7 maggio 1945. La fine della Seconda guerra mondiale
7 maggio 1945. Una data che segna l’epilogo della Seconda guerra mondiale. A Reims, in Francia, è un giorno storico. Nel quartier generale degli Alleati, un istituto che resterà nota come “la piccola scuola rossa”, gli ufficiali russi e americani attendono i tedeschi per la firma della resa incondizionata. Stanno aspettando l’arrivo in auto del generale Alfred Jodl, capo consigliere militare di Hitler, morto suicida una settimana prima.
A firmare questo documento per i vincitori ci sono il generale Walter Bedell Smith e il generale sovietico Ivan Susloparov. Come testimone firma invece il generale francese Francois Sevez.
Jodl, dopo estenuanti trattative, entra nella stanza, poggia il cappello, si siede e infine firma la storica resa incondizionata. Finisce così un conflitto durato cinque anni e otto mesi. Per un totale di circa 54 milioni di vittime tra civili, militari e ebrei. Al tavolo non c’è il generale americano Dwight Eisenhower, tra gli artefici insieme a inglesi, canadesi e australiani della Liberazione dell’Europa meridionale. A lui Smith consegna le penne con cui è stata firmata la resa. Le metterà a forma di V per mimare il segno di vittoria.
La cerimonia sarà replicata il giorno successivo, a Berlino, dal generale Wilhelm Keitel per parte nazista alla presenza del generale russo Georgij Zukov. Da allora, le date dell’8 e del 9 maggio vengono celebrate come le Giornate della Vittoria per ricordare la capitolazione tedesca e il ritorno alla pace nel Vecchio Continente. Sul fronte del Pacifico, invece, americani e giapponesi continueranno a fronteggiarsi fino al 15 agosto 1945, giorno del discorso alla nazione dell’imperatore Hirohito la tragedia della bomba atomica sganciata a Hiroshima e Nagasaki. La resa del Paese del Sol Levante verrà firmata a bordo di Nave Missouri. Anche questa una resa incondizionata siglata dal ministro degli esteri giapponese Mamoru Shigemitsu dopo la firma del generale americano Douglas McArthur.