5 gennaio 1984. La mafia uccide il giornalista Giuseppe Fava
“Sono trascorsi quarant’anni dal vile assassinio per mano mafiosa di Giuseppe Fava, giornalista che ha messo la sua passione civile al servizio della gente e della Sicilia, impegnato nella battaglia per liberarla dal giogo della criminalità e dalla rete di collusioni che consente di perpetuarlo”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 40° anniversario dalla morte del giornalista catanese Giuseppe Fava: “La mafia lo uccise per le sue denunce, per la capacità di scuotere le coscienze, come fece con tanti che, con coraggio, si ribellarono al dominio della violenza e della sopraffazione e dei quali è doveroso fare memoria. Fava ha fatto del giornalismo uno strumento di irrinunciabile libertà. L’indipendenza dell’informazione e la salvaguardia del suo pluralismo sono condizione e strumento della libertà di tutti, pietra angolare di una società sana e di una democrazia viva – ha aggiunto il Capo dello Stato. Un impegno e un sacrificio a cui la Repubblica rende omaggio”.
Una testimonianza di tenacia e di lotta per la giustizia attraverso il giornalismo che riconduce soprattutto agli anni de I Siciliani fondato nel gennaio 1983 dopo il licenziamento dal Giornale del Sud.
Giuseppe Fava nacque a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, il 15 Settembre del 1925. Nel 1940 ottenne la Licenza Ginnasiale al “Michelangelo Pantano” della sua città. Poi si trasferì a Siracusa per frequentare il Liceo “Gargallo”. Il secondo conflitto mondiale lo colse nella città aretusea. Conclusi gli studi si trasferì a Catania e si laureò in Giurisprudenza preferendo la professione di giornalista a quella di avvocato. Iniziò come cronista al giornale Sport Sud di Catania. Dal 1951 al 1954 fu capocronista al Giornale dell’Isola, poi passò al Corriere di Sicilia.
Negli anni Cinquanta scrisse per L’Isola – Ultimissime prima di diventare capocronista al quotidiano etneo del pomeriggio Espresso Sera. In questa redazione lavorò per oltre venti anni e fu inviato speciale del settimanale Tempo di Milano oltre che corrispondente di Tuttosport di Torino. Numerose furono le inchieste giornalistiche, poi raccolte in Processo alla Sicilia (1970) e I Siciliani (1980).
Nel 1966 vinse il Premio Vallecorsi con “Cronaca di un Uomo” mentre nel 1970 il Premio IDI con “La Violenza”. Gli anni successivi videro la pubblicazione dei romanzi Gente di rispetto (Bompiani, 1975) da cui Luigi Zampa trasse il film omonimo, Prima che vi uccidano (Bompiani, 1977) e Passione di Michele (Cappelli, 1980) dal quale Werner Schroeter trasse il film Palermo oder Wolfsburg, vincitore dell’Orso d’oro al festival di Berlino del 1980, e delle opere teatrali de Il Proboviro (1972), Bello Bellissimo (1975), Foemina ridens (1980). Opere di grande maturità e complessità che hanno consacrato lo scrittore siciliano come acuto testimone del suo tempo e come profondo studioso ed esperto del fenomeno della mafia siciliana (fonte: Fondazione Fava)
La sera del 5 gennaio 1984 viene assassinato a Catania. Aveva 59 anni. Dopo lunghe e tormentate indagini, la vicenda giudiziaria per il delitto si è conclusa nel 2003, quando l’ultimo processo è arrivato in Cassazione. I giudici della Suprema corte hanno condannato il boss Nitto Santapaola e Aldo Ercolano all’ergastolo e Maurizio Avola a sette anni patteggiati (Fonte: FNSI)
Su Pippo Fava sono stati scritti libri e prodotti documentari e film. Tra questi “Prima che la notte” (2018) di Daniele Vicari con Fabrizio Gifuni. E’ il 1980 e Pippo decide di tornare a Catania per fondare un giornale, dopo aver conseguito importanti successi nel cinema, in tv, alla radio e in teatro. Intorno a questa impresa crea una vera e propria scuola di giornalismo, improntata sulla più assoluta libertà d’opinione, in particolare nei confronti della mafia. E proprio questa impostazione, unita alla ostinata ricerca della verità, lo porta allo scontro con le cosche del crimine organizzato.
Tra i docufilm più interessanti sulla figura del direttore de I Siciliani c’è quello prodotto dalla Rai dal titolo “I ragazzi di Pippo Fava” (Guarda il docu-film su RaiPlay) per la regia di Franza Di Rosa. La docufiction è tratta dal libro Mentre l’orchestrina suonava Gelosia (Mondadori, 2011) di Antonio Roccuzzo, uno dei “carusi” di Pippo Fava e ora sceneggiatore con Gualtiero Pierce del film-tv. Prodotta da RaiFiction e Cyrano New Media la fiction vuole ricordare l’esperienza de I Siciliani. Il racconto tv non si presenta come un’agiografia di Pippo Fava ‘martire della Mafia’, ma come una sorta di romanzo di formazione: il punto di vista della narrazione è proprio quello dei ‘carusi’ di Pippo, quel gruppo di giovanissimi giornalisti, tra cui il figlio Claudio, che si gettarono nella mischia.
L’ultima intervista di Giuseppe Fava porta la firma di un altro grande del giornalismo italiano: Enzo Biagi. L’Associazione Libera di don Luigi Ciotti ha pubblicato sul canale YouTube un docu-film prodotto dalla Rai, presentato a Catania nel gennaio 2012. Al microfono di Rai News la figlia di Fava e i più stretti collaboratori del padre. Il reportage porta la firma di Pino Finocchiaro.
Non solo libri, film e docufiction, ma anche graphic novel come quella firmato da Luigi Politano con le illustrazioni di Luca Ferrara: “Nella Milano del Sud il clan di Nitto Santapaola la fa da padrone e Cosa nostra si intreccia con le istituzioni in un gioco di potere fatto di morti ammazzati, grandi opere, corruzione e fiumi di denaro – si legge nella scheda della casa editrice Round Robin -. In questa terra meravigliosa e maledetta, vive e lavora un giornalista, Giuseppe Fava, che racconta la verità senza tralasciare alcun particolare. Amori, morte, disperazione e bellezza nelle parole di Pippo che diventa il pericolo da abbattere a tutti i costi. Dalla pittura, ai racconti, alle opere teatrali, tutto di Pippo Fava è pieno dellʼamore per la sua terra”.
Il fumetto narra l’esperienza di un uomo che affronta a viso aperto, e con la sola forza delle parole, un sistema che nessun altro ebbe il coraggio di denunciare.
Nel 2023 la casa editrice Buk Buk ha pubblicato per la collana “Io ci sto” Pippo Fava. L’intellettuale che smascherò la mafia di Carla Virzì e Vincenzo Sanapo.