70 anni fa la Liberazione. Luoghi della memoria per non dimenticare
Tre luoghi della memoria da riscoprire e raccontare alle nuove generazioni a 70 anni dalla Liberazione. Un itinerario museale che diventa un percorso storico-didattico sulle vicende legate alla Seconda guerra mondiale e, in particolare, a tutti gli eventi che accaddero dopo l’8 settembre 1943, data simbolo dell’armistizio.
“Si tratta di tre luoghi che sono integrati tra loro, legati da un filo conduttore: violenza e violazione dei diritti umani a cui si è contrapposta una scelta volontaria di coscienza; resistenza armata e resistenza senza armi – spiega il prof. Enzo Orlanducci, presidente dell’Anrp, l’Associazione nazionale reduci dalla prigionia -. Il Museo storico della Liberazione di Via Tasso e le Fosse Ardeatine sono veri e propri luoghi della memoria, perché quegli stessi spazi hanno visto perpetrare rispettivamente violenze, torture o uccisioni di massa. La Mostra permanente, dedicata agli Internati Militari Italiani 1943-1945 – aggiunge Orlanducci – ha una natura ancora diversa rispetto agli altri due, per il fatto che individuare a Roma un luogo storico con una giusta connotazione, un sito specifico dove gli IMI siano stati anche per breve tempo non esiste; pertanto la scelta di un qualunque spazio a scopo commemorativo avrebbe costituito sempre un non luogo, essendo svincolato da un nesso storico e fisico con la vicenda IMI”.
Il Museo di via Tasso è stato istituito sessant’anni fa e proietta il visitatore in una tragica realtà vissuta e testimoniata da segni ancora presenti sulle pareti, nelle stanze, ricordata attraverso la documentazione e le testimonianze. Durante l’occupazione nazifascista di Roma, quel palazzo divenne tristemente famoso come luogo di reclusione e tortura da parte delle SS per oltre 2000 antifascisti, molti dei quali caddero fucilati a Forte Bravetta e alle Fosse Ardeatine. Le celle restaurate come i tedeschi in fuga le lasciarono, popolate dalle memorie e persino dai graffiti originali tracciati da chi vi patì tortura e privazioni prima di vedersi strappata la vita, sono testimoni del dramma e della scelta civile di italiani di ogni ceto e di ogni famiglia politica che diedero vita alla Resistenza. Non si tratta quindi di un museo nel senso più comune del termine, ma piuttosto di un realistico e reale monumento, un documento storico che ne contiene altri e le cui stesse pareti sono testimoni capaci di suscitare emozione.
Le Fosse Ardeatine, a cui ha reso omaggio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come primo atto nel giorno della sua elezione, è un luogo simbolo della Resistenza, tristemente famoso per l’eccidio di 335 prigionieri da parte delle truppe di occupazione tedesca. Il 23 marzo 1944, in un’azione di guerra a Roma in via Rasella, un gruppo di partigiani uccideva 33 soldati nazisti e ne feriva 38. Pronta la risposta tedesca: per ogni soldato ucciso sarebbero stati eliminati dieci italiani. Furono 335 le vittime, scelte a caso, tra le quali diversi militari e politici, tradotti dal carcere di via Tasso, numerosi ebrei e civili. La cava e quei 335 parallelepipedi tutti uguali che simboleggiano le persone uccise, invitano ad una riflessione silenziosa.
Il Museo dedicato agli Imi. La sede dell’Anrp, in via Labicana 15, per sua storia può considerarsi la “casa dei Reduci” ed è stata scelta come un luogo ”non luogo” da dedicare agli IMI. La mostra è un percorso storico/documentaristico con indirizzo didattico/formativo, finalizzata a delineare attraverso un originale allestimento tutte le vicende degli IMI, una puntuale ricostruzione di percorsi collettivi e individuali, un significativo e attendibile “spaccato” in cui parole, immagini e documenti ricostruiscono la loro storia. Il materiale espositivo è affidato a una serie di pannelli di sintesi e di supporti comunicativi multimediali dislocati nelle varie sale, che si strutturano secondo linee cronologiche e allo stesso tempo tematiche. Per ogni blocco tematico sono dislocate postazioni con un repertorio di testimonianze video a cui si affianca la documentazione cartacea originale (lettere, fotografie, disegni, documenti etc.) e semplici oggetti di uso comune che evocano la vita quotidiana nel lager.
Il percorso museale integrato e l’itinerario didattico in questi tre luoghi della memoria, peraltro vicini tra loro, è un’opportunità per approfondire gli aspetti di un importante periodo storico del nostro Paese, nonché per operare confronti e riflessioni, al fine di acquisire, attraverso la consapevolezza delle tragedie del passato, un modo di pensare e di agire volto promuovere pace e coesione europea.