Amelie Earhart: storia di un’aviatrice e delle sue trasvolate
Amelia Earhart è una giovane aviatrice che, nel 1928, per iniziativa del magnate dell’informazione George Putnam, ad un solo anno di distanza dal primo viaggio transatlantico in solitaria di Charles Lindbergh, dapprima compie lo stesso percorso come passeggera, poi lo effettua in solitaria. Stabilisce così in rapida successione il primato di prima donna a sorvolare l’oceano Atlantico e quindi di prima donna ad effettuare in solitaria un viaggio transatlantico. I continui record infranti, grazie anche all’efficace battage pubblicitario messo su da Putnam, che intanto è diventato suo marito, danno alla Earhart una fama mondiale facendola assurgere ad una sorta di eroina nazionale. Amelia, sempre impegnata nella promozione dell’aviazione, intrattiene poi una relazione con l’ex atleta e pilota Gene Vidal che le riserverà un posto di particolare importanza nella compagnia aerea che ha costituito. Suo marito, che ormai organizzava sempre meno voli avventurosi preferendo per la moglie eventi promozionali e pubblicità, anche per riconquistarne l’amore si adopera per organizzarle il sogno della vita, il viaggio intorno al mondo. Amelia lascia così Vidal e si getta anima e corpo nella nuova impresa. Questa, una volta trovati i fondi, presenta comunque la non trascurabile difficoltà tecnica di dover trasvolare l’Oceano Pacifico che presenta così pochi approdi da costringere a delle tappe molto complesse per lunghezza e raggiungibilità dei siti. Dopo un primo tentativo fallito direttamente al decollo, dalle isole Hawaii, si decide comunque di perseguire il progetto effettuando diverse correzioni, come la direzione di rotta che viene invertita, facendo risultare così l’Oceano Pacifico al termine del giro del globo. Dopo settimane di perfetta navigazione attorno al mondo, la Earhart e il suo navigatore Fred Noonan, si devono presentare a quello che è il passaggio più pericoloso del loro viaggio, il rifornimento presso la minuscola isola Howland. Provando a raggiungere la stessa, dopo numerosi febbrili tentativi di contatto radio, il 2 luglio 1937, le flebili trasmissioni provenienti dal volo si interrompono definitivamente. La pioniera dell’aviazione Amelia Earhart, scompare nel nulla con il suo aereo e il suo navigatore, quando non ha compiuto ancora 40 anni. Nonostante una imponente azione di ricerca intrapresa dalla marina e dalla aviazione statunitense, non sarà trovata più alcuna traccia né del veicolo, né dei due sfortunati occupanti.
Resta la prima donna a volare in solitaria l’11 gennaio 1935 attraverso il Pacifico da Honolulu a Oakland, in California. Un volo di 2.408 miglia. Per riscaldarsi usava thermos di cioccolata calda. Al termine della trasvolata dichiarò: “In effetti è stata la tazza di cioccolata più interessante che abbia mai avuto, seduta da ottantamila metri nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, da sola”. Al termine dell’impresa una grande folla si precipitò sull’aereo dell’aviatrice per abbracciarla e complimentarsi con lei.
Nel 2009 è stato distribuito un film dal titolo “Amelia” interpretata dalla due volte Premio Oscar Hilary Swank Il cast comprende anche Richard Gere nel ruolo di George Putnam, il marito della Earhart, Ewan McGregor che interpreta l’atleta e pilota Gene Vidal
Una storia, quella di Amelia Earhart che inizia a dieci anni quando la bambina vide per la prima volta un aereo a un’esposizione aeraonutica. A vent’anni, da ragazza, prese parte a una manifestazione di volo acrobatico ed è in questa occasione che l’interesse crebbe ancor di più. Il 28 dicembre 1920 il pilota Frank Hawks la fece salire a bordo di un velivolo e la vita di Amelia cambiò per sempre.
Naturalmente non era facile a quei tempi per una donna, ma Amelia non si perse d’animo. Anzi, la voglia di volare di sfidare l’ebbrezza dell’aerodinamica e dell’esplorazione aviatoria andò avanti. Dopo essersi diplomata alla Hyde Park High School nel 1915, Earhart frequentò Ogontz, una scuola di perfezionamento femminile nella periferia di Filadelfia. Partì a metà del secondo anno per lavorare come assistente infermiera in un ospedale militare in Canada durante la Grande Guerra, frequentò il college e in seguito divenne assistente sociale presso Denison House, una casa di insediamento a Boston. Poi venne il bello: Amelia decise di prendere lezioni di volo. Così il 3 gennaio 1921, dopo aver risparmiato un po’ di soldi, acquistò il suo primo aereo: era un Kinner Airster di seconda mano era un biplano a due posti dipinto di giallo brillante: Earhart chiamò la sua nuova ossessione, “The Canary”, e lo usò per stabilire il suo primo record femminile salendo a un’altitudine di 14.000 piedi.
Poi, nell’aprile 1928 la proposta di un gruppo di imprenditori, tra cui George Gordon, proposero la prima grande impresa che una donna avrebbe mai fatto a bordo di un aereo, sopra i cieli dell’Atlantico. Con lei il pilota Wilmer “Bill” Stultz e il copilota/meccanico Louis E. “Slim” Gordon. La squadra lasciò Trepassey Harbour, Terranova, a bordo di un Fokker F7 chiamato “Friendship” il 17 giugno 1928. Poi atterrò a Burry Port, nel Galles circa 21 ore dopo. Una trasvolata storica ripresa e raccontata da tutti i giornali del tempo facendo in breve il giro del mondo. Al ritorno negli USA l’equipaggio fu accolto con grande festa e addirittura con una parata. I trasvolatori vennero ricevuti dal Presidente Calvin Coolidge, alla Casa Bianca.
Amelia Earhart non smise più di volare. Partecipò al Cleveland Women’s Air Derby e si classificò al terzo posto. Nel frattempo si innamorò di George Putnam dopo un’amicizia sincera durante i preparativi per la traversata dell’Atlantico. Si sposarono il 7 febbraio 1931 ed insieme lavorarono affinché Amelia diventasse la prima donna e la seconda persona, dopo Charles Lindberg, a volare in solitaria sopra i cieli dell’Oceano Atlantico. Il 20 maggio 1932, cinque anni dopo Lindbergh, decollò da Harbour Grace, Terranova, alla volta di Parigi. Le condizioni meteorologico non erano favorevoli. C’erano forti venti che provenivano da nord, non mancava il rischio che le ali si ghiacciassero durante la trasvolata e poi c’era l’incognita dei problemi meccanici sempre dietro l’angolo per chi va per aria. Non a caso proprio alcune noie meccaniche costrinsero Amelia ad atterrare in un pascolo vicino a Londonderry, in Irlanda.
Amelia era diventata famosa e le sue peripezie in volo erano molto seguite dai media ma anche dell’estabilishement americano. Non a caso il presidente Herbert Hoover consegnò a Earhart una medaglia d’oro della National Geographic Society. Il Congresso le conferì la Distinguished Flying Cross, la prima mai assegnata a una donna. Alla cerimonia, il Vice Presidente Charles Curtis elogiò il suo coraggio. Earhart con le sue imprese, con le sue sfide voleva affermare, riuscendoci, che il volo dimostrasse che uomini e donne erano uguali in “lavori che richiedono intelligenza, coordinazione, velocità, freddezza e forza di volontà”.
Negli anni seguenti Amelia stabilì un record di altitudine di 18.415 piedi rimasto mai raggiunto per anni. L’11 gennaio 1935 divenne la prima persona a volare in solitaria attraverso il Pacifico da Honolulu a Oakland, in California per 2.408 miglia. Lo stesso anno fu la prima a fare in solitaria da Città del Messico a Newark una trasvolata che fece letteralmente impazzire l’opinione pubblica che in ogni suo atterraggio l’accoglieva con sentimenti di gioia, di festa, di apprezzamento.
Nel 1937, al suo quarantesimo compleanno, Amelia era pronta per una nuova importante sfida: essere la prima donna a fare il giro del mondo in volo. Nonostante un tentativo fallito a marzo che danneggiò gravemente il suo aereo, Amelia non si perse d’animo e grazie al marito e a molti amici costruirono un bimotore Lockheed Electra. Il 1° giugno Earhart e il suo navigatore, Fred Noonan, decollarono da Miami e iniziarono il viaggio di 29.000 miglia. Il 29 giugno, quando atterrarono a Lae, in Nuova Guinea, avevano percorso quasi 7.000 miglia. I due aviatori dovettero fare i conti con mappe spesso imprecise, condizioni avevano reso difficile la navigazione a Noonan, e il loro salto successivo, verso l’isola di Howland, era di gran lunga il più impegnativo. Situata a 2.556 miglia da Lae, nel Pacifico centrale, l’isola di Howland è lunga un miglio e mezzo e larga mezzo miglio. Ogni oggetto non essenziale fu rimosso dall’aereo per fare spazio al carburante aggiuntivo, il che diede a Earhart circa 274 miglia extra.
Il 2 luglio, alle 10 ora locale, la coppia decollò. Nonostante le previsioni meteorologiche ideali, i due trasvolatori incontrarono cielo coperto e piogge intermittenti. Ciò rese difficile il metodo di tracciamento preferito da Noonan, ossia la navigazione celeste. All’avvicinarsi dell’alba, Earhart chiamò l’ITASCA, segnalando “tempo nuvoloso, nuvoloso”. Nelle trasmissioni successive, Earhart chiese all’ITASCA di orientarsi su di lei. L’ITASCA le inviava un flusso costante di trasmissioni, ma lei non riusciva a sentirle. Le sue trasmissioni radio, irregolari per gran parte del volo, erano deboli o interrotte da scariche statiche. Alle 7:42 l’Itasca captò il messaggio: “Dobbiamo essere su di te, ma non possiamo vederti. Il carburante sta per finire. Non sono riuscito a contattarti via radio. Stiamo volando a 1.000 piedi”. La nave cercò di rispondere, ma l’aereo sembrava non sentire. Alle 8:45, Earhart riferì: “Stiamo correndo verso nord e verso sud”. Poi non si seppe più nulla.
Scattarono immediatamente i soccorsi e venne avviata una ricerca aerea e marittima, ma niente. Il 19 luglio, dopo aver speso 4 milioni di dollari e aver perlustrato 250.000 miglia quadrate di oceano, il governo degli Stati Uniti, con delusione e con nessuna voglia di smettere, annullò l’operazione. Nel 1938 fu costruito un faro sull’isola di Howland in sua memoria e in tutti gli Stati Uniti strade, scuole e aeroporti prendono il nome da Earhart. Il suo luogo di nascita, Atchison, Kansas, è diventato un santuario virtuale in sua memoria. Ogni anno vengono assegnati premi e borse di studio intitolati ad “Amelia Earhart”.
“Nonostante molte teorie, però, non esiste alcuna prova del destino di Earhart. Non c’è dubbio, tuttavia, che il mondo ricorderà sempre Amelia Earhart per il suo coraggio, la sua visione e i suoi risultati rivoluzionari, sia nel campo dell’aviazione che per le donne. In una lettera al marito, scritta nel caso in cui un volo pericoloso fosse stato l’ultimo, il suo spirito coraggioso era chiaro” spiega il sito web ufficiale dedicato ad Amelia Earhart.
La celebre aviatrice e il suo navigatore, Fred Noonan, furono dichiarati morti il 5 gennaio 1939, dopo che gli Stati Uniti conclusero che si era schiantata da qualche parte nell’Oceano Pacifico, ma i loro resti non furono mai ritrovati. Non è la prima volta che si cerca di risolvere questo mistero, che per decenni ha lasciato perplessi gli americani. Tra il 2002 e il 2017 ci ha provato la società di esplorazione oceanica Nauticos, ma senza risultati (fonte: Agi)
La Deep Sea Vision, società di spedizione oceanica americana, nel 2024 ha catturato immagini sfocate di un oggetto nelle acque profonde del Pacifico. Potrebbe essere proprio l’aereo di Amelia. Un’impresa a cui ha dedicato tutta la vita Tony Romeo, ex ufficiale dell’intelligence dell’aeronautica militare Usa e amministratore delegato di Deep Sea Vision ha fatto perlustrare 6.000 miglia di Oceano Pacifico con un drone da 9 milioni di dollari.
Tanti sono stati i libri, i documentari, i servizi giornalistici e i reportage dedicati alla ricerca di Amelia. Tra questi “Alla ricerca di Amelia”. Una storia per bambini che parte dal 3 luglio 1937, giorno in cui la famosa aviatrice americana spariva misteriosamente mentre sorvolava l’Oceano Pacifico nel tentativo di circumnavigare il Globo. È proprio per risolvere questo mistero che la mamma di Ellie, Diane, che fa l’oceanografa, è stata contattata. Insieme a una squadra di esperti internazionali, mamma e figlia si lanceranno in una caccia al tesoro alla ricerca dell’aereo di Amelia. Scopriranno così non solo la vita spericolata dell’aviatrice americana, ma anche gli atolli dell’arcipelago di Kiribati che stanno sparendo a causa del riscaldamento globale.
“Felice di volare”, invece, è scritto nel 1932 proprio dall’aviatrice. Un memoir in cui Amelia Earhart racconta la nascita del suo interesse per il volo e le avventure che la portarono a ottenere ben sedici record mondiali. Un’eroina diventata un mito nella cultura anglosassone, tanto da ispirare libri, film, serie tv e canzoni. Da “Star Trek” a “Il Corvo”, da “Friends” a “Una notte al museo”, Amelia è entrata a pieno titolo nell’olimpo dell’immaginario mondiale. Coraggiosa avventuriera, dalla sua scomparsa – avvenuta mentre tentava la circumnavigazione del globo – divenne un simbolo di perseveranza e passione nella coscienza femminile, uno stimolo per le donne volenterose di intraprendere carriere considerate principalmente maschili, e molte storie vengono qui narrate dalla Earhart per rendere giustizia e notorietà a intrepide quanto sconosciute pioniere aviatrici. Uno spirito libero che cercò di incoraggiare le giovani donne a seguire i propri sogni, con piccoli e grandi obiettivi, spostando sempre più in alto l’asticella, oltre le nuvole.
Vincenzo Grienti