27 febbraio 1917: il “colpo di Zurigo”
A Zurigo il freddo faceva stare in casa molta gente nei giorni del carnevale alla vigilia di un periodo che dopo il martedì grasso e il mercoledì della ceneri avrebbe portato alle ferie pasquali. Non pensavano a periodi di riposo il gruppo di “scassinatori” che violò un edificio della città svizzera. Non erano ladri, anche se tra di loro c’era un certo Natale Papini. Erano uomini che grazie alla loro azione avrebbero salvato molte vite umane. Quell’edificio ospitava l’ufficio consolare austriaco e con Papini, in quella stanza c’erano altri due uomini che sarebbero passati alla storia dopo quel colpo: Remigio Bronzin, operaio della Stigler, irredentista giuliano, e Stenos Tanzini, sottufficiale della Regia Marina, passato al servizio di controspionaggio.
Tutto questo sembra un film. Invece è una storia vera. Accadde nel 1917 ed era il 27 febbraio. L’azione fu da spy story. La Regia Marina in una sola notte riuscì a sgominare una rete di sabotatori pronta a colpire in Italia. Oggi la chiamerebbero una complessa attività d’intelligence. Quando venne pianificata diventò un’operazione di difesa per evitare attentati austro-ungarici nel nostro Paese in pieno primo conflitto mondiale. L’episodio rimase negli annali come “il colpo di Zurigo”. Un classico della letteratura che negli anni a seguire venne usato per una sceneggiatura di una pellicola cinematografica. Tutto parte da una cassaforte ritenuta impenetrabile e sicurissima custodita presso il consolato asburgico che viene aperta da alcuni uomini del reparto informazioni della Regia Marina. Gli agenti italiani, come si nota nella mappa (nella foto sotto) custodita presso l’Ufficio Storico della Marina militare, riuscirono a introdursi all’interno del Consolato austro-ungarico, all’ultimo piano di un edificio tra la Seidengasse ed il civico 69 della Bahnhofstrasse. Poi raggiunsero l’ufficio dell’Ammiraglio Rudolf Mayer, schedato come “il principale organizzatore del Servizio di informazioni della rete austro-ungarica in Italia” per aprire la cassaforte e trovare documenti inchiodanti per l’Austria-Ungheria.
Per preparare l’operazione ci volle circa un anno e mezzo e rimase così riservata che solo gli studiosi statunitensi riuscirono a raccontarla in un loro introvabile volume del 1918 dal titolo The German Secret Service in America.
L’impresa venne organizzata dal capitano di vascello Marino Laureati, ma compiuta con l’altra mente che l’aveva pensata: il tenente di vascello Pompeo Aloisi, comandante del gruppo. Con Aloisi anche il marinaio lodigiano, Stenos Tanzini (nella foto a sinistra custodita presso l’Ufficio Storico della Marina Militare) vero e proprio asso dei servizi italiani, e da Natale Papini, re degli scassinatori e patriota. Un’azione che evitò ulteriori sabotaggi e attentati in Italia e su cui sono stati scritti libri e prodotti anche film come Senza bandiera (1951) e diretto da Lionello De Felice e Accadde a Zurigo sceneggiato diretto da Davide Montemurri e trasmesso in televisione nel 1981.
Le prove del colpo di Zurigo non soltanto permisero di sgominare in poche ore le reti di sabotatori nemici in Italia, ma anche quelli attivi in Francia e Gran Bretagna e giocarono un peso non indifferente per l’ingresso degli Stati Uniti nel primo conflitto mondiale.
Ma c’è di più i presunti attentati contro le corazzate italiane Benedetto Brin e Leonardo Da Vinci del 1915 e del 1916 all’epoca molto pubblicizzati non reggono, oggi, il confronto delle evidenze storiche e sembrano, casomai, rivendicazioni fatte a posteriori col semplice scopo di incassare premi non dovuti da parte degli uomini dell’Evidenzbureau. Viceversa è stata acclarata la responsabilità austriaca in merito alla deflagrazione del Black Tom, il maggiore deposito di esplosivi degli Stati Uniti, all’epoca neutrali, avvenuta nel New Jersey il 30 luglio 1916. Detonarono 2.000 tonnellate di esplosivo, ossia un sesto della bomba atomica di Hiroshima , e la stessa Statua della libertà, dall’altra parte della baia di New York venne danneggiata.
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