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28 dicembre 2014, Norman Atlantic: il giorno più lungo

Le immagini scorrono in sequenza nei notiziari radiofonici e nei tg flash per raccontare una notte di tragedia che resterà storica per chi l’ha vissuta e per chi a distanza di tempo la può raccontare.

Il capitano di vascello Domenico Spada, medico e membro del team di soccorso – Immagini Marina Militare

“Era la notte tra il 28 e il 29 dicembre 2014 quando dall’aeroporto di Grottaglie, a bordo di un elicottero, sono stato trasportato nel Canale di Otranto. La Norman Atlantic era in preda alle fiamme e completamente in balia delle onde. Abbandonata a se stessa. Io e i miei colleghi abbiamo messo piede sulla nave ancora in fiamme tramite l’utilizzo del verricello – racconta il capitano di vascello Domenico Spada, medico e membro del team di soccorso della Marina Militare -. Le operazioni di soccorso scattarono subito grazie all’intervento di alcuni elicotteri della Marina Militare. I naufraghi venivano tratti in salvo attraverso il verricello e trasportati su Nave San Giorgio che operava in zona e coordinava le intere operazioni di soccorso. Lavorammo per tutta la notte e fino al giorno successivo – ricorda l’ufficiale -. Solo quella notte sono state salvate almeno 150 persone. Per me resta un’esperienza intensa, irripetibile e indimenticabile”.  La tragedia scoppiò nel tratto di mare compreso tra Igoumenitsa (Grecia) e Ancona, a circa 30 miglia dalla costa italiana. Le condizioni meteorologiche si presentarono subito proibitive agli occhi dei soccorritori e, in particolare, degli elicotteristi della Marina Militare, in volo di ricognizione per valutare la situazione. Il mare era in burrasca, le onde erano alte più di 6 metri. I venti soffiavano fino a 40 nodi, ossia a 75 km/h. Un dramma che venne affrontato mettendo in moto la macchina dei soccorsi. Dalla base Aeromobili di Grottaglie gli elicotteri dell’aviazione navale italiana si portarono in “zona operazioni”.  Intanto gli EH-101 della base di Catania venivano approntati per il decollo. Tutto diventò una corsa contro il tempo: la nave anfibia San Giorgio, in porto a Brindisi, richiamò a bordo l’equipaggio pronta per le manovre di approntamento e puntando la prua, avanti tutta, sul luogo del disastro. Molti marinai, sottufficiali e ufficiali si trovavano a casa per le festività natalizie e, come spesso accade in questi casi, rientrarono di corsa. Dalla base navale di Taranto salpava intanto anche il cacciatorpediniere Durand de La Penne

Il cacciatorpediniere Durand de La Penne. Sullo sfondo il traghetto Norman Atlantic – Foto Marina Militare

Dopo poche ore uomini e  mezzi erano già lavoro per trarre in salvo i passeggeri. Una storia, quella della tragedia della Norman Atlantic, in cui la componente aerea si rivelò determinante per salvare la vita delle 500 persone che si trovavano a bordo del traghetto. Così dodici elicotteri, di cui 7 della Marina Militare, 2 del corpo delle Capitanerie di Porto e 3 dell’Aeronautica Militare, insieme a due aerei della Capitaneria di Porto e uno dell’Aeronautica Militare vennero impiegati a pieno regime. Oltre al San Giorgio e al Durand de La Penne parteciparono alle attività di soccorso anche tre motovedette della Guardia Costiera, 5 rimorchiatori civili e 9 navi mercantili.

Il capitano di fregata Maurizio Albini, tra i coraggiosi piloti di elicottero che trassero in salvo decine di persone – Immagini Marina Militare

Gli elicotteri in tutto l’arco delle operazioni furono indispensabili:“Quel giorno fui chiamato dallo Stato Maggiore della Marina in quanto la situazione al largo di Otranto stava precipitando – racconta il capitano di fregata e pilota di elicottero Maurizio Albini -. Le condizioni meteo stavano diventando davvero proibitive. Nel tardo pomeriggio fummo trasferiti alla base di Grottaglie. Decollai poco dopo la mezzanotte dove mi trovai in questa scena a dir poco apocalittica: quando arrivai sul posto si vedevano ancora le esplosioni e le fiamme che fuoriuscivano dalla fusoliera della nave – ricorda l’ufficiale pilota -. Dopo una serie di tentativi siamo riusciti a capire dove poter effettuare l’avvicinamento nel migliore dei modi. C’era una notevole presenza di fumo e questo ci impediva di osservare al meglio la scena delle operazioni. Tuttavia, grazie anche alla presenza del personale che precedentemente, con il verricello, era stato lasciato a bordo della nave in fiamme durante le ore diurne, siamo riusciti a coordinare l’inizio delle operazioni. Inizialmente abbiamo preso a bordo cinque-sei persone per elicottero – dice Albini -. Poi man mano che si prendeva confidenza con la situazione siamo arrivati a prendere a bordo dodici-tredici persone”. Al termine della sua missione il comandante Albini trasse in salvo ben 50 persone.

Un’operazione di salvataggio che, a fatto compiuto e a operazioni ultimate fece emergere l’importanza del supporto ricevuto dal “San Giorgio”, che in quella occasione fu la sede del comando, coordinamento e controllo dell’attività. A bordo del “San Giorgio” si trovava infatti lo staff del 3° Gruppo Navale, al comando del contrammiraglio Pierpaolo Ribuffo.

 

Nave San Giorgio – Foto Marina Militare

Il “San Giorgio”  mise a disposizione il suo ponte di volo dando vita a una staffetta che vedeva gli elicotteri volare fino alla Norman Atlantic per prendere a bordo i naufraghi e fare ritorno sull’unità navale per effettuare l’appontaggio e ripartire. Gli elicotteri EH-101 furono capaci di trasbordare fino a venti persone alla volta nonostante le condizioni meteorologiche estreme e per giunta di notte. Gli elicotteri in quella circostanza compirono complessivamente 149 ore di volo mentre il trasbordo dei naufraghi dal traghetto si concluse alle 14.45 del 29 dicembre, quando iniziò la fase successiva, ossia la presa a rimorchio della nave in fiamme, per il trasferimento nel porto di Brindisi.

“Il successo dell’operazione è dipeso in gran parte dall’azione di due componenti fondamentali della Marina, quella aerea e quella navale, unitamente ai mezzi del Corpo delle Capitanerie di Porto e dell’Aeronautica Militare. Altro punto di forza il trasbordo sul traghetto, fin dalle fasi iniziali dell’intervento, tramite elicottero, di due aero soccorritori dell’Aeronautica, seguiti da un team di soccorso della Marina, con un pilota, un medico e un operatore sanitario – spiegano le fonti ufficiali relative a quella notte -. Ciò ha permesso di mantenere un contatto diretto, grazie a un telefono satellitare, una visione effettiva e tempestiva di quello che succedeva a bordo della nave in fiamme. La Marina ha concluso il suo intervento, la sera del 30 dicembre 2014, quando nave San Giorgio è giunta nel porto di Brindisi dove, in condizioni meteorologiche proibitive per la temperatura prossima allo zero, con neve e vento forte, ha ormeggiato. A bordo aveva 215 naufraghi della Norman Atlantic di cui 184 recuperati direttamente e 31 trasbordati da nave Durand de La Penne“.

Vincenzo Grienti

Le immagini video dei soccorsi (fonte: Marina Militare)