12 novembre 2003. Per non dimenticare i caduti di Nassiriya
Una data dolorosa per l’Italia che ogni anno rinnova una ferita mai rimarginata: la strage del 12 novembre 2003, quando un camion carico di esplosivi si schiantò sulla base Maestrale a Nassiriya, uno dei quartier generali del contingente italiano, impegnato in una spedizione di peacekeeping per la missione “Antica Babilonia”. L’attentato provocò 28 morti, 19 italiani e 9 iracheni. Persero la vita dodici Carabinieri, 5 militari dell’Esercito Italiano, un cooperante internazionale e un regista. Nell’esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassiriya da parte dei soldati italiani, nonché i militari dell’esercito italiano di scorta alla troupe, che si erano fermati lì per una sosta logistica.
Il lancio dell’Agenzia Ansa quel 12 novembre
IRAQ: I 16 MILITARI MORTI, SEI STAVANO PER TORNARE / ANSA
(ANSA) – ROMA, 12 NOV – Sono 12 carabinieri, di cui sei
sarebbero dovuti rientrare sabato prossimo, e quattro soldati
dell’ esercito i militari italiani morti nell’ attentato di
Nassirya. Sei delle 15 vittime sono di origine siciliana.
DOMENICO INTRAVAIA: 46 anni, di Monreale, appuntato dei Cc
in servizio al comando provinciale di Palermo; sposato e con due
figli di 16 e 12 anni. Lascia anche l’ anziana madre, il
fratello gemello e due sorelle. Era partito per l’Iraq quattro
mesi fa e sarebbe dovuto rientrare fra tre giorni. Era gia’
stato in missione a Sarajevo. I due figli tenevano un calendario
da cui cancellavano i giorni che mancavano al ritorno del padre.
La notizia ha gettato la moglie nella disperazione: ”Voglio
morire, senza mio marito la mia vita non ha senso”.
ORAZIO MAJORANA: 29 anni, di Catania, carabiniere scelto in
servizio nel battaglione Laives-Leifers in provincia di Bolzano.
L’ anziano padre ha appreso la notizia in Svizzera, dove si
trovava per sottoporsi ad alcune visite mediche. E’ rientrato d’
urgenza a Catania.
GIUSEPPE COLETTA: 38 anni, originario di Avola (Siracusa) ma
da tempo residente a San Vitaliano, in Campania, vicebrigadiere
in servizio al comando provinciale di Castello di Cisterna
(Napoli); sposato e padre di una bambina di due anni.
GIOVANNI CAVALLARO: 47 anni, nato in provincia di
Messina e residente a Nizza Monferrato, maresciallo in servizio
al comando provinciale di Asti. Era noto con il soprannome di
‘Serpico’. Lascia la moglie e la piccola Lucrezia, 4 anni. Era
gia’ stato impegnato in altre missioni in Kosovo e in Macedonia.
Era da tre mesi in Iraq e stava per rientrare a casa. Ieri sera
aveva telefonato alla moglie: ”Sto preparando la mia roba,
sabato finalmente torno da te e da Lucrezia. Ho voglia di
abbracciarvi”.
ALFIO RAGAZZI: 39 anni, maresciallo dei carabinieri in
servizio al Ris di Messina, sposato e con due figli di 13 e 7
anni. Era partito in luglio e sarebbe dovuto rientrare a Messina
sabato prossimo: i familiari stavano gia’ preparando la festa.
Era specializzato nelle tecniche di sopralluogo e rilevamento e
il suo compito era quello di istruire la polizia locale.
IVAN GHITTI: 30 anni, milanese, carabiniere di stanza al
13/mo Reggimento Gorizia. Era alla sua quarta missione di pace
all’ estero, dopo essere stato tre volte in Bosnia. Lascia i
genitori e una sorella. Ieri sera lo hanno sentito per l’ ultima
volta al telefono: ”Era assolutamente sereno e tranquillo”.
DANIELE GHIONE:, 30 anni, di Finale Ligure (Savona),
maresciallo dei carabinieri in servizio nella compagnia Gorizia.
Era Sposato da poco. Era stato ausiliario dell’ Arma, poi si era
congedato e iscritto all’ Associazione carabinieri in congedo.
Era ritornato ad indossare la divisa vincendo un concorso per
maresciallo.
ENZO FREGOSI: 56 anni, ex comandante dei Nas di Livorno dove
viveva con la famiglia. Lascia moglie e due figli, un maschio,
anche lui carabiniere, e una ragazza che studia all’Universita’.
Era partito per l’ Iraq il 17 luglio scorso e stava rientrare in
Italia. A casa stavano gia’ preparando la festa per il suo
ritorno.
ALFONSO TRINCONE: 44 anni, era originario di Pozzuoli
(Napoli) ma risiedeva a Roma con la moglie e i tre figli. Il
sottufficiale era in forze al Noe, il Nucleo operativo ecologico
che dipende dal Ministero dell’ Ambiente.
MASSIMILIANO BRUNO: maresciallo dei carabinieri di origine
bolognese, biologo in forza al Raggruppamento Investigazioni
scientifiche (Racis) di Roma. Viveva con la moglie a
Civitavecchia. I genitori e un fratello vivono a Bologna.
ANDREA FILIPPA: 33 anni, torinese, carabiniere dall’ eta’ di
19. Era esperto di missioni all’ estero che lo tenevano
costantemente lontano da casa. Prestava servizio a Gorizia
presso il 13/o Battaglione Carabinieri. Viveva a San Pier D’
Isonzo insieme alla giovane moglie, sposata nel 1998.
FILIPPO MERLINO: 40 anni, originario di Sant’ Arcangelo
(Potenza), sposato. Con il grado di maresciallo comandava la
stazione dei carabinieri di Viadana (Mantova). E’ morto nell’
ospedale di Nassirya dove era stato portato gravmente ferito.
MASSIMO FICUCIELLO: tenente dell’ esercito, figlio del gen.
Alberto Ficuciello. Funzionario di banca, aveva chiesto di poter
tornare in servizio attivo con il suo grado di tenente proprio
per partecipare alla missione ”Antica Babilonia”. Grazie alla
sua conoscenza delle lingue era stato inserito nella cellula
Pubblica Informazione del col.Scalas. Questa mattina aveva avuto
l’ incarico di accompagnare nei sopralluoghi i produttori di un
film-documentario sui ”Soldati di pace”. Prima dell’
attentato, il titolo, provvisorio, era stato cambiato in
”Babilonia terra fra due fuochi”.
SILVIO OLLA: 32 anni, dell’ isola Sant’ Antioco (Cagliari),
sottufficiale in servizio al 151/o Reggimento della Brigata
Sassari. Figlio di un maresciallo e fratello di un carrista.
Laureato in Scienze Politiche, Olla era in forza alla cellula
Pubblica Informazione. E’ morto insieme al ten.Ficuciello mentre
accompagnava nei sopralluoghi i produttori del film. La
conoscenza dell’ inglese e dei rudimenti dell’ arabo lo avevano
fatto diventare uno dei punti di riferimento per i giornalisti.
EMANUELE FERRARO: 28 anni, di Carlentini (Siracusa), caporal
maggiore scelto in servizio permanente di stanza nel 6/o
Reggimento trasporti di Budrio (Bologna).
ALESSANDRO CARRISI: 23 anni, di Trepuzzi (Lecce), caporale
volontario in ferma breve, anche lui in servizio nel 6/o
Reggimento trasporti di Budrio. Era partito per l’ Iraq da poche
settimane. Lascia i genitori, un fratello e una sorella. Ieri
sera l’ultima telefonata a casa: ”Tutto va bene. Sto andando a
letto”.(ANSA).
BOG
12-NOV-03 21:08 NNNN
I funerali di Stato dei caduti nell’attentato a Nassiriya vennero celebrati nella Basilica di San Paolo, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, alla moglie Franca e alle Alte cariche dello Stato. Le esequie furono presiedute dal Cardinale Camillo Ruini, Presidente della CEI e Vicario del Papa per la Diocesi di Roma.
Nell’omelia, il cardinale Ruini ricordò “che tutti gli italiani, militari e civili, sono in Iraq e in altri paesi per compiere una grande e nobile missione: la pace nel mondo e il rispetto per la vita umana”. E aggiunse: “Mentre affidiamo alla misericordia di Dio le anime dei nostri fratelli caduti a Nassiriya confermiamo e rinnoviamo il sincero proposito di essere degni della grande eredità che essi ci hanno lasciato”. Ruini ha quindi sottolineato i sentimenti di affetto, riconoscenza e solidarietà manifestati in questi giorni dall’Italia intera per i caduti, i feriti e i loro familiari. “La tragedia di Nassiriya – ha poi aggiunto – ha sollevato in tutto Italia una grande onda di commozione e ci ha fatto sentire tutti più vicini, ma ha anche istillato una sensazione di freddo e di paura, di fronte all’incertezza della vita e alla ferocia che può annidarsi nell’animo umano. Voglia il Signore riscaldare i nostri cuori, donare speranza e serenità soprattutto a coloro che in questa tragedia hanno perduto i loro cari e devono ora disporsi ad affrontare un futuro non previsto, più triste e più duro, E voglia dare al nostro Paese e alle sue istituzioni l’efficace e duratura determinazione di non dimenticarli e di non lasciarli soli”.
Il film
Sulla tragedia venne anche prodotta una miniserie da TAODUE dal titolo “Nassiriya – Per non dimenticare” che racconta la storia di un gruppo di carabinieri viene mandato a Nassiriya per svolgere un’azione di peacekeeping. La squadra opera per rimettere in sesto la caserma, organizzare l’addestramento della polizia locale e presidiare al regolare svolgimento delle prime elezioni. Appena si intravedono i primi risultati, si sparge la voce di un licenziamento massiccio dei dipendenti pubblici e il nuovo sindaco chiede l’intervento dei carabinieri mentre dilaga un’epidemia di tifo. Finalmente arriva il giorno del rientro. La mattina della partenza invece del camion con il nuovo convoglio arriverà un camion pieno di tritolo che seminerà la morte. La regia del film di Michele Soavi vede protagonisti Raoul Bova e Claudia Pandolfi
Con un braccio miracolosamente ricucito, un proiettile nel torace, profonde cicatrici sul corpo e nell’anima, la vita del brigadiere Cosimo Visconti continua. Ma non è più la stessa. La mattina del 12 novembre 2003, a Nassiriya, un camion cisterna pieno di esplosivo deflagra davanti alla base «Maestrale» della Msu (Multinational Specialized Unit) dei Carabinieri. Visconti si trova lì, è di stanza in Iraq, nell’ambito della missione «Antica Babilonia», già da qualche mese. A dieci anni dalla strage, l’autore offre ai lettori il diario di quella terribile esperienza. Si tratta del racconto, in presa diretta, di chi si è salvato per un soffio dall’attentato. Un libro che è anche un omaggio alla memoria delle 28 persone, 19 italiani e 9 iracheni, che a Nassiriya hanno perso sogni, speranze e vita. Un tributo altissimo di sangue per una «missione di pace» su cui il nostro Paese ancora si interroga. Il libro edito da Castelvecchi vede la prefazione del libro è di Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e della Difesa.
Sono inoltre tantissimi i libri, i saggi e gli articoli scritti sulla tragedia che coinvolse i militari italiani in Iraq.
Un libro dedicato a Marco Beci, un funzionario della cooperazione internazionale morto il 12 novembre 2003 nella strage di Nassiriya, è quello di Vincenzo Varagona. A Nassiriya stava progettando la ricostruzione dell’acquedotto per conto del governo italiano. Aveva appena trovato la sede per il suo ufficio, si appoggiava momentaneamente alla base saltata in aria. Il libro racconta questa bella figura attraverso decine di testimonianze, la maggior parte inedite, dal periodo giovanile fino agli ultimi istanti di vita.
Nassiriya è il primo libro dedicato alla spedizione tricolore in Iraq. Fondendo in modo originale lo stile del reportage con quello del pamphlet, l’autore affronta uno dopo l’altro i nodi principali dell’impegno italiano nel terribile dopoguerra iracheno: il carattere e lo scopo della missione, il comportamento sul campo dei nostri militari anche nelle situazioni di maggiore pericolo, il loro rapporto con la popolazione locale, la reazione dell’opinione pubblica italiana davanti al dramma dei nostri caduti e dei nostri connazionali sequestrati, gli ostacoli che ancora si frappongono alla definitiva rinascita dell’antica “Terra dei due fiumi”.
La prefazione è di Antonio Martino
La testimonianza di Margherita Coletta, vedova del brigadiere dei Carabinieri Giuseppe Coletta nell’intervista di Fabio Bolzetta su Tv200