Nave Amerigo Vespucci: il mistero del tempo
A vele spiegate attraverso novant’anni di storia navale scritta dal veliero più bello del mondo e ripercorsa da Enrico Gurioli, giornalista e uomo di mare, tornato a raccontare l’Amerigo Vespucci per segnare ancora una volta una rotta fatta di tradizione, cultura del mare e potere marittimo. “Da bordo del Vespucci, la nave scuola della Marina Militare, si vedono terre non sempre conosciute, da fermare nella memoria, da segnare su una carta nautica, da ricordare e trasmettere al prossimo navigante – scrive Gurioli nel primo capitolo dal titolo Senza il mare non c’è l’Italia -. Il mare è da sempre crocevia di cultura: Il Mediterraneo, mare europeo per eccellenza, ha determinato l’economia, la storia e le consuetudini di quei popoli che hanno vissuto e continuano a vivere sulle sue sponde, e che pur condividendo questo patrimonio hanno ciascuno una propria identità – scrive ancora l’autore del libro edito dalla Marina Militare e dalla Giunti Editore -. E’ un luogo di mediazione, di presenza rielaborata: il Sud dell’Europa che si affaccia sul Mediterraneo ha un’anima bel distinta dal resto del continente, così come l’Oriente che si bagna nelle sue acque, ed è capolinea delle grandi piste che attraversano l’Asia, ha un suo carattere specifico”. Concetti che ben si coniugano con quanto sottolineato dall’Ammiraglio di Squadra Giuseppe Berutti Bergotti che, portando i saluti del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ha ribadito come “il futuro dell’Italia è il mare” e come Nave Vespucci resta un simbolo che esprime “la marittimità”, elemento fondamentale nell’attuale contesto geopolitico. Ma il veliero più bello del mondo è anche una nave scuola che ha formato e forma centinaia di allievi ufficiali dell’Accademia Navale di Livorno che proprio a bordo hanno vissuto il passaggio da “classe a corso” ha precisato Berutti Bergotti. Un’esperienza sul mare senza precedenti per ragazzi e ragazze che un giorno si troveranno in plancia delle “navi grigie”.
Il volume di Gurioli non manca di ricordare anche la nave gemella del Vespucci, il “Cristoforo Colombo”, due gioielli che vennero varati dai cantieri di Castellammare di Stabia. Una tradizione marinaresca ricordata anche dall’attuale comandante del veliero, Massimiliano Siragusa, il quale ha sottolineato durante la presentazione del libro Amerigo Vespucci. Il mistero del tempo proprio la valenza dell’esperienza vissuta a bordo di questa particolare “palestra di formazione” che coniuga l’aspetto prettamente addestrativo con quello di essere “ambasciatrice” dell’eccellenza italiana nel mondo.
Il contrammiraglio Angelo Virdis, Capo Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione della Marina Militare, ha sottolineato l’importanza della tradizione anche sotto il profilo della formazione degli allievi ufficiali provenienti dal primo anno del corso normale dell’Accademia Navale di Livorno: “Il rassetto, la capacità di aprire le vele sui pennoni, le difficoltà delle guardie, l’organizzazione dell’equipaggio” sono tutti elementi fondamentali che ritorneranno utili per il futuro dei ragazzi e delle ragazze chiamati al servire il Paese sul mare.