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12 febbraio 1945. I giornali di tutto il mondo parlano della conferenza di Yalta

Tre uomini un nemico comune: Adolf Hitler. Un summit e una città che resteranno nella storia della Seconda guerra mondiale. 4 febbraio 1945, in Crimea, si tiene la conferenza di Yalta. Il premier britannico Winston Churchill, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosvelt e il leader sovietico Josif Stalin disegnano l’assetto postbellico dell’Europa. Si pensa al secondo dopoguerra e a ciò che avverrà dopo la sconfitta della Germania nazista. Disfatta che accade nel maggio dello stesso anno.

Nel Palazzo di Livadija, vecchia residenza estiva dello zar Nicola II, fra il 4 e l’11 febbraio del 1945, si parla infatti di smembramento, disarmo e smilitarizzazione della Germania. Tutti “prerequisiti per la pace futura”. Si discute dell’insediamento di un “governo democratico provvisorio” in Polonia. E dell’entrata in guerra dell’Unione Sovietica contro il Giappone a fianco degli anglo-americani. Ma soprattutto si firma la dichiarazione in cui si afferma che l’Europa è libera e che si possono svolgere elezioni democratiche in tutti i territori liberati.

“Argonaut”, questo il nome in codice della conferenza, fu l’ultimo e reale atto di collaborazione tra le grandi potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale. Churchill, Roosvelt e Stalin si erano già incontrati due anni prima, nel 1943, a Teheran, in Iran. L’intento era di avviare un percorso interalleato in caso di vittoria. Obiettivo centrato e Yalta ne fu la dimostrazione. Il terzo degli incontri si tenne a Potsdam, in Germania, ma senza Churchill. Fu l’ultimo dei summit che di fatto consegnò alla storia e al mondo il capitolo della “Guerra fredda” con la divisione del mondo in due blocchi contrapposti.

I leader mondiali alla conferenza di Yalta

I leader alleati giunsero a Yalta sapendo che una vittoria alleata in Europa era praticamente inevitabile, ma erano meno convinti che la guerra nel Pacifico stesse per concludersi. Riconoscendo che una vittoria sul Giappone avrebbe potuto richiedere una lotta prolungata, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna videro un importante vantaggio strategico nella partecipazione sovietica nel teatro del Pacifico. A Yalta, Roosevelt e Churchill discussero con Stalin le condizioni in base alle quali l’Unione Sovietica sarebbe entrata in guerra contro il Giappone e tutti e tre concordarono che, in cambio di una partecipazione sovietica potenzialmente cruciale nel teatro del Pacifico, ai sovietici sarebbe stata concessa una sfera di influenza in Manciuria dopo la resa del Giappone. Ciò includeva la parte meridionale di Sachalin, un contratto di locazione a Port Arthur (ora Lüshunkou), una quota nella gestione delle ferrovie della Manciuria e le isole Curili. Questo accordo fu il principale risultato concreto della conferenza di Yalta.

I leader alleati discussero anche del futuro della Germania, dell’Europa orientale e delle Nazioni Unite. Roosevelt, Churchill e Stalin concordarono non solo di includere la Francia nel governo postbellico della Germania, ma anche che la Germania avrebbe dovuto assumersi una parte, ma non tutta, della responsabilità per le riparazioni dopo la guerra. Gli americani e gli inglesi concordarono in generale che i futuri governi delle nazioni dell’Europa orientale confinanti con l’Unione Sovietica avrebbero dovuto essere “amichevoli” con il regime sovietico, mentre i sovietici si impegnarono a consentire libere elezioni in tutti i territori liberati dalla Germania nazista. I negoziatori rilasciarono anche una dichiarazione sulla Polonia, che prevedeva l’inclusione dei comunisti nel governo nazionale postbellico. Nelle discussioni sul futuro delle Nazioni Unite, tutte le parti concordarono su un piano americano riguardante le procedure di voto nel Consiglio di sicurezza, che era stato ampliato a cinque membri permanenti dopo l’inclusione della Francia. Ognuno di questi membri permanenti avrebbe dovuto esercitare un diritto di veto sulle decisioni prese dal Consiglio di sicurezza.

La reazione iniziale agli accordi di Yalta fu celebrativa. Roosevelt e molti altri americani lo consideravano la prova che lo spirito di cooperazione tra USA e Unione Sovietica in tempo di guerra si sarebbe protratto nel periodo postbellico. Questo sentimento, tuttavia, durò poco. Con la morte di Franklin D. Roosevelt il 12 aprile 1945, Harry S. Truman divenne il trentatreesimo presidente degli Stati Uniti. Entro la fine di aprile, la nuova amministrazione si scontrò con i sovietici sulla loro influenza nell’Europa orientale e sulle Nazioni Unite. Allarmati dalla percepita mancanza di cooperazione da parte dei sovietici, molti americani iniziarono a criticare la gestione dei negoziati di Yalta da parte di Roosevelt. Ancora oggi, molti dei più veementi detrattori di Roosevelt lo accusano di “consegnare” l’Europa orientale e l’Asia nord-orientale all’Unione Sovietica a Yalta nonostante il fatto che i sovietici abbiano fatto molte concessioni sostanziali (Fonte Ufficio Storico Dipartimento Stati Uniti)