne condotta con una intensa attività di vigilanza (svolta dal naviglio leggero, dai Mas, dai sommergibili e dai velivoli) e con una serie di agguati premeditati e casuali (condotti da Mas e sommergibili).
I motoscafi antisommergibile (Mas) armati di siluro, in particolare, vennero adibiti costantemente alla vigilanza delle coste nemiche dall’agosto 1917. I loro compiti erano quelli di rimanere dislocati, in sezioni di due, durante la notte, sulle rotte battute dal nemico o su tratte opportunamente riportate da fonti intelligence. Essi attendevano fermi in zona pronti a sferrare l’attacco decisivo con siluri in caso di avvistamento.
L’attività di vigilanza che portò a diversi attacchi contro le navi austriache, unita allo sbarramento del canale d’Otranto, contribuì a sanare lo svantaggio geografico dato dalla morfologia costiera e, con la forza della deterrenza contribuì a prevenire e impedire in gran parte le scorrerie nemiche. Questa tattica preoccupò il comando navale austriaco, il quale intuì che sebbene protette, le proprie navi iniziavano a non essere più al sicuro.
Il giovanissimo e agguerrito contrammiraglio Horty, comandante supremo della Flotta austriaca dal febbraio 1918, pianificò nel giugno del ’18 un attacco in grande stile a Otranto. Egli intendeva attaccare le forze mobili dello sbarramento il mattino dell’11 giugno. Le navi da battaglia austriache lasciarono Pola in due gruppi separati, il primo la notte dell’8 giugno (Viribus Unitis, con a bordo l’ammiraglio Horty, e Prinz Eugen) e il secondo – scortato da 7 siluranti – la notte successiva (Szent Istvan e Tegetthoff), gruppi che avrebbero dovuto ricongiungersi in mare all’alba dell’11. Le azioni furono condotte in gran segreto (i comandanti delle navi furono messi al corrente solo dopo aver salpato) e tale situazione ritardò la partenza del secondo gruppo a causa di inconvenienti nell’apertura delle ostruzioni del porto dovuti alla mancanza di preavviso. Proprio questo banale inconveniente costringerà il gruppo navale a transitare durante la notte nella zona di agguato dei Mas 15 e 21 al comando rispettivamente dei comandanti Rizzo e Aonzo, usciti da Ancona a rimorchio delle torpediniere 18 e 15 OS.
Alle ore 3:15 Rizzo, che comandava la sezione, avvistò una gran nuvola di fumo e, sebbene in dubbio sull’identità dei bersagli, decise per l’attacco. I due Mas invertirono la rotta e diressero contro le unità nemiche alla minima velocità per non palesare la loro presenza.
Portatisi all’interno della formazione nemica eseguirono il lancio sulle due unità maggiori, riconosciute come navi da battaglia. I due siluri lanciati dal Mas 15 di Rizzo colpirono la Szent Istvan il primo fra i due fumaioli, il secondo a poppa; quelli del Mas 21 di Aonzo contro la Tegetthoff non raggiunsero il bersaglio.
I due Mas, quindi, manovrarono per evitare l’inseguimento nemico e Rizzo prontamente buttò a mare due bombe antisommergibile, una delle quali scoppiò sotto la prora del cacciatorpediniere inseguitore, che desistette. I Mas fecero così rientro incolumi ad Ancona.
L’agonia della Szent Istvan fu piuttosto lunga, rimase a galla per due ore e mezza e l’equipaggio potè in gran parte salvarsi, ma a nulla servirono tutte le azioni messe in atto dalla gemella Tegetthoff per evitarne l’affondamento. Per ironia della sorte le fasi della tragedia furono riprese da un apparato cinematografico che lo stesso ammiraglio Horty aveva imbarcato sulla Tegetthoff, per immortalare l’impresa austriaca. Lo stesso Horty, constatata la perdita della grande nave da battaglia si vide costretto ad annullare l’operazione.
Il fallimento dell’azione austriaca influì negativamente sul corso della guerra marittima in Adriatico poiché non furono più tentati attacchi. L’azione di Premuda di fatto sancì la vittoria dell’Intesa sull’Adriatico e contribuì notevolmente sulle sorti del conflitto. La Marina Militare italiana, per rimembrare l’impresa di Premuda, festeggia ancor oggi, proprio il 10 giugno di ogni anno, la propria festa e il Mas 15 di Rizzo, il quale è ancora gelosamente conservato al Vittoriano.
Stella Merlini
Studentessa di Storia