3 ottobre 1990: la nuova Germania a 30 anni dalla riunificazione
di Vincenzo Grienti
3 ottobre 1990, undici mesi dopo la caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989), la Germania Ovest o Repubblica Federale di Germania si univa con la Repubblica Democratica Tedesca (Rdt) fino a quel momento sotto l’influenza dell’Unione Sovietica. Una tappa importante per la riunificazione tedesca furono le prime elezioni libere proprio nella Germania Est del 18 marzo 1990. Si concludeva così una separazione durata oltre quaranta anni.
A trent’anni da quel 3 ottobre 1990 storici e analisti riflettono sulla Repubblica Federale di un tempo e sulla Germania di oggi. Lo fanno nel volume La nuova Germania (Edizioni ETS) a cura di Luca Renzi e Ubaldo Villani-Lubelli.
“Il libro offre la possibilità di analizzare in prospettiva multidisciplinare questa nuova Germania che esce dai primi trent’anni della sua riunificazione – spiega Luca Renzi, docente di lingua e letteratura tedesca all’Università di Urbino – inquadrando dal punto di vista socio-economico, culturale, partitico e costituzionale questo Paese che si continua a chiamare locomotiva d’Europa di cui poco e sempre male si conosce”.
Uno studio che parte dagli aspetti specifici dei processi politici e sociali che portarono all’unione delle due germanie secondo una prospettiva storica ma anche considerando l’attualità politica.
“Ne esce fuori un profilo nuovo, anche ricco di sfumature che non corrisponde all’immagine tradizionale e per certi versi anche caricaturale della Germania – sottolinea Ubaldo Villani-Lubelli docente di storia delle istituzioni politiche all’Università del Salento -. Questo profilo è anche problematico perché la riunificazione tedesca anche se certamente è la storia di un successo si porta dietro a trent’anni di distanza i problemi irrisolti con cui la politica tedesca dovrà fare i conti in futuro”.
Un’analisi, dunque, che guida il lettore e interessa esperti e studiosi a rileggere lo Stato tedesco nel contesto europeo e internazionale, anche alla luce del lungo cancellierato di Angela Merkel.
“Nel corso di questi trent’anni la Germania ha assunto un ruolo globale, economico, politico e culturale. Ma ciò che più interessante da ricordare è il rapporto che la Germania mantiene con l’Europa comunitaria. All’indomani della Seconda guerra mondiale l’Europa comunitaria nasce per contenere la Germania. Nel corso del tempo questa relazione si è modificata – rileva Beatrice Benocci, dell’Università di Salerno -. Sicuramente oggi la Germania mantiene fede a quel progetto di costruzione europea e spesso interviene nel rilancio di questa Europa. L’ha fatto nel 2007 con il Trattato di Lisbona, in occasione della crisi finanziaria dal 2009 al 2012 e in occasione di questa pandemia. Siamo in pieno semestre tedesco e vediamo come la Germania si ponga a traino degli Stati europei per superare questa fase di nuova crisi ma anche per andare verso un progetto europeo di piena collaborazione e cooperazione a un Europa attore globale e a un’Europa più sociale”.
Il libro, che vede la prefazione di Aldo Venturelli, raccoglie oltre ai contributi di Luca Renzi e Ubaldo Villani-Lubelli, i saggi di Ulrich Ladurner, Beatrice Benocci, Fernando D’Aniello, Federico Niglia, Monika Poettinger, Jacopo Rosatelli e Matteo Scotto.
“I contributi del volume sono divisi in due sezioni. La prima è dedicata ai processi politici e agli aspetti istituzionali della Repubblica Federale tedesca dalla riunificazione ad oggi, mentre la seconda raccoglie i contributi che analizzano il ruolo della Germania nel contesto internazionale ed europeo negli ultimi trent’anni – spiegano nell’introduzione i curatori Luca Renzi e Ubaldo Villani-Lubelli -. L’obiettivo di una tale suddivisione nasce dall’esigenza di offrire, da una parte, una chiara descrizione e analisi dei processi storico-politici e culturali interni alla Repubblica Federale e, dall’altra, di contribuire a un dibattito sul ruolo internazionale della Germania post-riunificazione, spesso considerato controverso o addirittura criticato, e che ciclicamente torna centrale sia nella ricerca scientifica sia nella discussione pubblica e mediatica”.