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12 agosto 1933. L’Idroscalo di Ostia accoglie i trasvolatori atlantici

La storia e la memoria si ritrovano all’Idroscalo di Ostia per ricordare un’impresa aviatoria unica al mondo: la Crociera del Decennale del 1933. Una fotografia, quella degli S.55X in volo nei cieli dell’Atlantico, rimasta indelebile sui giornali e sulle riviste italiane e internazionali del tempo. L’immagine di un’Italia proiettata verso il futuro, dinamica e concentrata a “fare squadra” dopo gli anni della Grande Guerra e con il pensiero rivolto allo sviluppo dell’industria aeronautica. Era Il 1° luglio 1933 quando una formazione di 24 idrovolanti S.55X comandata dal ministro dell’aeronautica Italo Balbo decollava dall’idroscalo di Orbetello per raggiungere New York diciotto giorni più tardi. Un successo incontenibile registrato dai cinegiornali, dalla radio e dalle testate giornalistiche che raccontano della folla esultante che attendeva i piloti italiani per le strade di Broadway. Erano i giorni delle crociere di massa che cedevano il passo ai raid e alle trasvolate “in solitaria”. La Regia Aeronautica aveva appena compiuto dieci anni dalla sua fondazione il 28 maro 1923 e compiere una “missione” impegnativa era ancora una volta la dimostrazione di una preparazione competente, seria e meticolosa. La SIAI Marchetti, gli ingegneri, i piloti, gli specialisti e i cronisti al seguito scrissero una pagina che avrebbe segnato definitivamente il passaggio dal periodo pionieristico dell’aviazione a quello moderno, dove il volo cessa di essere espressione dell’iniziativa individuale per diventare il prodotto di un’accurata programmazione frutto di un lavoro di squadra.

Per non dimenticare

Cento anni dopo, il 12 agosto 2024, quella fotografia in bianco e nero resta un’icona attorno al quale si ricorda e si racconta grazie a una manifestazione-evento all’Idroscalo, proprio nel luogo in cui  i 24 idrovolanti SIAI Marchetti S.55X ammararono nello specchio d’acqua italiano dopo i successi ottenuti negli Stati Uniti e volando sull’Atlantico per 20mila chilometri.  Un 91° anniversario che ha visto l’Associazione Trasvolatori Atlantici in prima linea nel promuovere “Come eravamo. II Memorial Aeronautico dell’ex idroscalo di Ostia Lido” organizzato da Tor San Michele Ostium Onlus di Emanuela Leoni e Erodoto TV di Enzo Antonio Cicchino. Tutto ospitato nei locali della Villa di Tiberio. Una giornata intensa che ha unito alla cerimonia della posa di una corona d’alloro alla targa ai caduti delle trasvolate, momenti culturali e di riflessione, compresa una mostra fotografica e un convegno. Moltissimi i cimeli esposti, i quadri, le foto d’epoca e i video per ricordare quella storica giornata del 1933.

 

Uno scorcio della mostra allestita a Ostia in occasione del 91° anniversario del ritorno degli trasvolatori atlantici

L’ideatore della Crociera in Nord America fu Italo Balbo il quale di ritorno da una visita negli Stati Uniti nel 1928 pensò all’impresa della squadra aerea nei cieli di New York. Per questo nel 1931 venne costituita ad Orbetello la NADAM, cioè la Scuola di Navigazione aerea di Alto Mare, al comando del colonnello Umberto Maddalena.

Tuttavia non era la prima impresa aviatoria del genere, ma sicuramente la più complessa e delicata. Infatti dal 26 maggio al 2 giugno 1928 si era svolta la Crociera del Mediterraneo Occidentale con una formazione di 61 idrovolanti decollati da Orbetello fino alla penisola iberica e ritorno. L’anno seguente, dal 5 al 19 giugno, invece venne organizzata e compiuta la Crociera del Mediterraneo Orientale: 35 idrovolanti toccano Taranto, Atene, Istanbul, Varna, Odessa, Costanza, rientrando infine ad Orbetello. Ed è in questo luogo memorabile per la storia degli idrovolanti che nel 1930 hanno inizio i preparativi per la prima traversata dell’Atlantico in formazione, fino al Brasile. L’impresa è guidata da Balbo dal 17 dicembre 1930 al 15 gennaio 1931, giorno in cui i trasvolatori arrivano a Rio de Janeiro.

Uno dei quadri esposti alla mostra di Ostia inaugurata il 12 agosto 2024

Il 2 maggio 1932 la NADAM avvia le sue attività al comando del generale Aldo Pellegrini. Purtroppo il coraggioso Umberto Maddalena era morto in un incidente di volo. Iniziarono i preparativi, le selezioni, i percorsi di formazione per addestrare i futuri piloti chiamati a scrivere la storica impresa. La “squadra atlantica” avrebbe fatto scalo a Chicago, città che nel 1933 avrebbe ospitato l’Esposizione Mondiale “A century of progress”. Il progresso e lo sviluppo erano al centro delle tematiche mondiali e il settore aeronautico rappresentava un punto di arrivo per i voli commerciali e i viaggi con passeggeri lungo le rotte intercontinentali. Di fatto i raid, le trasvolate e le crociere erano la dimostrazione delle capacità ingegneristiche, tecniche e industriali dei Paesi che sostenevano queste pionieristiche avventure nei cieli. Lo aveva già dimostrato Arturo Ferrarin e Guido Masiero, così come Charles Lindberg e Amelie Earhart negli anni Venti.

Proprio nel maggio 1932 si tenne a Roma il meeting dei trasvolatori oceanici che riunì i più famosi piloti provenienti da tutto il mondo. Intanto il tempo scorreva e alla NADAM le selezioni continuano mentre si “disegnava” il percorso da compiere con i mitici S.55X destinati a decollare da Orbetello passando per Amsterdam, Londonderry, Reykjavik, Julianehaab ( successivamente cancellato), Cartwright, Shediac, Montreal, Chicago, New York, Shoal Harbour, Azzorre, Lisbona e ritornare all’Idroscalo di Roma-Ostia, il porto della capitale.

Per quanto riguarda la motorizzazione dell’S.55X venne scelto il potente Isotta Fraschini ASSO750 da 930 CV a 1900 giri mentre particolare attenzione venne profusa per allestire il cockpit di ogni velivolo e mettere a posto le strumentazioni di volo. La Regia Aeronautica aveva sviluppato appositi trasmettitori e ricevitori integrato da un radiogoniometro Telefunken.

L’impresa ebbe il grande supporto della Regia Marina sottolineando ancora una volta il lavoro di squadra anche interforze che c’era dietro la Crociera del Decennale. Furono due i sommergibili impiegati: il Millelire e il Balilla oltre a due altre unità. Una storia ripercorsa peraltro nel volume di Fabrizio Chiaramonte e Andrea Di Ciancia (LoGisma, 2022) in cui attraverso un archivio fotografico e documentale inedito si narra del “supporto per mare e per terra di marinai, avieri e civili all’epica impresa del 1933”. 

Le storiche immagini e il racconto della Crociera del Decennale può essere ripercorsa attraverso i video conservati negli archivi del Centro di Produzione Audiovisivi dell’Aeronautica Militare, una vasta documentazione per immagini che è stata recuperata, ordinata e restaurata. 

Poi arrivò il fatidico giorno della partenza, il 1° luglio 1933 da Orbetello per volare verso la prima tappa della trasvolata sopra le Alpi, la Svizzera e la Germania. Purtroppo all’arrivo ad Amsterdam l’S.55 del capitano Mario Baldini durante l’ammaraggio si capovolse e nella sfortunata manovra perse la vita il sergente motorista Ugo Quintavalle. Il 2 luglio i velivoli proseguirono per Londonderry e a causa delle condizioni meteorologiche non favorevoli Balbo decise di non ripartire. Le difficoltà però per gli aviatori italiani erano solo all’inizio: il 5 luglio la “squadra aerea” proseguì per Reykjavik, in Islanda, ma sulla rotta venne investita da una fitta nebbia che li costrinse a volare per quasi un’ora e mezza con gli strumenti di bordo. Le altre tappe non furono facili con vento e turbolenze che impegnarono i piloti della Regia Aeronautica.  Infine il continente americano con Shediac e Montreal si aprì agli occhi degli aviatori fino a quel 15 luglio 1933 quando la formazione degli S.55X arrivò a Chicago e fu il tripudio.  Sulla città, ad accoglierli, aerei e persino due dirigibili statunitensi. I velivoli americani sfrecciarono in formazione disegnando nel cielo la parola “Italy”. A terra con il naso all’insù c’erano centinaia di migliaia di persone.

La mappa che ripercorre le tappe della Crociera del Decennale del 1933

I trasvolatori italiani non avrebbero mai immaginato una così tanta accoglienza. Vennero fatti salire su cinquanta automobili che formarono un lungo serpentone che passò lungo ali di folla per giungere all’Expo 1933. Addirittura venne scoperta la targa della “General Balbo Avenue” e fu inaugurato il monumento a Cristoforo Colombo. A New York la festa fu ancora più grande e indimenticabile fu la sfilata trionfale di Broadway, così come i discorsi alla City Hall e l’incontro con la comunità italiana al Madison Square Bowl dove il maresciallo dell’aria tenne un discorso sull’importanza di essere italiani. Infine venne invitato a colazione con il Presidente USA Franklin Delano Roosvelt e trasmise un telegramma al Re d’Italia per congratularsi per il successo aviatorio ottenuto. 

La pagine del giornale aeronautico “Le Vie dell’Aria” che racconta l’incontro di Balbo con il Presidente USA Roosvelt – Archivio Ufficio Storico Aeronautica Militare

Il 25 luglio fu il giorno della ripartenza per l’Italia. Lungo il trasferimento due velivoli dovettero ammarare lungo il percorso: uno per completare il rifornimento di carburante e un altro per una leggera avaria del motore. Da Shediac i trasvolatori proseguirono verso Shial Harbour dove un idrovolante ebbe un’avaria. Si decise di restare e non compromettere la “missione” anche per via del maltempo. L’8 agosto il decollo per le Isole Azzorre. Un volo di circa 11 ore che condusse un gruppo ad ammarare a Horta mentre un altro Punta Delgada. Purtroppo al successivo decollo per Lisbona il velivolo del capitano pilota Celso Ranieri si capovolse causando la morte del secondo pilota, il tenente Enrico Squaglia. Infine dal Portogallo si puntò la prua a Roma, verso l’Idroscalo di Ostia. Erano le 18 e l’S.55X di Balbo circuitò per aspettare gli altri. Insieme ammararono alle 18,35. I trasvolatori atlantici avevano firmato una pagina storica per l’Italia e l’aviazione.

La prima pagina de Le Vie dell’Aria del 6 agosto 1933 in cui si descrivono i preparativi all’Idroscalo di Ostia per accogliere i trasvolatori atlantici – Archivio Ufficio Storico Aeronautica Militare

Peccato che tutto cambiò solo quattro anni dopo quando il 10 giugno 1940 la guerra cancellò ogni speranza di proiettarsi verso un futuro economico e industriale di alto livello. Il regime fascista portò l’Italia e gli italiani nel baratro di un conflitto che portò solo povertà e miseria, ma questa è un’altra storia.

Vincenzo Grienti

Per saperne di più vai al sito dell’Associazione Trasvolatori Atlantici