18 maggio 1920. Giovanni Paolo II, il Papa pellegrino
«Fin dall’elezione a vescovo di Roma, ricevendo in udienza i giornalisti di ritorno dal suo 100° viaggio apostolico ha detto:«E’ risuonato nel mio intimo con particolare intensità ed urgenza il comando di Gesù: Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Mi sono sentito quindi in dovere di imitare l’apostolo Pietro che andava a far visita a tutti per confermare e consolidare la vitalità della Chiesa nella fedeltà alla Parola e nel servizio della verità; per dire a tutti che Dio li ama, che la Chiesa li ama, che il Papa li ama; e per ricevere da essi l’incoraggiamento e l’esempio della loro bontà, della loro fede». Dalla Basilica che custodisce le spoglie di Pietro, cuore occidentale della cristianità, e per questo già meta di pellegrinaggio, il vescovo di Roma ha raggiunto i cuori di innumerevoli fedeli, soprattutto giovani. Wojtyla, il Papa che non ha mai fatto mancare a nessuno la sua presenza e vicinanza, prima li ha invitati “ad aprire”, anzi “a spalancare le porte a Cristo”, e poi li ha guidati lungo le vie della fede. Durante le Giornate mondiali della Gioventù, «nate dal desiderio di offrire ai giovani significativi “momenti di sosta” nel costante pellegrinaggio della fede», è stato lui stesso pellegrino tra i giovani pellegrini. Ma è solo nel 2000, al termine dell’Anno Santo che ha affidato ai suoi giovani il segno stesso di quel Giubileo: la Croce di Cristo. «Portatela nel mondo – gli disse – come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità ed annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione». Da allora la Croce ha viaggiato attraverso i continenti. I giovani di tutto il mondo che continuano ad essere periodicamente chiamati a farsi pellegrini per le strade del mondo. In sintonia con la lezione del pellegrinaggio cristiano, costruttori di ponti di fraternità e di speranza tra i continenti, i popoli e le culture. Ma c’è un altro storico pellegrinaggio compiuto dal Papa pellegrino: quello in Terra Santa (il 91° fuori dai confini d’Italia), iniziato al Monte Nebo in Giordania dove, secondo la tradizione, si trova la tomba di Mosé, il profeta che ha guidato il popolo di Israele fuori dall’Egitto.
Giovanni Paolo II ha sostato in preghiera nel punto esatto da cui Mosé contemplò la terra promessa, che però non raggiunse. Sul Monte Nebo il pontefice ha guardato in direzione di Gerusalemme, la città santa delle tre religioni monoteiste. Ha pregato per tutti i popoli che abitano la Terra promessa: ebrei, musulmani e cristiani invocando il dono della vera pace, della giustizia e della fraternità.
Wojtyla è stato guidato nella sua visita sul Monte da un frate francescano. Così il pellegrino Wojtyla ha lanciato la sfida della pace: ha voluto inviare un messaggio di riconciliazione fra cristiani, ebrei, musulmani, questo era il significato del suo viaggio in terra di Gesù, Giordania, Israele e Palestina. Uno dei momenti più suggestivi del pellegrinaggio del Papa è stata la visita a Betlemme dove secondo la tradizione è nato il Salvatore.
Davanti alla Basilica della Natività nel punto esatto dove “Il verbo si fece carne” (Giovanni 1,14) si è inginocchiato in preghiera. Durante tutto il viaggio in Terra santa il Papa ha confermato più volte la sua vicinanza agli amici “ebrei”, iniziata con la su visita in Sinagoga di Roma il 13 aprile dell’86 sottolineando la loro sofferenza e le responsabilità di tutti per il dolore provocato al popolo eletto.
Ha visitato il memoriale all’ olocausto pregando davanti alla pietra dove sono incisi i nomi di tutti i lager nazisti. Insomma un pellegrino, Giovanni Paolo II, che ha portato il vento della pace in Medio Oriente e il messaggio evangelico in tutto il mondo. Un pellegrino speciale da cui si dovrebbe prendere esempio. Il cammino di Giovanni Paolo II nel corso dei suoi viaggi è stato sempre compiuto per seminare speranza, pace e riconciliazione tra i popoli. Questo può essere oggi la chiave del pellegrinaggio qualunque sia la meta da raggiungere. Per Giovanni Paolo II la meta è stata sempre importante, ma ancora più rilevante sono state le persone che in quella meta lo aspettavano a braccia aperte.