71 anni fa veniva fucilato a Roma don Giuseppe Morosini
Ordinato nel 1937, don Morosini divenne, nel gennaio del 1941, cappellano militare del 4° Reggimento d’artiglieria a Laurana. Trasferito a Roma nel 1943, dopo l’8 settembre entrò nelle file della Resistenza collegandosi con la banda “Mosconi” operante a Monte Mario. Ne divenne assistente spirituale, ma si adoperò anche per procurare armi e vettovagliamenti e, soprattutto, ottenere informazioni. Da un ufficiale della Wehrmacht, riuscì addirittura ad ottenere una copia del piano operativo delle forze tedesche schierate sul fronte di Cassino, che trasmise agli Alleati. Denunciato da un delatore (certo Dante Bruna, che ottenne in compenso 70 mila lire), don Giuseppe fu arrestato dalla Gestapo il 4 gennaio del 1944. Sottoposto a tortura, mantenne un orgoglioso contegno. Condannato a morte e ristretto a “Regina Coeli” nella attesa dell’esecuzione, si prodigò per sostenere i compagni di carcere e gli ebrei che vi erano rinchiusi. Il 3 aprile 1944 il valoroso sacerdote fu trasportato a forte Bravetta per esservi fucilato da un plotone della PAI (Polizia Africa Italiana). All’ordine di “fuoco!”, dieci componenti del plotone di esecuzione su dodici spararono in aria. Ferito dai colpi degli altri due, don Morosini fu ucciso dall’ufficiale fascista che comandava l’esecuzione con due colpi di pistola alla nuca.
Moriva così a 31 anni Don Giuseppe Morosini. Ordinato sacerdote dall’allora vicegerente di Roma Mons. Luigi Traglia il Sabato Santo 1937 nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Don Giuseppe era nato a Ferentino, città vescovile nel cuore della Ciociaria. Nel circolo giovanile della “Fortes in fide” don Giuseppe trascorse la sua fanciullezza impegnato nelle varie attività ricreative, di formazione catechistica, prove di teatro ed esercitazioni di canto. E’ li che conobbe l’assistente spirituale, Don Carlo Coppotelli. La sua vicinanza alla fede e all’impegno ecclesiale si legava anche alla figura dello zio, Padre Luigi Maria De Stefanis, Superiore generale dei Gerolamini e canonico onorario della Cattedrale, fratello della mamma, che però viveva a Roma, rettore del S. Onofrio al Gianicolo. Anche il fratello maggiore di Giuseppe Morosini Salvatore era cattolico tutto d’un pezzo, formato anche lui alla scuola di Don Carlo Coppotelli, con il quale aveva fondato il Circolo “Fortes in fide”. Egli viveva a Roma, faceva l’insegnante ed era assiduamente impegnato con Don Gioacchino Rey nella parrocchia della Madonna del Buon Consiglio al quartiere Quadraro. Le due sorelle invece si erano fatte suore tra le “Figlie della Carità” di S. Vincenzo De Paoli e si erano allontanate da Ferentino.
“Sembrò del tutto ovvio, quindi, che a undici anni, Don Giuseppe, terminate le Scuole Elementari, frequentasse gli studi ginnasiali nel vicino Seminario Diocesano, i primi due anni come esterno, poi gli altri tre come interno” scrive don Luigi Di Stefano nel sito della Basilica di SS Giovanni e Paolo di Ferentino. “Unica difficoltà, al dire della sorella Vittoria e del prefetto del Seminario Don Giustino Meniconzi, era che al mattino bisognava accudirlo per supplire alle cure che le sorelle gli riservavano quand’era a casa” scrive don Di Stefano. (leggi la riflessione integrale di Don Luigi Di Stefano su Don Giuseppe Morosini)