Storia della famiglia Marchesiello, vanto della comunità italiana in Colombia
Nella seconda metà dell’Ottocento – lo abbiamo più volte ricordato su questo portale – l’emigrazione italiana in America subì un’impennata incredibile, portando così milioni di nostri connazionali nel Nuovo Continente, sparpagliati da Nord a Sud, non risparmiando, quindi, nessuno degli Stati Americani, come nel caso della Colombia, della quale non ci eravamo ancora occupati, nello specifico. La comunità italiana stanziata tra Bogotà, Barranquilla e gli altri centri più importanti dello Stato Centro-Americano non fu, in realtà, particolarmente consistente da un punto di vista numerico, almeno se la rapportiamo a quelle che avevano avuto vita in Argentina, Brasile, Cile, Uruguay e Venezuela, ma comunque fu egualmente importante, se non altro per la qualità delle professioni, il prestigio assunto da essa nella stessa Capitale, ma soprattutto per via degli affari economico-commerciali che i nostri connazionali avrebbero mantenuto in quel Paese, favorendo importanti interscambi con la Madrepatria. Non solo, ma non pochi esponenti della stessa Colonia avrebbero ricoperto – nello stretto giro di qualche decennio – posti chiave nelle Amministrazioni pubbliche, così come nel mondo della cultura e dell’imprenditoria, in generale. Un aspetto alquanto inedito di tale presenza è quello dato dalla folta rappresentanza di emigranti provenienti dalla provincia di Salerno, dalla Basilicata e dalla Calabria: una percentuale molto alta rispetto a quella di altre province e regioni italiane, ma soprattutto in una Nazione come la Colombia che certamente non era la meta più ambita da parte dello stesso flusso migratorio. A tale Comunità appartenne anche una sconosciuta famiglia di Montesano sulla Marcellana, per l’appunto in provincia di Salerno: quella dei Marchesiello, la quale giunse a Bogotà nel corso del 1889, peraltro in un contesto storico ancora molto delicato, nell’ambito dei rapporti diplomatici fra Italia e Colombia, innescati dal c.d. “Affare Cerruti”, scoppiato nel 1885 e sul quale offriremo un maggiore approfondimento in uno dei prossimi saggi. Come fecero molti loro compatrioti, sia in Colombia che in altri Paesi dell’America Centro-Meridionale, i Marchesiello avrebbero dato molto lustro all’Italia, come cercheremo di dimostrare attraverso questo modesto contributo.
Da Montesano sulla Marcellana (Salerno) a Bogotà
Il primo Marchesiello a mettere piede in Colombia, nel corso del 1889, fu Giuseppe, figlio di Francesco e di Agnese Volpe, nato a Padula il 7 novembre del 1852, il quale in Patria aveva esercitato per anni il mestiere di muratore. Unito in matrimonio con la cugina, Caterina Volpe, classe 1858, Giuseppe era già padre di Giuseppe Francesco di Paola, nato a Montesano sulla Marcellana, ove la famiglia si era nel frattempo trasferita, il 17 aprile del 1887. Raggiunta Bogotà, Giuseppe Marchesiello iniziò a lavorare sin da subito nel campo dell’edilizia locale, trasferendo in Colombia i segreti di un’arte millenaria, la stessa che ben presto gli avrebbe consentito di mettere su una vera e propria impresa di costruzioni. Grazie ad essa sopraggiunsero sia la prosperità che la notorietà, almeno nell’ambito della modesta Comunità italiana, la quale, allora, non superava in città le 150 unità. Di lì a qualche anno, la famiglia s’ingrandì, grazie anche alla nascita di Eleonora (Leonor), di Ines (in seguito coniugata Isaacs) e, molto probabilmente di altri figli, dei quali purtroppo non abbiamo al momento contezza. I Marchesiello, al di là della storia personale di José Francisco de Paula, della quale tratteremo a breve, hanno offerto alla Colombia vari esponenti, i quali hanno operato nei vari campi della Società, peraltro ancora presenti nel Paese, spesso alla guida di importanti gruppi commerciali e imprenditoriali, come nel caso della nota “Empresa Comercio Marchesiello”, tuttora attiva in Bogotà.
La stessa capostipite, Caterina (detta Catalina) Volpe de Marchesiello, godendo del cospicuo patrimonio accumulato dal marito, sarebbe presto diventata una delle donne più influenti di Bogotà, e non solo nell’ambito della Comunità italiana. Nei primi anni del Novecento, tanto per citare un esempio tangibile, la troviamo, infatti, fra le signore più attive nell’ambito della Chiesa Cattolica, in particolare fra i Salesiani di Bogotà e di altre località del Paese, segnalata tra le principali benefattrici. Non solo, ma sarà proprio lei a convincere il genero, il celebre pittore pisano Pietro Giulio D’Archiardi, marito della figlia Leonor, a realizzare l’altare della nuova Cattedrale di Igabué, alla quale la stessa Caterina aveva già elargito non poche offerte. I Marchesiello di Montesano sulla Marcellana sono stati, quindi, membri molto autorevoli e ascoltati fra gli italiani di Colombia, assicurando alla loro discendenza non solo un elevato prestigio, ricchezza e notorietà, ma anche una artistica Cappella di famiglia presso il Cimitero Monumentale di Bogotà, ove ancora oggi riposano le spoglie di Giuseppe e di sua moglie Caterina, quest’ultima morta il 19 giugno del 1941, con il dispiacere di non essere più potuta tornare in Patria, onde abbracciare per l’ultima volta i propri cari, a causa dello scoppio della 2^ guerra mondiale.
José Francisco de Paula Marchesiello, il “Re della carta stampata”
Il primogenito di Casa Marchesiello, José Francisco de Paula, giunse a Bogotà quando aveva appena compiuto due anni di vita, ragion per cui non conservava alcun ricordo della Terra natia, oltre ovviamente a quanto raccontato dai propri genitori e dagli altri parenti durante la fanciullezza e l’adolescenza. Non abbiamo particolari elementi cognitivi riguardo alla sua gioventù e, quindi, alla sua formazione scolastica. Attratto dalla letteratura e dalla studio in generale, Francisco de Paula, come verrà citato per tutta la sua esistenza, ricevette sicuramente un’istruzione superiore, molto probabilmente anche di livello Universitario. Sposato con Doña Maria Antonia Londoño, nata nel giugno del 1893 ad Antioquia, Francisco de Paula Marchesiello era divenuto padre di Ines, nata nel 1913, seguita poi da José Arturo, nato in data imprecisata e, infine, da Rafael Eduardo, venuto al mondo il 24 ottobre del 1929.
Riguardo al settore d’impiego, sappiamo solo, grazie ad un noto testo edito nel 1923, che nel corso del 1915, quando il rampollo del costruttore Don José Marchesiello aveva ormai raggiunto i ventotto anni d’età, egli era già un affermato giornalista, collaboratore del giornale “Il Nuovo Tempo”, ma anche proprietario e direttore di una rivista: “La Nueva Italia”, una pubblicazione bilingue che avrebbe rappresentato un vero e proprio baluardo dell’italianità in terra Colombiana. A seguito dell’entrata in guerra dell’Italia, nel maggio del 1915, il giornalista di origini Salernitane, autorevole membro della nota associazione “La Fratellanza Italiana”, avrebbe svolto un ruolo molto importante, sia a favore della mobilitazione volontaria fra gli emigranti che a favore della benemerita “Croce Rossa”, per la quale si adoperò in attività propagandistiche, di raccolta fondi e non solo. In quel frangente storico, la Comunità italiana vivente in Bogotà aveva raggiunto il migliaio di residenti e fra loro non pochi erano quelli partiti per andare a combattere in Europa. In perfetta sintonia con la Legazione italiana in Colombia, allora retta dal Marchese Enrico Durand de la Penne, Francisco de Paula Marchesiello fu il divulgatore per eccellenza di quello spirito patriottico, grazie al quale si moltiplicarono, anche attraverso i suoi contributi giornalistici, le sottoscrizioni a favore, oltre che della citata “Croce Rossa”, la quale gestiva anche l’ospedale italiano di Bogotà, anche a prò dei c.d. “Prestiti di Guerra”[1]. Oltre ad esercitare la propria professione nel campo giornalistico, Francisco de Paula Marchesiello era divenuto, nel frattempo, anche uno dei principali commercianti operanti nell’ambito dell’editoria, tanto da tenere aperto in Bogotà, esattamente in Calle n. 12, un grande magazzino ove i tipografi del Paese potevano acquistare, oltre alle macchine tipografiche prodotte in mezzo mondo, anche caratteri in piombo ed altro materiale tecnico per la stampa in generale. Il nostro Marchesiello fu, poi, il principale rappresentante e venditore in Colombia per conto della celebre “Società Nebiolo & Comp.”, fondata a Torino da Giovanni Nebiolo nel 1880. Nel 1918, quando Francisco de Paula aveva superato la trentina d’anni, fu persino citato da un noto Almanacco Colombiano, il quale lo definì <<…scrittore e cavaliere molto affermato nel commercio bogotano>>[2].
In ogni caso, la fama del Marchesiello fu dovuta essenzialmente alla sua penna e alla sua rivista. Giornalista ad ampio spettro, Francisco de Paula firmò articoli di elevata portata culturale, alcuni dei quali citati dalle bibliografie dei più grandi uomini della Colombia, come nel caso del famoso scrittore, giornalista e politico Jorge Isaacs, morto a Ibaguè, ove la famiglia Marchesiello era di casa, il 17 aprile del 1895 ed al quale il nostro protagonista dedicò l’articolo dal titolo “Por la Gloria de Isaacs”, pubblicato sulla rivista “CR”, n. 202 del 20 marzo 1920. Per quanto concerne, invece, la rivista occorre dire, tuttavia, che essa dovette spesso fare i conti con le varie crisi subite dalla “carta stampata” anche in Colombia. Dopo un paio di anni di interruzione, la medesima rivista riprese ad essere pubblicata, nel corso del 1922, a cadenza mensile e con una composizione che variava dalle 290 alle 320 pagine. Essa ebbe per titolo: “La Nueva Italia. Revista mensual de cultura italiana. Órgano de acercamiento comercial e intelectual entre Colombia e Italia. Comercio – Industria – Literatura – Arte – Política y Variedades”. La rivista fu stampata dalle rotative della “Editorial Marconi”, altrimenti detta “Casa Marconi”, che nel frattempo lo stesso Don Francisco de Paula Marchesiello aveva rilevato, gestendola nella sede legale di Carrera 8^, n. 176, ovviamente sempre a Bogotà.
Fra gli anni ‘20 e ‘30, Don Francisco de Paula Marchesiello divenne uno dei massimi esperti nel settore dell’Editoria, intesa anche come attività imprenditoriale svolta da editori e tipografi. E fu proprio tale celebrità che, alcuni anni dopo, avrebbe indotto, esattamente il 5 luglio del 1943, il Governo Nazionale a nominare, in sostituzione del Dottor Alfonso Restrepo, l’emigrante di Montesano sulla Marcellana Capo della Sezione Litografica della Tipografia Nazionale, un incarico particolarmente prestigioso che Don Francisco de Paula avrebbe esercitato con grande passione e competenza[3]. Nonostante le ricerche non siamo stati, purtroppo, in grado di conoscere la data di morte di Don Francisco de Paula Marchesiello. Scarne, infine, sono anche le notizie che riguardano il resto della famiglia. Sappiamo di certo che la moglie, Maria Antonia si spense a Bogotà nel 1950, mentre i figli, Ines e Rafael, rispettivamente il 16 febbraio del 1974 e il 10 novembre del 1993, mentre di José Arturo, il figlio intermedio di Francisco, possiamo solo aggiungere che egli avrebbe svolto una prosperosa carriera nell’ambito del Banco Nazionale Colombiano, nel quale era entrato nel 1940, in qualità di “Encargado de Oficina de Control de Cambios y Exportacion”, peraltro nella località di Honda, la stessa ove era rimasta a vivere l’adorata zia, Ines Marchesiello de Isaacs, moglie di Efrain Isaacs, nipote o comunque congiunto di quel Jorge Isaacs, l’uomo di cultura di origini ebraiche del quale abbiamo fatto cenno in precedenza[4].
Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare
[1]Cfr. Gli italiani nel Sud America e il loro contributo alla guerra 1915 – 1918, Buenos Aires, Arigoni e Barbieri Editori, 1923, p. 645.
[2]Cfr. Almanaque de Los Hechos Colombianos, 1^ Edizione, Bogotà, 1918, p. 307.
[3]Cfr. Repubblica de Colombia, <<Diario Oficial>>, 1943, p. 129.
[4]Cfr. Circolare n. 1223, Acta de dia del 29 de abril 1940 della Junta Directiva del Banco de la Repubblica.