100 anni fa la morte di Guillermo Enrique Hudson
Il 18 agosto di cent’anni orsono, a Worthing, nel West Sussex, ad un centinaio di chilometri a Sud di Londra, ma anche a migliaia di chilometri dalla sua amatissima Patria di nascita e di formazione, l’Argentina, si spegneva l’ormai famosissimo William Henry Hudson, il celebre naturalista e scrittore argentino che da pochi giorni aveva compiuto 81 anni di vita. Ciò accadeva – come spesso succede ai grandi uomini di scienza e di cultura – nel silenzio generale di un Paese, il Regno Unito, preso da ben altre problematiche, trovandoci a ridosso della fine della “Grande Guerra”, ma anche di quegli stravolgimenti politici che si stavano verificando nel resto d’Europa, Italia compresa, come ci ricorda l’imminente “Marcia su Roma”, del successivo mese di ottobre. Eppure, come vedremo a breve, l’Hudson, oltre che naturalista di valore (si era occupato soprattutto di ornitologia) era stato anche uno scrittore vigoroso e prolifico, colui che aveva magistralmente saputo descrivere e raccontato al mondo intero la Pampa e la Patagonia nelle lore bellezze naturalistiche e paesaggistiche. Non solo, ma egli era stato anche un’impareggiabile narratore della vita semplice e avventurosa che si svolgeva sia nelle sterminate terre dell’America Meridionale, che nella campagna inglese, ove avrebbe vissuto, a cavallo fra Ottocento e Novecento, il resto dei suoi giorni. Quella che segue è la sua storia.
Da Quilmes a Londra (1841 – 1874).
Guillermo Enrique Hudson, come è giustamente ricordato in Argentina e in tutto il Sud America il nostro protagonista, nacque il 4 agosto 1841 a Quilmes, in provincia di Buenos Aires, capoluogo dell’omonimo Partido (lgs. Dipartimento), una città situata nella parte meridionale della metropoli argentina, oggi fra i più importanti centri industriali del Paese. La sua era una famiglia di coloni statunitensi, sebbene di origini inglesi e irlandesi, composta dal laborioso Daniel Hudson e da sua moglie, Catherine Kemble, i quali, in Argentina, si erano trasformati in allevatori di pecore[1]. Il piccolo nacque e visse i suoi primi anni in una piccola estancia chiamata “Los 25 Ombúes”, nei pressi di Arroyo (torrente) “Las Conchitas”, sita in quella che oggi è la località denominata Partido Florencio Varela (nota anche come “Ingeniero Juan Allan”), a Sud di Buenos Aires. In una piccola casina bianca, oggi sede del “Museo Histórico Provincial Guillermo Enrique Hudson”, la famiglia esistette sino al 1846, anno in cui Daniel Hudson decise di cambiare radicalmente vita, mettendosi a lavorare in proprio. La famiglia si trasferì così nei pressi di Chascomús, non lontano dal lago omonimo, allora un piccolo villaggio a circa 120 km a sud di Buenos Aires. Qui, Daniel diede vita ad una pulpería, una sorta di emporio generale che fungeva anche da bar e ristorante per operai e contadini. La famiglia sarebbe tornata a “Los 25 Ombúes” nel 1856 dove morì Katherine. L’adolescente Guillermo era già un esperto cavaliere, secondo lo stile gaucho già a partire dall’età di 6 anni, tanto da lavorare come cowboy, quindi impegnato anche in altre attività rurali e fisiche impegnative.
I cavalli rappresentarono una parte fondamentale della sua vita, tanto che in uno dei suoi libri, “A Hind in a Richmond Park”, Guillermo raccontò come l’equitazione gli avesse fatto pensare meglio e più velocemente. E fu proprio in quello spettacolare ambiente naturalistico che Guillermo trascorse la sua infanzia e la futura giovinezza, avendo così modo di studiare prevalentemente sia la flora che la fauna locali. Nell’osservare attentamente le straordinarie bellezze della natura selvaggia che caratterizzava la sterminata Pampa, il giovane avrebbe conservato per tutta la vita un ricordo indelebile, tanto da raccontarla – come si ricordava in premessa – in molti dei suoi scritti, e ciò anche quando si trasferirà, ormai trentatreenne in Inghilterra. Guillermo Enrique, durante la sua infanzia si era ammalato di tifo e per questo non era riuscito a frequentare dei regolari corsi di studio scolastici.
Ma il padre Daniel, avendo compreso le innate doti del figlio, cercò di assicurargli, sebbene discontinuamente, un’istruzione privata di base, in ogni caso utilissima per suscitare in Guillermo una passione sfrenata per la lettura. E fu proprio grazie a tale passione che il ragazzo sarebbe ben presto diventato autonomo anche nei futuri studi superiori. Auto-formatosi, dunque, con una buona conoscenza anche nell’ambito della c.d. “cultura generale”, l’Hudson ebbe modo di osservare e soprattutto memorizzare taluni drammi naturali e umani che si consumavano in quella che, almeno allora, era di fatto una terra di frontiera, spesso sottratta alla legge e alle regole più elementari. Ciò gli avrebbe consentito, in futuro, di raccontare l’Argentina anche nelle vesti di saggista, oltre che di naturalista e ornitologo. Si trovava ancora a Chascomús, così almeno sostengono i suoi numerosi biografi[2], quando ebbe modo di pubblicare il suo primo contributo dedicato all’ornitologia, saggio ospitato nella nota rivista “Proceedings of the Royal Zoological Society”, straordinario lavoro realizzato in lingua inglese anche se utilizzando molti idiomi di lingua spagnola. Dopo la morte del padre Daniel, la famiglia Hudson si disperse. La sorella di Guillermo, Maria, rimase in casa, ma suo fratello maggiore andò in Inghilterra. E fu proprio suo fratello la persona che più di altri avrebbe contribuito alla crescita scientifica e filosofica, sebbene “informale” del giovane, anche attraverso le loro lunghe conversazioni su Darwin e l’evoluzione della specie, le quali avrebbero plasmato la maggior parte della visione del mondo nel Guillermo naturalista. Gli anni seguenti videro Guillermo spostarsi da un’estancia all’altra, vivendo la vita di un vero gaucho. Dopo un breve soggiorno in Uruguay, nel 1868, dove fu persino coinvolto nell’ennesima guerra civile, e dopo diversi anni vissuti nella bellissima Buenos Aires, il nostro protagonista decise di raggiungere il fratello in Inghilterra.
A Londra, pensando sempre all’Argentina (1874 -1922).
Guillermo Enrique Hudson emigrò in Inghilterra il 1° aprile del 1874, stabilendosi a St Luke’s Road a Bayswater. Due anni dopo, nel 1876, avendo sposato la sua padrona di casa, peraltro molto più anziana di lui (alcuni biografi parlano di 11 anni di differenza), l’ex cantante Emily Wingrave (dalla quale non avrà figli), l’ormai “ribattezzato” William Henry Hudson si trasferì a Kensington, a Londra. Secondo alcune fonti, a Londra l’argentino si sarebbe mantenuto come scrittore e giornalista, anche se è molto diffusa la notizia secondo la quale il naturalista avrebbe vissuto quei primi anni tra grandi strettezze finanziarie, tanto da ricevere, a partire dal 1901, persino un sussidio statale[3]. In ogni caso, la sua non fu sempre una vita semplice, essendo spesso contornata da problemi di salute, suoi e della stessa moglie Emily, la quale, nel 1911, divenuta ormai invalida, decise di lasciare Londra, trasferendosi così da sola a Worthing, nel Sussex[4]. I coniugi rimasero, tuttavia, in contatto, sia a livello epistolare, che fisicamente, con le periodiche visite che l’uomo di scienza riservò a quella che era stata, in effetti, l’unica donna della sua vita. Pur portandola sempre nel cuore, Hudson non pensò di tornare più nella sua amata Argentina, sacrificando così i suoi sentimenti a quella che era la sua vera cagione di vita: lo studio della natura e la scrittura, settori nei quali la Londra di fine secolo (ma anche di quello dopo) offriva certamente molte più possibilità rispetto ad altre località d’Europa o dello stesso Continente Americano. E ciò pur memore del fatto che il suo pensiero scientifico si era formato proprio in Argentina, anche grazie ai numerosi viaggi che egli aveva effettuato in gioventù, attraversando gran parte del Continente Sudamericano, così come efficace si era rilevato lo studio delle opere di Charles Darwin, in particolar modo la lettura del celebre libro “L’origine delle specie”[5]. Era stato, in effetti, proprio nel Regno Unito che la sua produzione letteraria aveva vissuto una nuova stagione, come ci ricorda la pubblicazione delle principali opere dedicate proprio all’amatissima America del Sud, quali: “Il naturalista a la Plata” (1892) e “Giorni di ozio in Patagonia” (1893), seguiti da “El Ombú” (1902), nel quale descrisse magistralmente la vita dei gauchos sudamericani, “Green Mansions: A Romance of the Tropical Forest” (1904), “Racconti della Pampa” (1916) e “Far away and long ago: a history of my early life” (“Lontano e molto tempo fa: una storia della mia vita nell’infanzia”, 1918), ritenuto uno dei suoi scritti più riusciti e più apprezzati dalla critica letteraria. Con tale opera l’Hudson raccontò gli anni dell’infanzia e della giovinezza vissuti nella Pampa argentina, in particolare a Florencio Varela, peraltro dando un’ottima descrizione della geografia di quel territorio, della flora e delle specie di uccelli che aveva osservato per tanti anni.
Lo scienziato-scrittore si occupò anche di questioni storico-politiche, pubblicando, nel 1885, il romanzo “The Purple Land that England Lost: Travels and Adventures in the Banda Oriental, South America”, ove, nell’ambito di una storia d’amore, seppe rievocare anche gli sviluppi di una delle tante rivoluzioni scoppiare in quel frangente storico nella c.d. “Banda Oriental”, l’odierno Uruguay[6]. Non meno famosi e diffusi furono, quindi, i lavori dedicati alla campagna inglese, quali: Afoot in England (1909); A Shepherd’s Life (1910), che ha contribuito a promuovere il movimento di ritorno alla natura degli anni ’20 e ’30 ed è stato ambientato nel Wiltshire, e Dead Man’s Plack (1920). Numerosi, infine, i suoi contributi dedicati all’ornitologia, la maggior parte dei quali raccolti in “Collected Works”, vol. 24, 1922-23. Nell’ambito degli stessi studi si segnalano, in particolare, “Argentine Ornithology” (1888–1899), “British Birds” (1895), “Il libro di un naturalista” (1919) e “Uccelli di La Plata” (1920), tanto per citare i più importanti. Che il suo lavoro di naturalista e ornitologo lo avesse reso celebre in varie parti del mondo ce lo dimostra il fatto che, nel 1889, Guillermo Enrique Hudson era stato anche uno dei fondatori della prima società di protezione degli uccelli, la “Royal Society for the Protection of Birds (RSPB)” , mentre, pochi anni dopo, divenne anche membro della “Aves Argentinas – Asociación Ornitológica del Plata”, segno evidente che lo scienziato non aveva poi perso del tutto i contatti con la vera Madrepatria[7]. Non solo, ma Hudson era anche un personaggio dai vasti interessi culturali, interessandosi, infatti, anche di letteratura. Ricordiamo che lo scienziato argentino, ormai naturalizzato inglese, fu anche amico dell’autore inglese George Robert Gissing, che aveva conosciuto nel corso dello stesso 1889. I due avrebbero avuto anche un fitto interscambio epistolare, praticamente fino alla morte dello Gissing, nel dicembre del 1903, scambiandosi occasionalmente non solo le rispettive pubblicazioni, ma anche discutendo di questioni letterarie e scientifiche. Rimaniamo sull’argomento, osservando il fatto che, per quanto riguarda la propria carriera letteraria, l’Hudson si avvicinò al Naturalismo, ma con caratteristiche molto peculiari, oscillanti, infatti, fra il lirismo del poeta e la prosa, tipica del saggista e ricercatore scientifico, quale egli era per antonomasia. Lo opere principali di Hudson racchiusero questa bipolarità contenutistica e stilistica, come nel prima citato romanzo “Green Mansions…” (“Verdi dimore“), nel quale – a detta dei critici – se da un lato viene descritta in modo narrativo, con punte di lirismo, la dicotomia delle “virtù” e dei “difetti” della natura impersonificata da una splendida immagine femminile, dall’altro risultò centrale nell’opera l’esposizione scientifica dei paesaggi e degli elementi della natura, tanto cari allo scrittore anglo-argentino.
Il ricordo di un grande uomo di scienza.
Guillermo Enrique Hudson morì, dunque, il 18 agosto 1922, al 40, St Luke’s Road, Westbourne Park, Bayswater e fu sepolto nel Broadwater and Worthing Cemetery, sempre a Worthing, il 22 agosto 1922, accanto a sua moglie Emily, morta all’inizio del 1921. Nonostante avesse lasciato il Paese nel lontanissimo 1874, l’Argentina non dimenticò affatto il grande naturalista, ornitologo ma soprattutto scrittore, tanto da dedicargli, oltre al citato Museo e Parco Naturale, anche numerosi luoghi pubblici, piazze e strade in molte località del Paese, ma soprattutto una città, a Berazategui Partido, sempre in provincia di Buenos Aires. Anche la letteratura mondiale non lo dimenticò affatto, tanto che persino il grande Ernest Hemingway fece riferimento a “The Purple Land” nel suo romanzo “The Sun Also Rises” ed a “Far Away and Long Ago…” nel romanzo postumo “The Garden of Eden” (1986). Il ricordo di Guillermo Enrique Hudson rivive – è doveroso evidenziarlo in conclusione di questo saggio – anche a Londra, ove “L’Hudson Memorial Bird Sanctuary”, ad Hyde Park è rappresentato da un monumento in pietra, scolpito da Sir Jacob Epstein nel 1924 e con incisioni del designer Eric Gill, che rappresenta Rima, la dea bambina della natura, che era stata descritta proprio nel romanzo “Green Mansions…”, operando così quel legame ideologico, e forse anche fisico, tra Argentina e Regno Unito tanto caro allo stesso Guillermo.
Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare
[1] I genitori erano arrivati in Argentina dagli Stati Uniti nel 1833, entrambi di 31 anni. Daniel era nato a Marblehead, Massachussets, Katherine a Berwich, nel Maine ed era una discendente dei puritani di Mayflower.
[2] Il primo dei quali fu Morley Roberts, con il libro “WH Hudson”, edizione 1924.
[3] L’Hudson era stato naturalizzato suddito britannico solo il 4 luglio del 1900, rimanendo, quindi, argentino per tutti quegli anni.
[4] Era stato proprio assieme ad Emily che Guillermo aveva deciso di acquistare con i propri risparmi, frutto della vendita dei suoi numerosi libri, la casa di Worthing, a pochi metri dalla costa del Canale della Manica, a circa un centinaio di km a Sud di Londra.
[5] Hudson fu, in seguito, un sostenitore dell’evoluzione Lamarckiana. Fu un critico del Darwinismo e difese il vitalismo. Era stato influenzato in tale direzione anche dagli scritti evolutivi non Darwiniani di Samuel Butler.
[6] Il grande scrittore argentino, Jorge Luis Borges dedicò un passaggio a “The Purple Land” nel suo libro “Other Inquisitions” (1952), ove paragonò il romanzo di Hudson all’Odissea, descrivendolo come <<il miglior lavoro della letteratura gauchesca>>.
[7] L’Hudson, nel dedicare numerose opere all’Inghilterra ed alle sue bellezze naturali, era assurto non solamente a letterato, ma anche a divulgatore scientifico, tendente, quindi, a far scoprire o riscoprire, o comunque a rivalutare la natura agli occhi dei suoi nuovi connazionali, sia con i propri scritti sia promuovendo movimenti attivi per la valorizzazione della natura.