Quando Andreotti mi parlò di De Gasperi e La Pira
Nell’anno, il 2024, in cui si ricorda il 70° della morte di Alcide De Gasperi e il 120° della nascita di Giorgio La Pira Giorni di Storia ripropone l’intervista all’allora senatore a vita che riflettè sul sulla figura dei due uomini politici italiani. “E’ difficile fare delle comparazioni. Certamente vorrei dire di sì: forse un lungo periodo di vigilia, un lungo periodo di mortificazioni, le prove anche fisiche a cui erano stati sottoposti molti di questi uomini nel dopoguerra della ricostruzione non sono i nostri. Loro davano una carica, una spinta, un alone, che forse oggi non c’è. Attualmente si è più bravi tecnicamente, con internet possiamo sapere tutto, si può vedere la guerra in diretta, ma credo manchi l’anima anche nella vita politica internazionale, ed è quest’anima che deve essere ricostruita”.
Ed aggiunse: “Mi sembra giusto unificare il ricordo: sono due aspetti in qualche maniera molto differenziati, ma con una costante, cioè la ricerca di trovare soluzioni politiche per la nostra nazione ispirandosi a una profonda fede cristiana e a quelle che sono le linee della sociologia cristiana – spiegò Andreotti seduto nella poltrona del suo studio. Alle spalle le fotografie di capi di Stato, ministri degli esteri e pontefici che aveva conosciuto durante la sua grande carriera politica – De Gasperi, allargando i confini in termini di attenzione alle culture, assieme ad Adenauer, Schuman e molti altri, aveva un’idea di Europa che superava ogni contrasto sulla base delle proprie radici profonde. A sua volta La Pira aprì con i Colloqui mediterranei, che in quel momento storico quasi nessuno apprezzava nella loro profondità e anzi sembravano quasi delle posizioni eccentriche, un dialogo tra palestinesi e israeliani attraverso gli incontri di Firenze che dettero veramente un indirizzo che tutt’ora è valido e, ahimè, purtroppo poco seguito. Penso che il dialogo e l’incontro non ha sortito dei risultati positivi, ma non c’è altra strada che quella, e credo che anche nel quadro attuale l’ispirazione lapiriana sia importante.
In più, nel momento attuale c’è stata una certa tristezza e difficoltà nel non poter mettere nella bozza di costituzione europea il riferimento alle radici cristiane dell’Europa. Proposta che era, ricordiamolo per analogia, quella che aveva fatto La Pira nell’ultimo giorno di lavoro istituzionale dell’Assemblea Costituente quando propose di scegliere in nome di Dio le norme – proseguì Andreotti -. Non fu possibile anche per ragioni di calendario: ci fu tra l’altro in quella seduta un intervento di Piero Calamandrei, che volle portare il discorso su una difficoltà di carattere regolamentare. Ormai era troppo tardi, ma disse, con una frase che di certo non era dello stesso tono di quella di La Pira, che sarebbe stato edificante inserire il richiamo allo spirito. L’insieme di questi ricordi, secondo me, costruisce qualche cosa di solido: la pace fu assicurata proprio da queste grandi intuizioni. Bisogna anche riconoscere l’aiuto che dette Pio XII, perché nell’ambiente cattolico il fatto di avere un’alleanza militare e la nostra adesione al Patto Atlantico, non era visto proprio bene. Ci fu una correzione di tiro voluta proprio dal Papa e nata da un chiarimento che poté essere fatto dal Papa stesso da parte dell’ambasciatore italiano a Washington, uomo del Partito d’Azione, che non apparteneva politicamente al nostro mondo, ma che spiegò che era l’unico modo per difendere la pace, cioè avere una forza militare che fosse pari o comunque, meglio ancora, superiore a quella dell’Unione Sovietica, e che avrebbe impedito all’Urss eventuali operazioni di attacco. La storia ha dimostrato che questa era la strada giusta senza che si sia mai sparato un colpo di cannone e senza che mai l’avversario abbia avuto lo stimolo di attaccarci. Anche queste sono linee che secondo me debbono essere fatte conoscere anche ai giovani”.
Vincenzo Grienti