1945-2015, 70° anniversario dalla fine della Seconda guerra mondiale. La Marina Militare dedica un numero speciale del Bollettino d’Archivio alla Liberazione
Nel giugno 1940, con l’entrata dell’Italia nel II conflitto mondiale, la Regia Marina era presente, oltre che sul territorio nazionale anche in Libia, in Tripolitania e Cirenaica, Africa Orientale (Eritrea, Etiopia, Somalia e Oltre Giuba), nell’Egeo e nelle isole italiane del Dodecaneso, in Albania (annessa nel 1939) e in Cina, nella Concessione italiana a Tientsin e in quella internazionale a Shanghai. Furono tre anni di guerra sul mare difficili che misero a dura prova uomini e mezzi navali. Tre anni dopo lo sbarco in Sicilia degli Anglo-Americani nella meglio conosciuta “Operazione Husky” del 10 luglio del 1943 e la firma dell’armistizio l’8 settembre 1943 divisero in due l’Italia. Sia sul territorio nazionale, ma soprattutto nei teatri di guerra dove gli equipaggi e le navi erano dislocate dopo un primo momento di euforia si realizzò subito che la situazione non era facile. Tutti passaggi storici che l’Ammiraglio Giuliano Manzari ripercorre minuziosamente e in dettaglio, avvalendosi di un’ampia documentazione, nell’ultimo numero del Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare dedicato proprio alla partecipazione della Marina alla Guerra di Liberazione. Manzari fa un’analisi della situazione prima, durante e dopo la firma dell’armistizio, ma soprattutto si sofferma sul contributo dato dagli uomini e dai mezzi navali della Marina nei due anni che seguirono le fasi armistiziali senza dimenticare gli ufficiali, i sottufficiali e i marinai che diedero il loro contributo alla Liberazione dell’Italia e il loro sostegno alla Resistenza. Tra questi occorre ricordare tutti coloro che dissero “no” al nazi-fascismo e per questo furono presi prigionieri nei diversi fronti di guerra oppure durante il rientro dalle loro missioni all’estero. “L’Ufficio Storico della Marina Militare, aderendo all’iniziativa patrocinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale, ha deciso di dedicare a tale evento un intero numero del Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare – spiega nell’editoriale il capitano di vascello Giosuè Allegrini, capo Ufficio Storico della Marina Militare -. In questo numero, pertanto, i nostri lettori non troveranno la consueta serie di saggi e la parte dedicata al riordino dell’Archivio, ma avranno di fronte un’opera esaustiva e completa sullo sforzo e il sacrificio che la nostra Forza Armata dedicò al conseguimento del risultato finale in cielo, in terra e in mare”. Il volume raccoglie gli studi e le ricerche che l’autore, l’Ammiraglio Giuliano Manzari, ha condotto per lunghi anni presso l’AUSMM e altrove. Con questa nuova pubblicazione la Marina vuole “onorare la memoria di tutti i marinai che hanno combattuto per la Liberazione, e in particolar modo degli oltre 10.000 uomini immolatisi, sia a bordo sia a terra, fra l’8 settembre 1943 e l’8 maggio 1945, in combattimento così come nella silenziosa resistenza tra quanti furono fatti prigionieri dai tedeschi a Venezia, a Pola, in Francia, nei Balcani, in Grecia, a Creta e in Egeo, molto spesso dopo aver duramente combattuto, e che furono successivamente internati in Germania, in Polonia, in Austria, in Francia e in Iugoslavia – prosegue il Comandante Allegrini -. Durante la Guerra di Liberazione, in regime di cobelligeranza, la Marina italiana eseguì 63.398 missioni, percorrendo 4.518.175 miglia, pari a 209 volte la lunghezza dell’Equatore; il naviglio perduto ammontò a 24 unità, per un totale di 6959 tonnellate, senza contare i mezzi requisiti dai tedeschi e le 199 navi e battelli da guerra in allestimento che furono sabotati affinché non cadessero nelle mani del nemico”. Un tributo al sacrificio del personale della Regia Marina riconosciuto con la concessione di 52 Medaglie d’Oro al Valore Militare e di circa 3000 decorazioni al valore.
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