Quel giorno non andò in onda Teleranek. 13 dicembre 1981: l’introduzione della Legge marziale in Polonia
Era il tardo pomeriggio del 12 dicembre 1981. A Danzica i rappresentanti del sindacato Solidarność avevano appena terminato di presenziare a una riunione. L’atmosfera non era delle più rosee, ma nessuno si immaginava ciò che stava per accadere: in quelle stesse ore, infatti, si stava mettendo in moto quella che sarebbe passata alla storia con il nome di Legge marziale. Il potere stava rapidamente passando dal partito comunista ai militari che in azioni congiunte con la Milicja Obywatelska e la ZOMO diedero inizio alle operazioni in codice “Azalia”, che avrebbe isolato i principali mezzi di comunicazione di massa, e “Jodła”, che consisteva invece nell’arresto, nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, dei più importanti leader di Solidarność.
La maggior parte dei cittadini avrebbe compreso la gravità della situazione soltanto il mattino seguente. Era una domenica. Dopo essersi svegliati, molti polacchi non ancora direttamente coinvolti nell’intervento dei militari iniziarono a rendersi conto dell’atmosfera surreale che aleggiava intorno a loro. La televisione non mandava in onda nessun programma, le linee telefoniche erano isolate, la radio proponeva soltanto musica classica. Alle 6.00 in punto, proprio alla radio, venne mandato in onda il proclama del generale Wojciech Jaruzelski, tre ore più tardi trasmesso anche in televisione. Il risveglio per milioni di persone fu dunque terribilmente amaro: la Polonia stava infatti sprofondando nell’abisso. Jaruzelski proclamò la nascita della Wojskowa Rada Ocalenia Narodowego, il Consiglio Militare di Salvezza Nazionale, spiegando che si trattava di una mossa inevitabile per salvare “la nostra Patria ritrovatasi sull’orlo del baratro”, mentre “la catastrofe nazionale” era ormai imminente. Naturalmente la colpa venne attribuita agli “avventurieri” di Solidarność che andavano assolutamente fermati, in quanto stavano fomentando “una lotta fratricida”.
Appunto, la televisione. Quella mattina non andò in onda il programma per bambini Teleranek. La mancanza di un semplice punto di riferimento che accomunava le esistenze di milioni di persone nel grigiore di quel mondo oltrecortina fece subito comprendere, a chi ancora non ne era a conoscenza, che quel giorno sarebbe stato diverso dagli altri. Negli anni a venire, fino ai giorni nostri, la mancata trasmissione di quel programma sarebbe diventata uno dei ricordi più nitidi di quegli attimi tristi e concitati che coinvolsero la Polonia intera. Le trasmissioni di Teleranek sarebbero riprese soltanto nel marzo del 1982.
Torniamo a quei giorni di dicembre. Ogni sciopero e azione di protesta vennero vietati, ma, consapevoli che tale ordine non sarebbe stato rispettato, le autorità del regime optarono anche per l’invio preventivo di reparti militari in diverse fabbriche, con la minaccia di pena di morte nei confronti di chi non avrebbe rispettato gli ordini. Intanto il Paese chiudeva i suoi confini, mentre il servizio postale veniva sottoposto a forte censura. Vigeva anche il divieto di lasciare la propria città (bisognava possedere un lasciapassare). Le lezioni nelle università e nelle scuole vennero sospese per diversi giorni.
L’atmosfera plumbea, di immane catastrofe, era amplificata dalla presenza, nelle strade delle città, di mezzi militari. Lo shock psicologico fu davvero di grande portata: fino a quel momento l’idea stessa di introduzione della Legge marziale era rimasta ancora sconosciuta ai più. Infatti, in precedenza si era quasi sempre parlato di Stato di emergenza. Nei primi attimi di concitata confusione diversi cittadini interpretarono quella nuova definizione come il coinvolgimento della Polonia in un conflitto con un nemico esterno. Tale sensazione fu però di breve durata: da lì a poco tutti compresero che si trattava di un inasprimento del regime comunista nei confronti del popolo polacco che anelava a maggiori libertà e non ne faceva più segreto. Insomma, del passaggio di potere ai militari; una guerra, sì, ma tra gli stessi polacchi: tra chi lottava per la libertà e chi, inserito in un preciso meccanismo politico-militare, ubbidiva agli ordini.
Molti decisero di non rispettare le imposizioni della Legge marziale. Già il giorno seguente, il 14 dicembre, a Danzica, Stettino, Katowice, Wrocław e in altri centri urbani minori iniziarono diversi scioperi. La reazione dei militari non si fece attendere. I carri armati sfondarono i cancelli di diversi stabilimenti, mentre con l’aiuto di gas lacrimogeni unità della ZOMO e soldati dell’Esercito disperdevano in modo violento gli scioperanti. Gli organizzatori degli scioperi vennero subito arrestati e processati per direttissima. Ebbero luogo anche manifestazioni di piazza represse con la violenza da reparti dell’Esercito e della Milicja.
Nella maggior parte dei casi si oppose una resistenza passiva, ma non fu così per la miniera Wujek a Katowice, in Alta Slesia. Qui i minatori decisero di combattere strenuamente, sequestrando alcuni gendarmi, lanciando bulloni e arrivando a usare pale come armi per respingere le unità di attacco. L’intervento dei corpi speciali della ZOMO, che fecero fuoco sui manifestanti, provocò nove morti: sei sul posto e tre in ospedale. Gli effetti di questa tragedia furono devastanti: i minatori furono costretti ad arrendersi, il fronte delle proteste andò rapidamente a scemare in tutto il Paese.
Nelle storiche proteste degli anni precedenti si era scesi in piazza e solo in seguito si assistette all’intervento, spesso improvvisato seppur violento, delle forze dell’ordine e dell’Esercito. In questo caso, invece, gli scioperi e le manifestazioni furono la diretta conseguenza di uno schieramento di forze ben pianificato, dell’intervento capillare di uomini ottimamente preparati ed equipaggiati. Inoltre, quasi tremila attivisti di Solidarność erano stati già arrestati nella notte fra il 12 e il 13 dicembre. In quel momento i cittadini compresero che il regime era pronto a utilizzare ogni mezzo per spezzare qualsiasi ulteriore tentativo di resistenza… Nonostante ciò, di lì a breve i polacchi avrebbero nuovamente iniziato a lottare per la libertà. Una lotta, quella del popolo polacco, che avrebbe segnato l’inizio della fine dei regimi comunisti dell’Europa centro-orientale…
Sono passati 40 anni da quel triste momento, da quel gesto vergognoso perpetrato dal regime comunista ai danni dei suoi stessi cittadini. Si tratta di una distanza temporale significativa. Per tale motivo, per chi ha vissuto quel giorno il compito di trasmettere i suoi ricordi alle giovani generazioni, da esso assai lontane, diventa ancor di più un gesto fondamentale.
La Legge marziale venne sospesa il 31 dicembre del 1982 e cancellata definitivamente il 22 luglio del 1983. Le vittime furono più di 40, gli arresti più di 10.000.
Luca Palmarini
Università Jagellonica e presso l’Istituto Italiano di Cultura