Giorni di Storia

date, nomi, avvenimenti che raccontano il '900

ArchivioDateHistory FilesIn Primo Piano

25 aprile 1900. L’epopea della “Stella Polare”, l’esploratrice dell’Artico

25 aprile 1900. Latitudine Nord di 86° 33′ 49″. La nave Stella Polare conquista il proprio spazio nell’Artico raggiungendo il punto più alto mai stato toccato fino ad allora, a soli 380 km dal Polo Nord. La spedizione, di strabiliante grandezza per l’epoca, si svolse sotto l’egida della Società Geografica Italiana e del Club Alpino Italiano. Uno dei protagonisti indiscussi della missione fu l’allora ventisettenne Luigi Amedeo di Savoia, meglio conosciuto come il Duca Degli Abruzzi. Di fatto, nell’anno 1881, egli acquistò un veliero – chiamato Jason -impiegato nella caccia alle foche nei mari artici a Sandefjord, in Norvegia. Il Jason, una volta giunto nelle mani del nobile sabaudo, venne sottoposto ad alcuni lavori di modifica per essere adattato alle necessità della spedizione. Tali migliorie furono effettuate a Larvik, nel cantiere del signor Colin Archer. Occorre ricordare, e qui possiamo ulteriormente cogliere la grandiosità dell’impresa, che a bordo non esisteva alcun impiatto di telecomunicazioni. Di fatto, gli uomini della spedizione non poterono né inviare né ricevere notizie dal resto del mondo fino a quando non approdarono nuovamente nelle terre abitate di Tromsø.

La partenza di Nave “Stella Polare” il 12 giugno 1899 alle ore 11. Salpò da Christiania

Terminati i lavori e, con il nuovo nome Stella Polare, – non a caso la stella visibile a occhio nudo più vicina al Polo Nord celeste – la nave era ora pronta per la partenza. L’unico fattore mancante era la formazione dell’equipaggio di cui si occupò lo stesso Duca degli Abruzzi. Egli, insieme ai norvegesi al comando del capitano Julius Evensen, optò per il trentaseienne Capitano di Corvetta della Regia Marina Umberto Cagni, il trentunenne Tenente di Vascello Francesco Querini, il medico trentatreenne Achille Cavalli Molinelli, e infine, il cuoco trentacinquenne Gino Gini.

I preparativi per la spedizione iniziarono alla fine del gennaio 1899 con il sostegno del re Umberto I e della regina Margherita di Savoia.

Ugo Ojetti, inviato speciale del Corriere della Sera a Cristiania, in una corrispondenza del 29 maggio 1900 dal titolo “La spedizione polare del Duca degli Abruzzi” pubblicata in prima pagina scriveva dell’arrivo della Stella Polare dipinta in grigio e “recante in poppa lo stemma di Savoia”. Il cronista raccontò tutti i momenti salienti dell’attracco presso la dogana attirando una gran folla di curiosi. “Può filare dodici miglia all’ora – scriveva Ojetti -. La chiglia è stata ultimamente arrotondata in guisa che possa resistere meglio alle pressioni dei ghiacci. La macchina, della forza di 400 cavalli, è collocata nel mezzo. Il salone è situato nel mezo come si è fatto pure nel Frau l’anno scorso, quando venne restaurato per il secondo viaggio nelle regioni polari, verso il nord della Groenlandia, ove si trova ancora comandato da Svedrup. Al lati del salone sono due larghi corridoi per cui si accede nelle cabine degli ufficiali – proseguiva l’inviato del quotidiano milanese -. Ogni ufficiale ha una cabina, a cuccetta fissa. Le camere dei marinai son situate verso poppa, sono bene illuminate da lampade. Tutto sembra nuovo, le vernici sono ancor fresche. Del resto la nave sinora è vuota”. Lo stesso Ojetti documentava il 12 giugno la partenza della Stella Polare: “La nave si muove. Il Duca e gli ufficiali sul ponte di comando agitano i berretti. Restiamo tre soli italiani: Frigerio, Schoch e io, sventolando fazzoletti, mentre i fiocchi grigi del fumo ch’esce dalla macchina si perdono in fondo al nord…E dalla fortezza di Akrershus tuonano cinque colpi di cannone”.

La mappa della spedizione polare

Come riportarono gli stessi protagonisti della vicenda durante una conferenza tenutasi a Roma il 14 gennaio 1901 sotto gli auspici della Società Geografia Italiana, le giornate, compreso il Natale e il Capodanno, passavano serenamente tra “terre ghiacciate, rocce a picco scoperte, coste a pareti glaciali”.

Il primo luogo ad essere oltrepassato fu Arcangelo, successivamente si proseguì per l’isola di Northbook nell’arcipelago dell’imperatore Francesco Giuseppe fino ad arrivare al 7 agosto, giorno in cui si verificò il primo notevole inconveniente. Infatti, la nave rimase incagliata nella baia di Toeplitz, la baia più settentrionale dell’arcipelago appena menzionato. La situazione rimase in stallo fino all’8 settembre quando la pressione dei ghiacci sollevò l’imbarcazione sfondandone il fianco destro. A quel punto, fu evidente il rischio di sprofondamento e ciò rese impossibile la vita a bordo. Furono così sbarcati viveri, materiali, cani, persone e si provvide a piantare le tende e le baracche per lo svernamento.

I mesi a seguire furono duri e caratterizzati da una lotta alla sopravvivenza e da numerosi tentativi di sistemazione della nave. Finalmente, con grande sacrificio e un ingente spirito di squadra, l’equipaggio fu in grado di riparare la falla sul lato destro scavando il tratto danneggiato che venne coperto con tela catramata. L’11 marzo, l’imbarcazione riprese la navigazione sotto il comando del Comandante Cagni poiché, a causa dell’amputazione di due dita della mano sinistra, le condizioni di salute del duca Degli Abruzzi non erano delle migliori.

Il mese successivo, esattamente il 25 aprile, la Stella Polare entrò nella storia spingendosi fino alla latitudine più alta mai avvicinata, superando di pochi primi perfino la latitudine raggiunta dall’esploratore norvegese Nansen (86°14’). Attraversando ulteriori ostacoli lungo il tragitto di ritorno, l’11 settembre la nave rientrò a Christiania dove ebbe termine la spedizione. Essa venne poi donata dal Duca alla Regia Marina e si ritirò a La Spezia nel cui arsenale si perdette per un incendio. Considerata l’importanza dell’impresa, un cospicuo numero di oggetti fu recuperato e destinato all’esposizione presso il Museo Tecnico Navale della medesima città. Molti di questi, soprattutto i più ingombranti come lo specchio di poppa della nave, andarono distrutti durante il secondo conflitto mondiale. D’altro canto, quelli che si salvarono dai bombardamenti e dalle razzie, sono ancora oggi costuditi e visibili al pubblico. Innanzitutto, nella suggestiva Sala delle Polene troviamo il cosiddetto fregio di prora che ornava il bompresso, l’albero orizzontale di prora. Detto anche “serpe di prora” per la sua forma, esso si presenta con uno scudo con croce rossa su sfondo bianco in posizione centrale. Le decorazioni laterali, dorate su fondo bianco, rappresentano rami di acanto arricchiti da piccole volute forse simboleggianti il fiore.

Il modello della “Stella Polare” conservato presso il Museo Tecnico Navale di La Spezia

Nel salone principale del museo, all’interno di una teca opportunamente allestita, giace un modello in legno della nave. A contorno di esso, sono inoltre esposti alcuni interessanti oggetti utilizzati dal personale di bordo come, ad esempio, parte dell’attrezzatura da cucina, alcuni fanali, una campana, la bussola e un megafono di bordo. Particolarmente significativi sono i segacci impiegati nella liberazione dell’unità dai ghiacci della banchisa polare in testimonianza dei disagi occorsi all’equipaggio durante l’epopea artica.

Stella Merlini
Storica

Le caratteristiche tecniche della “Stella Polare”

Una dedica speciale al comandante Cagni

«Penso.(…). la volontà spietata e senza voce che ti facea lo sguardo come il taglio della piccozza.(…).il maglio invisibile che schiacciava i blocchi enormi.(…). le slitte tratte fuori dalle crepe improvvise; la costretta man dolorosa ai ruvidi lavori.(…). la galletta muffita per panatica, all’ansante sete il sorso dell’acqua fetida, ogni penuria, ogni miseria.(…). Le dighe bianche s’alzavano, crollavano.(…).E tu dicevi a te: «Più oltre».

L’Oceano era un bàratro di rotte isole. E tu dicevi a te: «Più oltre». Sparivano i due solchi in un tumulto raggiante informe immenso. E tu: «Più oltre!»…»

(LaudiCanzone a Umberto CagniGabriele D’Annunzio)