20 gennaio 1943: dramma nella steppa. La ritirata di Russia e il tragico epilogo dell’Armir
Morirono di fame, di stenti, di freddo e del piombo sovietico. Una campagna, quella dei militari italiani inviati in Russia, iniziata male e finita peggio. E’ il 22 giugno del 1941 quando i soldati tedeschi avanzano distruggendo le postazioni sovietiche. Mussolini spinge per andare a fianco del suo alleato Hitler in quella che fu denominata “Operazione Barbarossa”. I generali tedeschi sono contrari. Alla fine il Furher cede. Il 10 luglio 1941 il duce invia in Unione Sovietica 62mila soldati del Csir, Il Corpo di spedizione italiano. Poi nel 1942 è Hitler a chiedere sostegno a Mussolini. Vengono inviati altri soldati e si costituisce l’Armir, l’Armata italiana in Russia con 7 divisioni, di cui 3 alpine. Il numero dei nostri connazionali sale a 229mila. L’Armir viene subito chiamato a fronteggiare i russi nella 1ᵃ battaglia difensiva del Fiume Don. Nel novembre 1942 i russi contrattaccano e chiudono in una sacca sul Volga e sul Don i tedeschi. Il 16 dicembre i sovietici sferrarono una grande offensiva che investe le divisioni italiane di fanteria schierati sul medio Don. Il fronte nazi-fascista viene rotto un mese dopo tra il 16 e il 17 gennaio del 1943 I comandi italiani ordinano di ripiegare. Inizia la lunga ritirata. Attanagliati dal gelo i soldati italiani ripiegano fino a Nikolajevka. Qui il 26 gennaio 1943 l’ultimo capitolo del dramma nella steppa. Infine la prigionia che porterà gli italiani prima ad essere rinchiusi nei lager tedeschi poi nei gulag sovietici. Circa 10mila di essi si salvarono dalla prigionia. Il ritorno a casa si completò solo nel 1954.
Nella puntata del 19 gennaio del 2016 di Siamo Noi il ricordo del 73esimo anniversario della ritirata di Russia del 1943 e dei 100 uomini che non fecero mai ritorno a casa. In studio, storie, testimonianze, dati e racconti commentati insieme a Don Angelo Frigerio, Vicario Generale della Chiesa Ordinariato Militare, Pino Scaccia, giornalista e scrittore autore di “Armir. Sulle tracce di un esercito perduto”, Marco Revelli, sociologo e figlio di un soldato al fronte, Gianluigi Iannicelli, presidente della sezione di Roma dell’U.N.I.R.R., Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia.