8 gennaio 1921: nasce Leonardo Sciascia
Uno “scrittore civile” che con la sua opera ha lasciato una delle declinazioni più significative della letteratura come forma di conoscenza e di pensiero, ma anche di coscienza e di riflessione. Un uomo, come ha detto Emma Bonino, di poche parole che “di fronte all’ulteriore deperimento delle istituzioni oggi avrebbe certamente spronato a difendere il decoro istituzionale e il rispetto delle istituzioni“.
Fare memoria, oltre la retorica e i tentativi di omologazione
Una presenza dirompente nella cultura del nostro Paese che, attraverso le sue opere, continua ad avere molto da dire. A patto di farne memoria non in maniera “citatoria e retorica” e tantomeno nella direzione di quel “tentativo di omologazione” che si è visto nei dibattiti accademici, nelle iniziative editoriali e nelle manifestazione commemorative che si sono svolte nel trentennale della sua morte” ammonisce la senatrice.
“Rileggere Sciascia oggi è di una attualità impressionante – dice – perché lo Sciascia illuminista e lo Sciascia eretico continua oggi più che mai ad interrogarci e, se necessario, a dividerci
Come Manzoni, pensatore di rottura nella storia letteraria italiana
Le sue pagine sulla giustizia, sulla politica, sulla condanna a morte, sono – insieme a quelle di Alessandro Manzoni – tra le più alte e civilmente dissonanti della nostra storia letteraria. Ecco perché Roberto Andò, regista, sceneggiatore e scrittore – in occasione della conferenza stampa di avvicinamento al centenario della nascita organizzata alcuni mesi prima dell’inizio della pandemia – parla di Leonardo Sciascia come di “un pensatore di rottura. Per altro, per alcuni nodi ancora irrisolti della nostra coscienza di italiani, sia come cittadini che come liberi pensatori”.
Mente lucida e lungimirante
Non solo un letterato dall’indiscutibile valore per l’altezza della sua opera, che lo pone tra i massimi esponenti della produzione letteraria internazionale. Non solo un protagonista della vita politica italiana, ma soprattutto un uomo di grandissima umanità, una mente lucida e lungimirante. Un uomo di cultura che utilizzando tutti i linguaggi a lui congeniali ha saputo parlare alla coscienza democratica collettiva. Appunto, un maestro, di cui oggi si sente la mancanza in una società dove la confusione travolge valori e idee.
L’importanza della cultura nei processi di cambiamento, soprattutto in una società in cui sono superate le rivoluzioni “tradizionali”. È quanto emerge dal colloquio tra lo scrittore Leonardo Sciascia e l’amico pittore Renato Guttuso nell’intensa conversazione conservata negli archivi della Rai registrata per il programma “Cultura in Italia”. Il filmato fa parte della raccolta “Scrittori 1954-1980”.
Il dialogo verte sull’impegno degli intellettuali nella società e sulla necessità di una rivoluzione contro il sistema politico di allora. Durante il dialogo i due artisti commentano il progressivo sgretolamento della società e della politica italiana.
Nonostante siano passati tanti anni da quel dialogo, le idee espresse dalle due grandi personalità siciliane, fra i protagonisti della cultura del ‘900, si adattano ancora oggi molto bene a commentare l’attualità. “Noi abbiamo il cuore sconvolto perché vediamo che tutto viene promesso e nulla viene mantenuto” confida Guttuso. Lapidario il commento di Sciascia: “L’Italia è quella che è. Ma non c’è da stare allegri nemmeno col mondo”.
Laura Malandrino
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«Forse tutta l’Italia va diventando Sicilia… E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già, oltre Roma…» |
(Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, 1961) |