4 aprile 1949: nasce la NATO, un Patto Atlantico in difesa dell’occidente durante la “guerra fredda”
Il Trattato del Nord Atlantico fu firmato il 4 aprile 1949. Nell’articolo 5 del Patto Atlantico gli Alleati concordarono “che un attacco armato contro uno o più di loro … era da considerare un attacco contro tutti loro”. In seguito a un potenziale attacco gli Alleati avrebbero adottato “le azioni necessarie, incluso l’uso della forza armata” in risposta a qualsiasi aggressione. Gli articoli 2 e 3 del Trattato avevano scopi importanti non immediatamente pertinenti alla minaccia di un attacco. L’articolo 3 gettò le basi per la cooperazione nella preparazione militare tra gli Alleati e l’articolo 2 permise loro un certo margine per impegnarsi in una cooperazione non militare. Da subito, dunque, il Trattato del Nord Atlantico aveva creato Alleati, ma mancava una struttura organizzativa in grado di coordinare con efficacia e in sinergia le azioni dei Paesi membri.
Occorre anche ricordare il contesto politico-internazionale in cui nasce la Nato. Il mondo diviso in due dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il Piano Marshall, lo spettro della bomba atomica, il delinearsi della “Guerra Fredda”. Non mancarono poi le crescenti preoccupazioni per le intenzioni sovietiche di far detonare una bomba atomica nel 1949 e lo scoppio della guerra di Corea nel 1950. Fattori che crearono non poche tensioni ai vertici dell’Alleanza. Così la Nato presto si diede una struttura maggiormente consolidata con un quartier generale militare situato nel sobborgo parigino di Rocquencourt, vicino a Versailles. Questo era il Quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa con il generale americano Dwight D. Eisenhower come primo comandante supremo alleato in Europa. Poco dopo gli Alleati istituirono un segretariato civile permanente a Parigi e nominarono il primo segretario generale della Nato, Lord Ismay, del Regno Unito.
“Si dice spesso che l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico sia stata fondata in risposta alla minaccia rappresentata dall’Unione Sovietica – si legge nel sito della Nato -. Questo è solo parzialmente vero. Di fatto, la creazione dell’Alleanza faceva parte di uno sforzo più ampio per servire a tre scopi: scoraggiare l’espansionismo sovietico, vietare la rinascita del militarismo nazionalista in Europa attraverso una forte presenza nordamericana nel continente e incoraggiare l’integrazione politica europea. Le conseguenze della seconda guerra mondiale hanno devastato gran parte dell’Europa in un modo oggi difficile da immaginare – viene spiegato nel sito della Nato -. Circa 36,5 milioni di europei erano morti nel conflitto, 19 milioni di loro civili. I campi profughi e il razionamento dominavano la vita quotidiana. In alcune aree, i tassi di mortalità infantile erano uno su quattro. Milioni di orfani vagarono per i gusci bruciati delle ex metropoli. Nella sola città tedesca di Amburgo, mezzo milione di persone erano senzatetto”.
Nel febbraio 1948, il Partito comunista della Cecoslovacchia, con il sostegno segreto dell’Unione Sovietica, rovesciò il governo democraticamente eletto in quel paese. Poi, in reazione al consolidamento democratico della Germania Ovest, i sovietici bloccarono la Berlino Ovest controllata dagli Alleati nel tentativo di consolidare la loro presa sulla capitale tedesca. L’eroismo del ponte aereo di Berlino fornì qualche alleato ai futuri alleati, ma la privazione rimase una grave minaccia per la libertà e la stabilità.
Con il beneficio degli aiuti e di un ombrello di sicurezza, la stabilità politica fu gradualmente ripristinata nell’Europa occidentale e iniziò il miracolo economico postbellico. Nuovi alleati si unirono all’Alleanza: Grecia e Turchia nel 1952, e Germania Ovest nel 1955. L’integrazione politica europea prese i primi passi esitanti. In reazione all’adesione della Germania Ovest alla Nato, l’Unione Sovietica e i suoi Stati satelliti dell’Europa orientale diedero vita al Patto di Varsavia nel 1955. L’Europa si stabilizzò in una difficile situazione di stallo, simboleggiata dalla costruzione del Muro di Berlino nel 1961.
L’Europa e il mondo caddero nel buio della strategia della tensione generata dalla “guerra fredda” fino al crollo del muro di Berlino nel 1989. Naturalmente senza non pochi episodi narrati dagli storici e dalla cinematografia negli successivi alla “distensione”. La firma tra il Presidente Usa Ronald Reagan e l’ultimo Segretario del Pcus Mikhail Gorbachev del Trattato del 1987 in cui iniziò l’eliminazione di tutti i missili balistici e da crociera nucleari diede il senso di questa distensione e fece aprire una nuova fase nella storia della stessa Nato.
Se negli anni della sua fondazione, nel 1949, la Nato diede vita alla sua fisionomia, negli anni successivi e nei contesti socio-politici delle diverse epoche si adattò alle situazioni cogenti: negli anni ’50, l’Alleanza era un’organizzazione puramente difensiva; negli anni ’60 diventò uno strumento politico per la distensione; negli anni ’90 uno strumento per la stabilizzazione dell’Europa orientale e dell’Asia centrale attraverso il coinvolgimento di nuovi partner e alleati. Nella prima metà del XXI secolo chiamata ad affrontare un numero sempre più crescente di nuove minacce.
Giulio Marsili
Giornalista storica
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