Giovan Battista Passano. L’emigrante ligure che navigò sul Titicaca
Possiamo affermare, senza timore di poter essere smentiti, che i liguri hanno scritto la storia dell’emigrazione italiana nel mondo. Non vi è angolo della terra ove non siano approdati i degni compatrioti di Cristoforo Colombo e degli altri grandi navigatori che lo seguirono. Come ho già ricordato, poi, in altri contributi pubblicati su questo portale, il loro ruolo fu determinante anche per la nascita delle prime Comunità italiane in America del Sud, Perù compreso. Ed è proprio nel bellissimo Paese andino che vi porto oggi, raccontando la vicenda di un uomo straordinario, del quale ovviamente in Italia non ne ha mai parlato nessuno: Giovanni Battista Passano, il quale – non è un errore, credetemi – nacque a Passano, una frazioncina del Comune di Deiva Marina, in provincia di La Spezia, sita a circa 300 metri sul livello del mare. Questa è la sua biografia.
Da Passano ad Arequipa
Giovanni Battista vide la luce sulle colline dello Spezzino il 1° gennaio del 1884, figlio di Nicolò e Angela Passano, molto probabilmente cugini. Nel 1900, appena sedicenne, Giovan Battista decise di seguire la “rotta degli emigranti”, raggiungendo così l’America Latina, in particolare il Perù, ove era già allora molto diffusa la presenza di Colonie italiane. Scarse sono le notizie sui suoi primi anni di presenza in America Latina, in particolare ad Arequipa, ove il giovane si diede al piccolo commercio. Sappiamo solo che nel 1909 sposò Adela Gironzini, anche lei di origini italiane e dalla quale avrà nel tempo ben dodici figli. Con la famiglia si stabilì inizialmente nella città di Yunguyo, facente parte della Regione di Puno, situata nella parte meridionale del Paese, nei pressi del confine con la Bolivia, già allora importante emporio mercantile a pochi passi dal celebre lago Titicaca, collocata nella sua parte occidentale. A Yunguyo, di lì a poco egli avrebbe fondato una delle più importanti aziende commerciali della Regione, con annesso un grandissimo magazzino/mercato, la famosa “La Tienda”, ove era possibile acquistare veramente di tutto. Ben presto la “La Tienda” raggiunse notorietà in tutto il Dipartimento di Puno, tanto da trasformarsi in uno dei primi “Centri Commerciali” del Perù, meta sia da parte di commercianti all’ingrosso che di gente comune in cerca di prodotti di ogni tipo, gran parte dei quali importati direttamente dall’Europa e che non si trovavano da nessun’altra parte in Perù, quali ad esempio: biciclette Bianchi, motociclette e automobili italiane, i migliori articoli da toeletta e naturalmente il beni di prima necessità, soprattutto lo zucchero, acquistato da Don Juan direttamente dalle piantagioni di zucchero di Chucarapi. Vi si trovavano, quindi, anche il peperoncino essiccato, alcool, attrezzi agricoli e tutto ciò di cui la popolazione poteva aver bisogno. Considerata, poi, la vicinanza con la catena montuosa all’estremo Nord del Dipartimento di Puno, l’imprenditore ligure acquistava e lavorava anche il cacao, il quale veniva esportato soprattutto in Italia, raggiungendo così le note Aziende “Motta” e “Perugina”, le quali poi esportavano in Perù i loro prodotti finiti, ovviamente rintracciabili nei negozi del Passano. Le attività dell’imprenditore andarono anche oltre, occupandosi anche di allevamento di bestiame da pelo.
Il fatto che il Dipartimento di Puno abbondava di bovini di camelidi sudamericani, Don Juan Bautista Passano fece selezionare il pelo di questi animali, avendo tra i suoi vari fornitori il “Tomapiura Ranch”, un’azienda d’allevamento molto avviata della quale era comproprietà la moglie Adela Gironzini. In enormi balle di fibra, il pelo veniva inviato a Liverpool (Inghilterra) per la lavorazione di pregiato cashmere che veniva, poi, rivenduto su tutto il territorio peruviano, commercializzato principalmente nei c.d. “carabancheles”, da parte di mercanti ambulanti di origine palestinese, i quali percorrevano l’Altipiano del Titicaca con le loro mercanzie. Che dire, poi, dei graziosi cappelli delle cholitas, un prototipo dei quali fu inviato in Italia alla famosa fabbrica Borsalino, dove furono copiati con esattezza e qualità insuperabile, per poi essere commercializzati nello stesso Perù come capo d’abbigliamento da indossare in occasione di feste ed eventi speciali? Attorno al 1919, Juan Bautista Passano s’improvvisò persino armatore, avendo verificato la grande difficoltà incontrata, soprattutto, dal commercio nel muoversi in lungo e in largo attraverso il lago Titicaca, il più alto lago navigabile del mondo. Fu così che acquistò a Genova una lancia, che avrebbe poi denominato “Italia”, con la quale prese ad esercitare il servizio di cabotaggio e il trasporto passeggeri.
Divenuto ormai facoltoso uomo d’affari, Don Juan Bautista, da buon filantropo qual’era, favorì l’emigrazione dall’Italia di molti lavoratori, alcuni dei quali assunti dalle sue Aziende e grazie ai quali la Colonia italiana accrebbe a dismisura. Nel giro di qualche decennio, il commerciante spezzino era ormai famoso in tutto il Perù, tant’è vero che nel 1923 ricevette anche una decorazione nazionale da parte del Presidente della Repubblica, Augusto B. Legía, del quale era divenuto amico e sostenitore. Era, quello, il periodo nel quale Don Juan B. Passano, dopo aver ottenuto il successo e il prestigio in quelli che furono gli “anni d’oro” del commercio lungo il confine peruviano-boliviano, si era dato anche alla politica, ricoprendo la carica di “Alcalde” (Sindaco) di Yunguyo per due mandati elettorali, esattamente tra il 3 gennaio 1921 e il 23 novembre del 1924, e successivanmente attorno al 1928, in un contesto storico nel quale il Governo Centrale non destinava alcuna risorsa economica ai Municipi. Moltissime furono le sue iniziative, tra le quali troviamo la costruzione di un Centro di raccolta con relativo canale che forniva acqua potabile alla popolazione di Yunguyo, lavoro che diresse personalmente; la fornitura del servizio di energia elettrica, grazie ad un generatore a motore che produceva energia sufficiente per l’illuminazione pubblica e anche per i privati, ma anche l’abbellimento della cittadina con la costruzione di una piscina ornamentale al centro della Plaza de Armas.
Curò, poi, la costruzione di un molo per l’imbarco e lo sbarco di persone e merci, così come il trasferimento in periferia del Cimitero, che a quel tempo si trovava su entrambi i lati esterni della porta principale della Chiesa. Non solo, ma Don Juan Bautista seppe guardare anche al progresso culturale della sua città d’adozione, provvedendo alla pubblicazione del quotidiano “El Látigo”, con il quale si prefisse l’obiettivo di creare uno spirito civico e culturale nella popolazione di Yunguyo.
Il periodico avrebbe avuto una diffusione regionale. Pensò anche allo sport, divenendo uno dei finanziatori del celebre “Sporting Club Yunguyo”, la cui sede peraltro confinava con il suo Centro Commerciale. Don Juan Bautista Passano fu, poi, anche il punto di riferimento dell’Associazione dei Commercianti di Yunguyo, fondata nel 1921 dall’ex sindaco Germán Cornej. Non mancarono, tuttavia, le amarezze. La sua profonda onestà, associata alla volontà di fare il bene comune gli avrebbero ben presto attirato le vendette da parte di taluni oppositori politici, i quali non esitarono ad organizzare contro il mecenate ligure un vero e proprio atto di violenza, quale fu l’incendio della sua amata lancia “Italia”, avvenuto nel corso del 1928 (nel 1923, secondo altre fonti). L’imbarcazione fu poi restaurata, almeno secondo alcune fonti, riprendendo così la sua missione, ma solo per il servizio mercantile. Nel corso del 1930, infine, a seguito del colpo di Stato militare organizzato da Sánchez Cerro, Don Juan B. Passano fu ingiustamente arrestato e portato sull’isola di Taquile, dove rimase per quasi una settimana in condizioni miserabili.
Qualche tempo dopo, amareggiato per quanto gli era capitato, Don Juan Bautista decise di lasciare Yunguyo per trasferirsi ad Arequipa, città di nascita della moglie e dove aveva mosso i suoi primi passi da emigrante, situata a circa quattrocento chilometri di distanza da Yunguyo. Qui, in Avenida Parra, n. 97, si era fatto costruire una bella casa, completata nel corso del 1932. In città, Don Juan Bautista Passano non dimenticò di certo il suo amore per la Patria lontana, tanto da entrare subito a far parte della celebre “Sociedad de Beneficiencia Italiana”, peraltro fondata dal suocero, Marco Gironzini nel 1890. E fu proprio ad Arequipa che il grande imprenditore ligure si spense prematuramente, all’età di 54 anni, la sera del 12 settembre 1938, pianto dalla moglie e dalla numerosa prole, tutta in tenera età, tanto che lo stesso figlio maggiore, Luis, allora diciassettenne studente liceale a Rapallo fu costretto a tornare in Perù, onde continuare la missione paterna e, quindi, per mantenere in vita quel piccolo, importante impero economico che il padre aveva messo su con tanta fatica e determinazione, qualità, queste, che gli italiani hanno sempre avuto e che hanno dimostrato di possedere anche nell’ospitale Perù.
Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare