Abissi e Orizzonti. Vita di un “Ufficiale e Gentiluomo”
Sulla scia della storia, della memoria e del ricordo dell’Ammiraglio Attilio Gambino, un uomo di mare e un comandante di lungo corso il cui diario di vita, di marito, di padre e di ufficiale a bordo dei sommergibili e delle “navi grigie” è stato ripercorso il 23 novembre 2021 al Circolo Ufficiali “Caio Duilio” della Marina Militare. Una serata che ha visto alternarsi i figli e i nipoti nella lettura di alcuni passi del suo libro Abissi e orizzonti. Vita di un marinaio sopra e sotto il mare (Edizioni Graph Roma) curato sapientemente dalla moglie Luisa Gorlani, docente e scrittrice, già premiata come “Insegnante d’Italia” per il suo “straordinario impegno profuso, col massimo di professionalità e umanità nelle Scuole delle più disparate Regioni d’Italia”. Proprio la professoressa Gorlani ha intuito l’importanza di scrivere non un diario, ma il racconto di fatti ed episodi che ha visto protagonista l’Ammiraglio Gambino e, per ricaduta, anche la sua famiglia. Un sommergibilista sin dal suo primo imbarco da Sottotenente di Vascello. “Appartenere all’Arma Subacquea della Marina Militare Italiana ha costituito per me uno dei più importanti momenti di vita professionale, forse la fase più stimolante e ricca di tante soddisfazioni della mia carriera in Marina – scrive l’Ammiraglio Gambino nel suo libro -. Tra il 1967, anno d’inizio di imbarco sui battelli, e il 1986, praticamente quasi un ventennio, la mia vita di Ufficiale si è svolta interamente nell’ambito sommergibilistico”. In quell’arco di tempo, pochi sono stati i battelli, sui quali l’Ammiraglio Gambino non abbia trascorso un seppur breve periodo di imbarco. “Sono stati tempi duri per noi Sommergibilisti – ricorda l’alto ufficiale -, in quanto l’arma subacquea non navigava, come per altro tutta la Marina Militare, in buone acque. I mezzi erano vecchi e alquanto mal ridotti, dal punto di vista tecnologico e dell’efficienza operativa. I tre Sommergibili di costruzione italiana, Giada, Vortice e Calvi, vecchi residuati dell’ultima guerra, mostravano gravi arretratezze; ormai solo il Calvi era operativo. Navigava soprattutto nelle acque di Augusta, in provincia di Siracusa, per l’addestramento degli equipaggi aeronavali”. Ed è qui che con la moglie Luisa vive buona parte della sua carriera. Il Tazzoli, il Da Vinci, il Torricelli, il Morosini ed il Cappellini, Tutte ex unità della Marina degli Stati Uniti fornite all’Italia nel dopoguerra. Battelli di circa 1.800 tonnellate di dislocamento, “la punta di diamante, (si fa per dire !) – scrive L’Ammiraglio – della flotta subacquea che, alla fine degli anni ’60 e i primi anni ’70, si arricchirà con gli ex Usa Gazzana e Longobardo”. Il Piomarta ed il Romei arriveranno dall’America un po’ più tardi e saranno i battelli, che costituiranno il salto di qualità di tutta la componente subacquea italiana. Ma è in quegli anni, presso i cantieri navali di Monfalcone che nasceva la classe dei quattro battelli tutti italiani del tipo “Toti”, sul quale l’Ammiraglio Gambino sarà imbarcato.
Tra i ricordi durante la serata di presentazione del libro c’è quello del Capitano di Vascello Nicola Guzzi della Presidenza Nazionale Marinai d’Italia: “Ho avuto modo di conoscere l’Ammiraglio Gambino sulla bella Nave San Marco, di base a Brindisi, nel lontano 1991, dove egli ne assunse il Comando – ha ricordato il Comandante Guzzi -. Successivamente, quando sono stato destinato a Roma, quale Comandante della Caserma LANTE, l’ho rivisto insieme alla sua signora, la Prof.ssa Luisa Gorlani. Era un approccio diverso da quello che avevo avuto sulla nave, ma abbiamo mantenuto i contatti, con un bel rapporto di reciproca stima, che ci riportava spesso ai bei tempi dell’imbarco”. Leggere il libro per Guzzi “è stato un vero piacere scorrere, nella lettura degli avvenimenti, la vita dell’Ammiraglio Gambino, che considero di famiglia. Scorrevole e chiara la descrizione degli avvenimenti, tale da trascinarmi nella realtà di quanto descrive. Ho vissuto, nella prima fase della sua vita, la storia di noi italiani dopo la guerra, tanto illustrata nei documentari giornalistici e televisivi di quegli anni – spiega Guzzi -. Non meno importante ed interessante l’attività sulle navi grigie, così chiamate le navi di superficie della Marina Militare, dove ho avuto il piacere di operare alle sue dipendenze. Sempre sereno e tranquillo affrontava tutte le problematiche che emergevano, nel periodo fitto di attività durante il suo Comando. Nessun distacco con il personale dipendente, manteneva lo stesso rapporto familiare, autorevole, ma signorile, come descritto quando era sui sommergibili”. E poi la testimonianza a bordo di Nave San Marco: “Abbiamo operato con lui, dagli Ufficiali più anziani ai Marinai, con la massima serenità, come vuole la migliore tradizione marinara. Numerose esercitazioni ed attività operative abbiamo svolto durante il suo Comando dell’Unità Navale. Di rilievo quella umanitaria, ma ad alto rischio, svolta a Dubrovnik per il recupero di circa 800 profughi trasportati a Brindisi”. Tanti gli insegnamenti umani che “possiamo trarre dalla descrizione della sua vita – ha sottolineato il Comandante Guzzi – ma in particolare la lealtà e schiettezza nei rapporti con il personale. Inoltre la signorilità, il garbo e il rispetto umano, rivolto ai Superiori, ai Collaboratori e ai Marinai, ha fatto dell’Ammiraglio Attilio Gambino, oltre che una bella figura di marinaio, anche quella di “Ufficiale Gentiluomo”.
Intensa anche la testimonianza dell’Ammiraglio Piero Fabrizi, anch’egli sommergibilista che nel corso della carriera ha avuto modo di conoscere direttamente Attilio. L’Ammiraglio Fabrizi ha sinteticamente ripercorso le destinazioni più importanti, partendo dall’Accademia Navale per arrivare all’incarico di Consigliere Militare Aggiunto del Presidente della Repubblica, con il quale l’Ammiraglio Gambino ha chiuso il lungo percorso di servizio. Grande enfasi è stata attribuita al periodo d’imbarco e di comando sui sommergibili in una fase, in cui la vita a bordo presentava non facili condizioni, che però la passione, l’entusiasmo e lo spirito di corpo permettevano di superare. Importante anche il comando su Nave San Marco, periodo caratterizzato dallo svolgimento di tre missioni umanitarie: la prima relativa al salvataggio di 800 profughi sotto i bombardamenti a Dubrovnik e le ultime due in Somalia, che hanno visto la Marina Militare pronta a intervenire. “In tutta la carriera – ha concluso l’Ammiraglio Fabrizi – l’Ammiraglio Gambino è stato apprezzato per le proprie capacità professionali e umane.
Il Presidente Nazionale dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, Ammiraglio Pierluigi Rosati, ha sottolineato, a premessa, che la storia raccontata nel libro ripercorre, modificando solo le destinazioni, quella di tutti gli Ufficiali della Marina Militare, “che abbracciando questa professione lasciano i loro affetti per partire in mare e per assolvere le missioni assegnate. A conferma di ciò sono i non pochi richiami alla Signora Luisa. Di grande impatto emotivo sono le pagine dedicate alla famiglia e all’essere diventato nonno – ha riflettuto l’Ammiraglio Rosati -. La lettura scorre fluida; la semplicità e linearità del linguaggio invita a “divorare” i capitoli uno dopo l’altro”. L’Ammiraglio Rosati ha ricordato inoltre “il lungo periodo svolto dall’Ammiraglio Gambino come Delegato Regionale ANMI per il Lazio, durante il quale Attilio è sempre stato presente, visitando i vari Gruppi, assicurando un valido punto di riferimento per i Soci e risultando un prezioso e affidabile Collaboratore per il Presidente Nazionale. Sicuramente la qualità, che è emersa con maggiore forza nello svolgimento di questo incarico è stata l’umanità costantemente dimostrata e caratterizzata da una non comune capacità di ascolto”. L’Ammiraglio Rosati ha chiuso il proprio intervento, prendendo atto delle varie testimonianze, riferite dai familiari e da tutti coloro che lo hanno conosciuto, sottolineando che “il ricordo di Attilio è così vivo nella mente e nel cuore dei partecipanti, che la Sua presenza si avverte in sala e attira l’attenzione di tutti sul fatto che una poltroncina in prima fila è vuota … o sembra esserlo”.
Lo spazio dei ricordi si è poi esteso con l’Ammiraglio Giovanni Vitaloni, compagno di corso di Attilio (Corso Dragoni) che ha ricordato gli anni di frequenza in Accademia Navale dal 1963 al 1967, portando il saluto e l’affetto dei numerosi compagni di corso presenti alla presentazione senza dimenticare il momento in cui per la prima volta l’Ammiraglio Gambino parlò di aver conosciuto Luisa, l’amore della sua vita.
E proprio la professoressa Gorlani a conclusione di una serata intensa e a tratti carica di commozione ha ricordato la genesi del libro, dall’intuizione al momento della redazione e della pubblicazione, ma anche l’importanza di una vita vissuta insieme all’insegna della fiducia, del rispetto reciproco e dell’unione familiare attorno ai valori veri della vita nonostante difficoltà e sacrifici.
Vincenzo Grienti