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9 settembre 1943. La corazzata Roma e la memoria dei 1.393 marinai morti

Nel giorno del 75° anniversario dell’affondamento della Corazzata Roma e dei Cacciatorpediniere Da Nola e Vivaldi, avvenuto a Nord della Sardegna il 9 settembre del 1943, a seguito di un attacco aereo tedesco. Per ricordare questi tragici eventi con Decreto Legge nr.260 del 27 maggio 1949 è stata disposta l’istituzione della “Giornata della Memoria dei Marinai Scomparsi in Mare”, che la Marina Militare celebra ogni anno a Brindisi presso il Monumento al Marinaio d’Italia e a Porto Torres, a terra e in mare in vicinanza del punto d’affondamento, per  del sacrificio dei marinai militari e civili scomparsi in mare.

Durante i mesi di luglio ed agosto 2018, proprio per rendere onore al sacrificio di  quei marinai, il cacciamine Vieste della Marina Militare ha condotto attività di ricerca per rilocalizzare il relitto dell’unità Ammiraglia della Regia Marina.

Lo scafo affondato della Corazzata Roma, divenuto Sacrario militare e custode delle spoglie di 1.393 mariani periti in mare, era stato infatti già localizzato nel 2012 dopo decenni di ricerche ad oltre 1.200 metri di profondità ed a circa 16 miglia dalla costa del Golfo dell’Asinara, proprio nel Nord della Sardegna.

Per la prima volta nella storia, grazie all’ausilio della tecnologia che contraddistingue i veicoli autonomi filoguidati in dotazione a bordo di nave Vieste, sono stati individuati diversi tronconi del relitto, risultati capovolti e, in taluni casi insabbiati, all’interno del profondo canyon di Castelsardo, su un fondale particolarmente impervio e roccioso.

Le attività svolte da nave Vieste hanno tra l’altro portato alla luce numerosi eccezionali dettagli dello scafo e delle sovrastrutture, come ad esempio la parte poppiera, la parte prodiera dove vi è la presenza di uno dei cilindri “Pugliese” – impiegato al tempo per l’assorbimento delle esplosioni subacquee – nonché le  sovrastrutture di centro-nave come la plancia comando, la timoneria, la stazione segnali, le torri contenenti armi di medio e grosso calibro,  una slitta della catapulta di poppa per il lancio degli idrovolanti da ricognizione tipo RO43, una batteria anti-aerea composta da 6 cannoni, i telemetri e la “plancia ammiraglio”, quest’ultimo luogo simbolo della Corazzata Roma dove l’Ammiraglio Bergamini impartì gli ultimi ordini il 9 settembre 1943, prima di compiere il suo gesto eroico affondando con la nave.

Queste incredibili immagini ad alta risoluzione sono state catturate in tempo reale dal veicolo subacqueo del Vieste che opera ad alte profondità, fino a quote superiori ai 1.500 metri, mediante l’ausilio di una consolle gestita dal personale specializzato della Marina Militare a bordo della nave.

Questa attività ha una fortissima valenza duale e complementare a conferma delle capacità che la Marina Militare può mettere a disposizione della collettività, delle sovrintendenze, del mondo della ricerca, del mondo accademico e delle istituzioni.

L’importanza storica della ricerca condotta è l’ennesima testimonianza dell’impegno della Marina Militare nel mantenimento della memoria storica del passato e del ricordo dei Marinai caduti nell’adempimento del proprio dovere, uomini che hanno sacrificato la propria vita al servizio del nostro Paese.

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La corazzata Roma (Foto Archivio Ufficio Storico della Marina Militare)

La Corazzata Roma è stata una nave da battaglia appartenente alla classe Littorio, simbolo dell’eccellenza della cantieristica bellica italiana dei primi anni del secolo scorso. Costruita dai Cantieri Riuniti dell’Adriatico e consegnata alla Regia Marina il 14 giugno 1942, fu danneggiata da un bombardamento aereo statunitense quasi un anno dopo mentre era alla fonda a La Spezia. I danni subiti in tale circostanza, la costrinsero a tornare operativa solamente il 13 agosto 1943. Il 9 settembre del 1943 a seguito dei drammatici accadimenti che portarono all’annuncio della firma dell’armistizio dell’8 settembre, tutte le Unità navali presenti a Genova e alla Spezia, al comando dell’Ammiraglio Bergamini, presero il mare per non rischiare di finire in mano tedesca. Il 9 settembre, alle 16:00 circa, la formazione navale venne raggiunta dai bombardieri tedeschi e in 28 minuti la nave ammiraglia, per una tragica fatalità dovuta all’esplosione di una bomba radiocomandata all’interno del deposito munizioni della Torre B da 381 mm, colò a picco con tutto il suo equipaggio, oltre 1200 marinai persero la vita, compreso l’Ammiraglio Bergamini e gran parte del suo Stato Maggiore.