«La libertà politica è legata alla libertà economica e la democrazia senza la giustizia sociale, sarebbe una chimera o una truffa. Accanto a quella che fu detta la democrazia formale bisogna costruire la democrazia sostanziale, riformare cioè la struttura sociale». Sono le parole di Alcide De Gasperi
Nato il 3 Aprile 1881 a Pieve Tesino (Trento), nel 1905 entra a far parte della redazione del giornale “Il Nuovo Trentino” e ne diventa direttore, appoggia il movimento che auspicava la riannessione del Sud Tirolo all’Italia. Dopo il passaggio del Trentino e dell’Alto Adige all’Italia continua l’attività politica nel Partito Popolare di don Luigi Sturzo. Deciso avversario del fascismo, De Gasperi viene imprigionato nel 1926 per la sua attività politica. Dopo l’omicidio Matteotti, l’opposizione al regime ed al suo Duce fu ferma e risoluta anche se coincise col ritiro dalla vita politica. Lavorò nelle biblioteche vaticane per sfuggire alle persecuzioni del fascismo. Durante la seconda guerra mondiale De Gasperi contribuì alla fondazione della Democrazia Cristiana, che ereditava le idee e l’esperienza del Partito Popolare di don Sturzo. Ricoprì la carica di ministro degli Esteri dal dicembre 1944 al dicembre 1945, quando formò un nuovo gabinetto. In qualità di presidente del consiglio, carica che mantenne fino al luglio del 1953, De Gasperi favorì e guidò una serie di coalizioni di governo, composte dal suo partito e da altre forze moderate del centro. Contribuì all’uscita dell’Italia dall’isolamento internazionale, favorendo l’adesione al Patto Atlantico Nato e partecipando alle prime consultazioni che avrebbero condotto all’unificazione economica dell’Europa.
L’azione di De Gasperi negli anni cruciali del dopoguerra ha segnato il cammino e ha determinato il futuro dell’Italia. È fuori dubbio infatti che gran parte della vita italiana di questo ultimo mezzo secolo è stata determinata dalle decisive scelte compiute in quegli anni che portano impresso il segno degasperiano e che hanno assicurato al Paese un futuro di libertà, di democrazia e di prosperità. L’uomo dell’equilibrio, così come più volte è stato definito da cronisti e commentatori politici, era un cattolico serio e convinto, deciso nel portare avanti la politica in cui credeva, ma al tempo stesso costantemente rispettoso degli altri e attento alla verità contenuta nelle ragioni degli altri. De Gasperi credeva nella libertà e nella democrazia e seppe costruire un equilibrio dando spazio a coloro che, pur di differente orientamento, accettarono di dare vita a una forza politica che ebbe tra l’altro il compito di salvare la libertà anche per chi seguiva vie diverse da quelle del suo partito. La sua vita spirituale e la sua coerenza sul piano religioso non furono di ostacolo a questa collaborazione, né diminuirono il suo impegno per la cosa pubblica. Negli anni in cui, dopo la tragedia della guerra, fu alla guida del governo, cioè dal 1945 al 1953, dedicò tutte le sue forze alla ricostruzione, al rilancio dell’economia e al ricupero di credibilità per il nostro Paese.
Un film
Sulla figura di uomo politico e statista è stata prodotta dalla Rai-Radio Televisione Italiana una miniserie televisiva dal titolo “De Gasperi – l’uomo della speranza” in cui De Gasperi veniva interpretato da Fabrizio Gifuni. Un vero e proprio “viaggio nella memoria” per riscoprire il Presidente del Consiglio che lavorò dentro e fuori il Parlamento per ricostruire l’Italia dopo il disastro della Seconda guerra mondiale.
La regia della “fiction” del 2005 è di Liliana Cavani e si apre a Sella, nella casa della figlia Francesca. Il nipotino Giorgio inizia a fare delle domande sul nonno e inizia la storia: dall’infanzia caratterizzata dalla fede cattolica, poi la scuola, gli studi liceali, le idee politiche. L’incontro con Francesca, sorella del suo amico Pietro Romani, il matrimonio. Nel 1921 il trasferimento a Roma e la nascita dei figli; le persecuzioni fasciste e il carcere. Il lavoro di bibliotecario alla biblioteca Vaticana e da lì il successo e la parabola discendente del fascismo che si conclude con lo scoppio della seconda guerra mondiale. Anni in cui De Gasperi vivrà in clandestinità per poi entrare a far parte del Comitato di Liberazione Nazionale. A secondo conflitto mondiale concluso lo scontro con Palmiro Togliatti dovuto anche all’accordo del 1948 con le destre per arginare il comunismo. Nel 1953 abbandonerà la vita politica in seguito alla sconfitta subita durante le elezioni. Morirà l’anno dopo in Trentino.
Un libro
A cinquant’anni dalla scomparsa di Alcide De Gasperi, Giulio Andreotti ha scritto un saggio che ne racconta la vita. Cronaca politica, ricordi, aneddoti si fondono a formare l’immagine del grande statista che fu fra i primi a comprendere l’importanza di una Europa unita. Edito da Sellerio il saggio è scritto da un protagonista della vita politica italiana che lo conobbe da vicino. Dalla prima formazione a cavallo tra l’Austria e l’Italia e segnata dalla Prima guerra mondiale, attraverso la solitaria mortificazione sotto il Fascismo vincente, col seguito degli anni entusiasmanti della ricostruzione democratica sotto le idee guida dell’importanza preminente della politica estera sull’interna e del rispetto prioritario di tutte le parti, e poi i successi della fortemente voluta unità dell’Europa, fino alla mestizia degli ultimi tempi con la politica divisa in un correntismo a lui estraneo, il ritratto di Alcide De Gasperi è interpretato da Giulio Andreotti come se tutto, opera e pensiero, fosse già racchiuso nella sostanza umana del personaggio. «La qualificazione di De Gasperi viene anche da queste sue tipicità ma io penso che quello per cui lo ricordiamo derivi più di tutto dal suo eccezionale temperamento morale e da un linearità che spesso non si ravvisa nel mondo politico».
Un sito
Un sito da visitare per conoscere l’ex Presidente del Consiglio dei ministri è senza dubbio quello della Fondazione De Gasperi . Nato nel 1982 per volontà di Maria Romana, figlia dello statista trentino, e diviene sin dall’inizio un punto di riferimento nel panorama politico e culturale italiano per chi si rivede nell’originario spirito europeista degasperiano. I valori vissuti e promossi da Alcide De Gasperi, la centralità della persona umana, la difesa dell’architettura democratica, l’integrazione europea, l’attenzione alle nuove generazioni sono il faro che guida l’operato della Fondazione. “Insieme ad altri grandi statisti della sua epoca, promosse attivamente l’unità europea. Le sue esperienze del fascismo e della guerra – fu imprigionato tra il 1927 e il 1929 prima di trovare asilo in Vaticano – guidarono la sua convinzione che solo l’unione dell’Europa avrebbe potuto evitare un loro ritorno – si legge nel sito della Fondazione -. Innumerevoli volte promosse iniziative indirizzate alla fusione dell’Europa occidentale, lavorando alla realizzazione del Piano Marshall e creando stretti legami economici con altri Stati europei, in particolare la Francia. Appoggiò, inoltre, il Piano Schuman per la fondazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio e contribuì a sviluppare l’idea della politica europea comune di difesa”.
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