11 febbraio 1962: la liberazione di Francis Gary Powers
Una storia, un film e la “guerra fredda”. La crisi degli U2 scoppiata nel maggio 1960 si concluse il 10 febbraio del 1962 con la liberazione del pilota dell’US Air Force Francis Gary Powers a seguito dello scambio con la spia sovietica in terra statunitense Rudolf Abel. Tutto raccontato nel film Il Ponte delle spie di Steven Spielberg, non nuovo a portare sul grande schermo la storia di soldati, agenti segreti ed eroi coraggiosi protagonisti di episodi che hanno dato una svolta a criticità politiche ed internazionali. In questo caso al centro della spy story c’è un aereo: il Lockheed U-2. Un velivolo utile alla CIA per poter “ossevare” da un’altezza quasi impossibile da poter essere intercettato dalle contraeree, il cielo dell’Unione Sovietica. Un periodo storico difficile in cui il mondo è diviso in due blocchi contrapposti che si erano creati dopo la Seconda guerra mondiale. Il contesto storico in cui viene costruito il Muro di Berlino che separerà l’Europa in due: da una parte i Paesi aderenti alla NATO e dall’altra gli Stati satelliti al Patto di Varsavia. In questo contesto nascono “missioni” volte a carpire i segreti soprattutto militari dei Paesi filo-sovietici o filo-NATO.
L’aereo-spia era perfetto perché sarebbe stato in grado di volare più in alto di qualsiasi altro velivolo dell’epoca scongiurando così qualsiasi tentativo d’intercettazione da parte dei radar nemici e soprattuto dei caccia e dei missili anti-aerei di Mosca.
Powers era stato addestrato assieme ad altri piloti dell’aviazione americana. Era uno degli uomini più esperti ai comandi dell’U-2. La sua missione doveva essere quella di sorvolare l’Unione Sovietica da Sud a Nord decollando dalla base di Peshawar, in Pakistan, per poi atterrare a Bodø, in Norvegia, per un totale di 7.000 km di cui 5.300 in territorio nemico.
Inizialmente gli Stati Uniti negarono che il velivolo stesse conducendo una missione di spionaggio. In seguito gli Stati Uniti ammisero l’operazione e ciò incrinò i rapporti sempre più tesi tra Europa dell’Est ed Europa dell’Ovest, ma soprattuto tra russi e americani.
L’epilogo nel luogo simbolo della divisione del Vecchio Continente: Berlino. Non prima però di una conferenza stampa che venne convocata da Pierre Salinger, portavoce del Presidente americano John Fitzgerald Kennedy, in cui annunciava che il governo sovietico aveva liberato il pilota statunitense dell’U-2 in cambio della liberazione del colonnello Rudolf Abel, la spia sovietiva arrestata dagli americani a New York nel 1957. Nel corso della convulsa e spettacolare mattinata della notizia, la precisazione della Casa Bianca che informava la stampa nazionale e internazionale che il ritorno in patria di Powers era in corso e che l’ufficiale si trovava a bordo di un Constellation dell’US Air Force.
La liberazione di Powers aveva fatto tirare un sospiro di sollievo all’intera opinione pubblica americana, ma soprattutto agli ambienti politici e diplomatici. La sua cattura nel 1960, infatti, aveva prodotto un periodo di tensione fra Washington e Mosca mentre la liberazione del pilota era stata interpretata dagli analisti geopolitici del tempo come una chiara volontà di Nikita kruscev di ritornare a un momento di distensione tra le due superpotenze. Nel 1960 Kruscev era stato l’artefice del fallimento di una conferenza internazionale di Parigi facendo leva proprio sull’episodio dell’U-2.
Una storia, quella di Powers, legata a doppia mandata con un’altra liberazione: quella del colonnello Rudolf Abel, per la cui liberazione era stato coinvolto l’avvocato James Donovan, difensore d’ufficio di Abel nel processo a New York a carico della spia russa. Donovan fece da intermediario in maniera soft e discreta tra russi e americani. A Berlino non mancarono gli attimi di tensione durante lo scambio. Momenti che vengono ripercorsi nel film “Il Ponte delle spie” di Steven Spielberg con protagonista Tom Hanks e che vengono confermati dagli sviluppi che i giornalisti americani ebbero modo di raccontare minuto per minuto dopo essere stati letteralmente tirati giù dal letto proprio da Salinger.
Il portavoce di Jfk diede il resoconto solo quando venne assicurato dal comando militare americano da Berlino che Powers aveva attraverso il ponte di Glienicke tra la Germania orientale e Berlino Ovest. Contemporaneamente il colonnello Abel aveva attraversato in via opposta il ponte atteso dai sovietici. Negli Stati Uniti Abel era stato arrestato nel 1957 dopo che era entrato dal Canada nel 1948 con il nome di Emil Goldfuss, nato all’incirca lo stesso anno di Abel, ma morto dopo appena due mesi. Abel si era trasferito a New York ed aveva avuto come copertura uno studio di pittore a Brooklyn, poliglotta, ingegnere ed esperto di spionaggio. Anche i giornali italiani trattarono ampiamente il caso internazionale. Piero Ottone e Arrigo Levi, corrispondenti del Corriere della Sera rispettivamente da Mosca e Londra, il giorno dopo la liberazione di Powers e di Abel, misero a confronto i due prigionieri. Per Ottone nello scambio ci aveva guadagnato la Russia. Se però si guarda ad un altro episodio a latera dell’intera storia, un’altra vita preziosa era stata riportata a casa: Frederic L. Pryor, uno studente americano trattenuto dalle autorità della Germania dell’Est dall’agosto 1961, successivamente rilasciato e consegnato alle autorità americane a Berlino.
Anche se la vicenda Powers si concluse felicemente, da lì a qualche mese sarebbe scoppiata la crisi dei missili di Cuba, proprio nell’ottobre del 1962. Quando si chiuse il mondo tirò un sospiro di sollievo. L’umanità arrivò a un passo dalla terza guerra mondiale. La “guerra fredda” aveva acuito i rapporti tra i due blocchi in cui era diviso il mondo: da una parte gli Usa, la Nato e il Patto Atlantico; dall’altra l’Urss, il Patto di Varsavia e i Paesi dell’est satelliti all’Unione Sovietica. Una storia che può essere compresa non solo attraverso libri, ma anche film come “Le vite degli altri”(2006) in cui il regista Florian Henckel von Donnersmarck racconta il clima opprimente fra delazioni, persecuzioni, suicidi, che pesavano sulla DDR, ossia sulla Repubblica democratica tedesca proprio negli anni in cui era stato eretto il Muro di Berlino, così come “JFK – Un caso ancora aperto”(2006) di Oliver Stone oppure “Il ponte delle spie”(2011) di Steven Spielberg proprio sulla vicenda degli U-2 ma soprattutto della liberazione di Francis Gary Powers e dello scambio con il colonnello Abel.