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28-29 marzo 1941: la battaglia di Capo Matapan. Per non dimenticare i marinai caduti

Nell’agosto del 1952[1], su una spiaggia nei pressi di Cagliari, veniva trovata una bottiglia con dentro il seguente messaggio[2]:

Regia nave Fiume. Vi prego, Signore, di informare la mia cara madre che io muoio per la Patria. Marinaio Chirico Francesco da Futani – Salerno. Grazie, Signore – Italia!”.

La madre venne informata e suo figlio ricevette la Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria[3].

La battaglia navale di Capo Matapan fu lo scontro più importante di tutta la guerra marittima nel Mediterraneo e purtroppo viene ricordata come la tragedia nella quale la nostra flotta subì una indiscutibile e perentoria sconfitta che determinò la perdita del dominio nel Mediterraneo.

La Regia Nave Fiume – Foto Archivio Ufficio Storico Marina Militare

Essa venne combattuta tra il 28 ed il 29 marzo 1941 nelle acque a sud del Peloponneso, fra l’isolotto di Gaudo e Capo Matapan, tra una squadra navale della Regia Marina sotto il comando dell’ammiraglio di squadra Angelo Iachino, e la Mediterranean Fleet britannica dell’ammiraglio Andrew Cunningham.

Per risolvere il problema della guerra nei Balcani, la Marina italiana già nel 1940 ipotizzò un attacco nel bacino orientale del mediterraneo ai convogli inglesi che trasportavano truppe e mezzi in Grecia.

Tale attività fu successivamente sollecitata dai tedeschi, tra il 13 e 14 febbraio 1941 al convegno di Merano, durante il quale l’ammiraglio Riccardi[4] rispose negativamente giustificandosi per la notevole distanza dalle basi, elevato consumo di carburante e difficoltà di copertura aerea. All’intensificarsi dei convogli inglesi, il rappresentante navale germanico a Roma, viceammiraglio Weichold, tornò a sollecitare Supermarina affinché fosse fatto qualcosa per interrompere o almeno danneggiare tali traffici avversari.

Avendo avuto assicurazione sulla copertura aerea della Luftwaffe e della Regia Aeronautica[5], tra la sera del 26 e le prime ore del 27 una squadra navale, guidata dall’ammiraglio Iachino, composta da una corazzata, sei incrociatori pesanti, due incrociatori leggeri e tredici cacciatorpediniere prende il largo per eseguire due attacchi contemporanei a nord e a sud dell’isola di Creta[6].

La formazione navale italiana fotografata dall’incrociatore Classe Zara – Foto Archivio Ufficio Storico Marina Militare

La battaglia si distinse in due successivi scontri: uno combattuto nei pressi dell’isolotto di Gaudo tra la mattina ed il pomeriggio del 28 marzo, ed un secondo al largo di Capo Matapan nella notte tra il 28 ed il 29 marzo 1941.

A Gaudo vi furono diverse scaramucce tra la flotta italiana e la Forza B inglese composta da incrociatori leggeri che non ebbe né vincitori né vinti. La mattina del 28 infatti un nostro ricognitore catapultato dalla nave ammiraglia, la corazzata Vittorio Veneto, avvista nelle acque dell’isolotto di Gaudo[7] un gruppo di otto navi inglesi, quattro incrociatori leggeri e quattro cacciatorpediniere. L’incontro porta alla battaglia ma successivamente, visto annullato l’elemento sorpresa e non avendo le artiglierie colpito alcun bersaglio, la nostra flotta cambia rotta per ritornare alla base.

Durante la navigazione viene ancora sottoposta ad attacchi di velivoli inglesi che comporteranno il danneggiamento del Vittorio Veneto e l’immobilizzazione dell’incrociatore pesante Pola. Il Pola, colpito al centro, si arrestò immediatamente con allagamento di 4 compartimenti dell’apparato motore[8].

L’Ammiraglio Iachino appena venuto a conoscenza[9] del siluramento del Pola, ordinò all’intera divisione dell’ammiraglio Cattaneo di retrocedere per portargli soccorso[10]. La divisione Zara fu affondata nel giro di trenta minuti nella notte di Matapan dal tiro concentrico delle corazzate inglesi Valiant, Warspite e Queen Elizabeth.

Prima il Fiume e poi lo Zara furono immobilizzati e, in fiamme, abbandonati dopo un’ora circa e fatti saltare dai proprî equipaggi; i cacciatorpediniere Alfieri e Carducci furono annientati, mentre Gioberti ed Oriani con gravi avarie, morti e feriti a bordo, poterono allontanarsi e raggiungere Augusta. Il Pola che stentava ad affondarsi fu finito con un siluro lanciatogli da un caccia.

Alla fine questa sciagura farà conteggiare 2.318 morti e la perdita, nell’ordine, delle navi: Pola; Fiume; Zara;Vittorio Alfieri e Giosuè Carducci.

Gli inglesi conteranno solo la perdita di un aerosilurante e dei due piloti.

La battaglia, conclusasi con una netta vittoria britannica, evidenziò l’inadeguatezza della Regia Marina ai combattimenti notturni, dovuta anche alla mancanza del radar e consegnò alla Royal Navy il dominio del Mediterraneo. Responsabile della sconfitta fu anche la capacità britannica[11] di decifrare attraverso l’apparato ULTRA i messaggi cifrati italiani inviati con l’ausilio dalla macchina ENIGMA e poter sapere e prevedere con largo anticipo le mosse nemiche.

A perenne ricordo dei marinai caduti per il nostro paese.

Contr. Leonardo Merlini
Direttore Museo Tecnico Navale La Spezia

[1] Più di 11 anni dopo la battaglia di capo Matapan.

[2] Nella notte del 28 marzo 1941, su una delle navi affondate a Capo Matapan, il Marinaio, Francesco Chirico, insieme al suo Capitano, decise di non abbandonare la nave e prima di morire scrisse il messaggio su un foglio di carta di fortuna e lo ripose nella bottiglia lanciandola in mare e affidandola al destino delle onde in tempesta.

[3] «Marinaio Chirico Francesco di Domenico e di Anella Sacco, da Futani. Imbarcato su un incrociatore irrimediabilmente colpito, nel corso di improvviso e violento scontro, da preponderanti forze navali avversarie, prima di scomparire con l’Unità, confermava il suo alto spirito militare affidando ai flutti un messaggio di fede e di amor patrio che, dopo undici anni, veniva rinvenuto in costa italiana. Mediterraneo Orientale; 28 marzo 1941.»

[4] Capo di Stato Maggiore della Regia Marina.

[5] Risultata inadeguata.

[6] Nelle ore successive, la mancanza di convogli nemici e l’indisponibilità dell’Aeronautica del Dodecaneso, portarono ad un cambio dei piani prevedendo l’attacco al solo sud dell’isola.

[7] A sud di Creta.

[8] Ogni macchinario azionato anche indirettamente da vapore (artiglierie, luce, radio, ecc.) cessò di funzionare.

[9] Alle ore 20:18.

[10] Respingendo il suggerimento dello stesso Cattaneo di mandare due soli caccia.

[11] Sconosciuta agli italiani e ai tedeschi.

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