12 febbraio 1931: nasce Radio Vaticana
La cupola della Basilica di San Pietro fa da sfondo a una giornata storica per la Santa Sede e per il mondo. L’arrivo dell’automobile con a bordo Pio XI viene immortalato dai fotografi e dai cineoperatori del tempo. E’ il 12 febbraio 1931 e c’è attesa e trepidazioni per l’avvio delle trasmissioni di Radio Vaticana.
Il Papa scende dalla macchina e Guglielmo Marconi lo accoglie inginocchiandosi. Poi si va nella stanza in cui è stato installato l’apparecchio ricetrasmittente e da lì tutto ha inizio: “Ho l’altissimo onore di annunziare che tra pochi istanti il sommo pontefice Pio XI inaugurerà la stazione radio dello Stato della Città del Vaticano. Le onde elettiche trasporteranno in tutto il mondo attraverso gli spazi la sua parola di pace e di benedizione”. E’ Guglielmo Marconi ad annunciare lo storico evento: “Per circa venti secoli il Pontefice Romano ha fatto sentire la parola del suo divino magistero nel mondo, ma questa è la prima volta che la sua viva voce può essere percepita simultaneamente su tutta la superficie della Terra” proseguiva l’inventore, imprenditore e ufficiale della Regia Marina per la quale aveva già condotto numerosi esperimenti a partire dal luglio del 1897 quando a La Spezia effettuò gli esperimenti telegrafici senza fili.
“Con l’aiuto di Dio, che tante misteriose forze della natura mette a disposizione dell’umanità – aggiunse Marconi – ho potuto preparare questo strumento che procurerà ai fedeli di tutto il mondo la consolazione di udire la voce del Santo Padre. Beatissimo Padre, l’opera che la Santità Vostra si è degnata ad affidarmi io oggi Vi consegno. Il suo compimento è oggi consacrato dalla Vostra Augusta presenza”.
Poi Pio XI prende la parola e pronuncerà il primo radiomessaggio Qui arcano Dei rivolto “a tutte le genti e ad ogni creatura”. Un discorso rivolto a tutti, cattolici e non, ai governanti, ai missionari, ai ricchi, ai poveri, agli afflitti e ai perseguitati. “Essendo, per arcano disegno di Dio, Successori del Principe degli Apostoli, di coloro cioè la cui dottrina e predicazione per divino comando è destinata a tutte le genti e ad ogni creatura (Mt., 28, 19; Mc., 16, 15) – scrive il Santo Padre – e potendo pei primi valerci da questo luogo della mirabile invenzione marconiana, Ci rivolgiamo primieramente a tutte le cose e a tutti gli uomini, loro dicendo, qui e in seguito, con le parole stesse della Sacra Scrittura: « Udite, o cieli, quello che sto per dire, ascolti la terra le parole della mia bocca (Deut., 32, 1). Udite, o genti tutte, tendete l’orecchio, o voi tutti che abitate il globo, uniti in un medesimo intento, il ricco e il povero (Ps – XLVIII, 1) – Udite, o isole, ed ascoltate, o popoli lontani» (Is., 49, 1)”.
Erano le 16,49 quando Pio XI pronunciò questo radiomessaggio in latino e Marconi, in collegamento diretto con New York, Melbourne, Québec e altre città del mondo, introdusse le parole del Papa. Al termine della cerimonia Pio XI lo decorò con le insegne della Gran Croce dell’Ordine Piano, consegnandogli anche il Diploma di socio della Pontificia Accademia delle Scienze.
Guglielmo Marconi prima dell’avvio delle trasmissioni, in Vaticano, aveva effettuato numerosi esperimenti. Il 19 marzo 1896 aveva ricevuto dall’Ufficio Brevetti conferma dell’accettazione della prima domanda. Il 2 giugno dello stesso anno deposita all’Ufficio Brevetti di Londra una domanda definitiva per un sistema di telegrafia senza fili, n. 12039, dal titolo “Perfezionamenti nella trasmissione degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi relativi”.
La dimostrazione di questi esperimenti si trova presso il Museo Tecnico Navale della Marina Militare. Infatti, tra i reperti più antichi al mondo ci sono i nastri che conservano le tracce del successo delle sperimentazioni marconiane da cui ha avuto origine la radiotelegrafia e la comunicazione senza fili.
Proprio a La Spezia la Regia Marina mise a disposizione di Marconi i tecnici, il personale, le navi e il Laboratorio Elettrico della Regia Marina nella zona orientale del Golfo, a San Bartolomeo, dove il giovane Marconi eseguì le dimostrazioni sempre seguito da una commissione di esperti pronti a certificare il buon esito degli esperimenti effettuati sia in terra ferma che con unità in mare, sia ferme che in movimento. I risultati confermarono le grandi potenzialità del nuovo sistema di comunicazioni e questo permise alla Regia Marina e all’Italia di disporre di uno strumento tecnologico rivoluzionario all’avanguardia nel mondo.
I nastri di Marconi sono arrivati fino ai giorni nostri grazie ai discendenti e alla famiglia di un marinaio telegrafista, Maria Gaetano Da Pozzo, che in quel luglio del 1897 al termine degli esperimenti avvenuti su Nave San Martino, conservò i nastri telegrafici che molto probabilmente, dopo l’uso, sarebbero andati perduti. Fu proprio Da Pozzo ad annotare a penna sulla fasciatura che conservava i nastri l’appunto “zona dell’apparecchio ricevente del S. Martino in coperta, batteria e cala durante gli esperimenti del 17 – 7 – 97”.
Altrettanto interessante è l’aspetto legato allo studio della decodifica dei nastri di quel luglio e dell’enigmatico messaggio in essi contenuto: “Quando capite alzate intelligenza”. Una frase inviata dalla stazione trasmittente installata a terra, a San Bartolomeo, a quella ricevente a bordo nave San Martino, per segnalare di alzare un particolare segnale visivo, una bandiera (intelligenza), ancora oggi usata dai marinai, per confermare la ricezione dei segnali radio e naturalmente il buon esito dell’esperimento.
Ed è proprioi nel luglio del 1897 che Marconi vola in Gran Bretagna e fonda a Londra la Wireless Telegraph Trading Signal Company (successivamente rinominata Marconi Wireless Telegraph Company), che apre il primo ufficio in Hall Street a Chelmsford, in Inghilterra, nel 1898 e impiega circa cinquanta persone. Altre tappe fondamentali sono poi il 14 dicembre 1901 quando Marconi capta con le sue apparecchiature il primo segnale radio transoceanico. Un esperimento che fa il giro del mondo e viene pubblicato sulle prime pagine di tutti i giornali. Poi il 26 marzo del 1930, dal suo yacht Elettra (in onore della figlia) ancorato a Genova, Marconi alle ore 11,03, accende le lampade del Municipio di Sydney tramite un segnale radio. Infine l’anno 1931 quando darà la possibilità al Papa di rivolgersi a tutto il mondo. I radiomessaggi dei pontefici diventeranno importantissimi, soprattutto a cavallo delle due guerre mondiali, nel periodo della “guerra fredda” ed anche oggi. Da qui l’importanza e il ruolo fondamentale di Radio Vaticana.
Vincenzo Grienti