Luigi Cortese: dalle trincee della “Grande Guerra” all’ambasciata d’Italia in Colombia (1891-1967)
Nel 1950, in virtù del Decreto del Presidente della Repubblica n. 1168 in data 12 giugno, fu soppressa a Bogotà la gloriosa Legazione d’Italia e istituita, nel contempo, l’Ambasciata d’Italia in Colombia. Era stata, questa, una precisa volontà che l’allora Ministro degli Affari Esteri, il Conte Carlo Sforza, aveva espresso a Bogotà, incontrando le massime autorità di quella Repubblica, in occasione della poco conosciuta “Missione straordinaria in America Latina”, che lo Statista italiano realizzò dal 23 luglio al 5 ottobre del 1949. In quella circostanza, il prestigioso e delicato incarico fu attribuito ad un Diplomatico di vastissima esperienza. Ci riferiamo al Comm. Luigi Cortese, allora quasi sessantenne, il quale, a onor del vero, avrebbe tenuto le redini della rappresentanza italiana nel Paese Latino-americano poco meno di un anno, per quanto intenso esso fu. A lui è dedicato il presente saggio: un modesto ricordo di un grande “Servitore dello Stato”, il quale, come vedremo, a breve ricoprì incarichi di altissimo prestigio, nella sua lunga ed esaltante carriera.
Da Napoli alla “Grande Guerra” (1891 – 1918)
Luigi Cortese nacque a Napoli il 21 maggio 1891, figlio di Luca, membro di una nobile e agiata famiglia di origini Lucane e di Elisabetta Ischia. Laureatosi dapprima in Giurisprudenza presso la Regia Università di Napoli, nel 1914, proseguì gli studi universitari, iscrivendosi alla Facoltà di Filosofia, ove otterrà la laurea solo nel corso del 1920, avendo preso parte all’ultimo anno della “Grande Guerra”. Nominato Sottotenente di complemento nella Specialità del Commissariato Militare a far data dal 27 febbraio 1918, fu in seguito ufficiale di Sussistenza, raggiungendo il grado di Tenente. Tornato a Napoli vi rimase sino al 1° gennaio del 1923, allorquando fu assunto presso il Ministero degli Affari Esteri. In seguito, partecipò al concorso quale “volontario nella carriera diplomatico-consolare”, in virtù del quale, il 21 luglio 1924, fu assunto e destinato presso lo stesso Ministero[1]. Il Cortese rimase a Roma sino al 1° gennaio 1925, data a decorrere dalla quale fu nominato Segretario alla Conferenza Italo-Germanica per il trattato di commercio. Il 23 luglio successivo fu, quindi, destinato, quale “Addetto” alla Legazione d’Italia in Addis Abeba, ove assunse servizio il successivo 21 agosto. Il 24 gennaio del 1926 otteneva il primo grado di un’ambita onorificenza, quella di Cavaliere del prestigioso Ordine della Corona d’Italia, mentre il successivo 1° giugno la promozione a Vice Segretario di Legazione. Tornato a Roma, Luigi Cortese avrebbe prestato nuovamente servizio presso il Ministero degli Affari Esteri, a far data dal 23 giugno 1927. Qui sarebbe stato raggiunto dalle promozioni a Console di 3^ classe con titolo di Segretario di Legazione (1° luglio 1927) e di 2^ classe (1° maggio 1928). In questo frangente ricoprì l’importantissimo incarico di Segretario presso l’Ufficio Storico Diplomatico. Il 6 agosto del 1929 fu, poi, destinato a L’Aja, quale Segretario della Delegazione Italiana alla Conferenza internazionale per le riparazioni. Qui l’avrebbe raggiunto la nomina a Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia. Tornato in Patria riprese il precedente incarico presso l’Ufficio Storico. Nel 1934 entrò, invece, a far parte del Gabinetto del Ministro degli Affari Esteri (incarico che in quel frangente era retto dallo stesso Benito Mussolini). In tale veste avrebbe fatto parte della delegazione che partecipò alla nota “Conferenza di Stresa”[2]. Nel 1936 viene, quindi, nominato Direttore Generale degli Affari Transoceanici. Dal 1937 al 1938 fu, invece, Console Generale a Mukden (Manciuria), poi Ministro Plenipotenziario a Hsing-King e successivamente, fino al 1940, avrebbe ricoperto il ruolo di Ministro Plenipotenziario, sempre nel Manciukuò. Dall’aprile 1940 al maggio 1945, Luigi Cortese avrebbe svolto, invece, il delicatissimo incarico di Console Generale a Ginevra. Durante la lunga permanenza in Svizzera, egli avrebbe stretto rapporti d’amicizia con gran parte degli antifascisti italiani rifugiati in quel Paese, primo fra tutti Luigi Einaudi, il futuro Presidente della Repubblica Italiana. Dopo la guerra, il Diplomatico napoletano riprese gli incarichi amministrativi preso lo stesso Ministero degli Affari Esteri. Promosso Ministro di 1^ classe nel corso del 1947, il Cortese fu così destinato, con le credenziali di Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario, alla Legazione d’Italia in Siria, raggiungendo così Damasco il 27 settembre dello stesso anno. L’8 novembre dell’anno seguente lo troviamo, invece, al Quirinale, in visita di cortesia al Presidente Einaudi, con il quale – lo abbiamo già ricordato in precedenza – aveva stretto una cara amicizia. La sua presenza a Damasco fu, tuttavia, resa particolarmente difficile a causa della precaria situazione venutasi a creare in quel Paese, all’indomani della proclamazione dell’indipendenza[3].
Luigi Cortese, primo Ambasciatore d’Italia in Colombia (1950 – 1951)
Nel corso dello stesso 1950, appena ottenuta la firma del Decreto Presidenziale con il quale s’istituiva in Bogotà l’Ambasciata della Repubblica Italiana, fu lo stesso Ministro degli Affari Esteri, Conte Carlo Sforza, anche lui Diplomatico di carriera, già titolare di tale Dicastero dal 1920 al 1921, a scegliere il Comm. Luigi Cortese quale primo Ambasciatore d’Italia in Colombia. Il Ministro Cortese lasciò, quindi, la Siria alla volta della Colombia, ove giunse nel corso della stessa estate del 1950, presentando le tradizionali lettere credenziali al Presidente di quello Stato, Luis Mariano Ospina Pérez. L’Ambasciatore napoletano ereditò così la guida della Rappresentanza italiana in Colombia, sin lì retta dal Ministro Plenipotenziario, Console Generale Dino Secco Suardo, il quale aveva assunto la titolarità della storica Legazione nel corso del 1948, per poi essere trasferito, quale Ambasciatore, in Guatemala. La sua nomina coincise con un avvenimento mondiale di grande importanza, la poco conosciuta “Mostra Colombiana internazionale”, che si tenne a Genova, a Palazzo San Giorgio, dal 12 ottobre dello stesso 1950 al 12 ottobre dell’anno seguente. Di tale evento, il Ministro Cortese fu membro del “Comitato d’Onore”, partecipando così alla solenne cerimonia di inaugurazione. I mesi che il Comm. Cortese trascorse in Colombia non furono certo facili, tenendo peraltro presente il fatto che il Paese era piombato nuovamente nel caos, tra un colpo di Stato e l’altro. Nell’agosto dello stesso 1950, era subentrato al Presidente Ospina Pérez il suo Ministro degli Affari Esteri, Laureano Eleuterio Gómez Castro, del Partito Conservatore Colombiano, il quale sarebbe passato alla storia per aver scatenato il terrore nelle campagne, sterminando i contadini, i quali, a quel punto, risposero con l’organizzazione della guerriglia, portata sin nelle Regioni dell’altopiano. Vittime della sua persecuzione lo sarebbero state anche le Missioni protestanti, innescando così il risentimento da parte degli Stati Uniti d’America. Il Presidente Gómez Castro non concluse il suo mandato per motivi di salute e fu costretto, nel novembre del 1951, a cedere il potere a Roberto Urdaneta Arbeláez, che lo gestì ad interim fino al giugno 1953. L’Ambasciatore Cortese rimase, in verità, a Bogotà sino all’aprile del 1951, allorquando fu sostituito dal Comm. Carlo Fecia di Cossato, già Ministro Plenipotenziario all’Avana. Il Cortese avrebbe lasciato per sempre l’America Latina, con una grande amarezza nel cuore: quella di dover salutare per sempre i compatrioti italiani, sia quelli viventi in Bogotà, sia quelli facenti parte delle altre Comunità sparse nelle principali città del Paese, quali Cali e Medellin, proprio in un contesto storico molto critico per quella Nazione.
Gli ultimi anni di servizio e l’epilogo (1951 – 1967)
Tornato, dunque, in Italia, il sessantatreenne Luigi Cortese fu, molto probabilmente, destinato ad un incarico di prestigio nell’ambito del Ministero degli Affari Esteri. L’Ambasciatore Cortese avrebbe, infatti, usufruito della grande stima dello stesso Capo del Governo, Alcide De Gasperi, soprattutto allorquando quest’ultimo fu costretto ad assumere l’interim del Ministero degli Affari Esteri, a seguito della scomparsa del Conte Sforza, morto il 4 settembre del 1952. Fu proprio il De Gasperi che lo mantenne al Ministero per un lungo periodo. Il Cortese avrebbe, infatti, ripreso gli incarichi diplomatici all’estero solo di lì a qualche anno. Il 18 maggio del 1955, il Comm. Cortese fu, quindi, ricevuto al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, in visita di dovere, prima di partire alla volta della Polonia. A Varsavia, l’Ambasciatore napoletano prese il posto del collega Giovanni Battista Guarnaschelli. Anche durante il cui soggiorno nel grande Paese dell’Est Europeo, Luigi Cortese incentrò il suo mandato nel conseguimento di visibili risultati operativi, nonostante Egli si trovasse a vivere, in effetti, gli ultimi tempi della sua carriera. Ufficialmente in pensione dal 1° giugno 1956, l’Ambasciatore rimase alla guida della rappresentanza italiana in Polonia sino al 1958, allorquando al suo posto, giunse a Varsavia l’Ambasciatore Pasquale Jannelli. Rientrato definitivamente in Italia, il Cortese si stabilì, molto probabilmente, a Roma, ove da anni era proprietario di un appartamento. E fu proprio nella Capitale, ove con la famiglia aveva dimorato a più riprese, sin dal lontano 1924, che l’anziano Diplomatico in pensione si sarebbe spento, nel corso del 1976.
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare
[1] La carriera diplomatica fu, poi, seguita anche dal fratello più piccolo, Paolo, nato a Portici il 15 dicembre del 1894.
[2] Dall’11 al 14 aprile del 1935, Stresa fu al cento della politica mondiale, in quanto ospitò un incontro internazionale che poteva cambiare le sorti del mondo da lì a venire e probabilmente evitare, o quando meno attenuare, la Seconda guerra mondiale. Fu, quindi, l’ultimo tentativo comune di fermare l’ascesa della Germania nazista.
[3] L’indipendenza della Siria era stata riconosciuta il 1º gennaio 1946, mentre le ultime truppe straniere lasciarono il Paese il 17 aprile successivo. Primo Presidente della Repubblica indipendente fu eletto il veterano nazionalista Shukri al-Quwwatli. Da quel momento in avanti sarebbe sorto un periodo d’instabilità, costellato da numerosi cambi di governo e da ben tredici colpi di Stato, il primo dei quali si concretizzò nel 1949 contro al-Quwwatli, a seguito della sconfitta subita nel corso della guerra arabo-israeliana del 1948, condotto da Husni al-Za’im.