Pietro Vinciprova, il giornalista italo-americano con la passione per gli scacchi
Ho affrontato in questi anni, anche su questo seguitissimo portale storico, il tema degli emigrati italiani nel mondo, raccontando storie inedite di tanti nostri connazionali che, spesso costretti a lasciare l’Italia, per mancanza di lavoro, hanno avuto la possibilità non solo di vivere decorosamente ma anche di progredire. Ciò in Paesi nei quali – occorre evidenziarlo – contava molto di più la meritocrazia, rispetto ad altri fattori dei quali noi italiani siamo purtroppo maestri. Ancora una volta desidero proporre ai nostri lettori il tema della c.d. “fuga dei cervelli”, che ribadisco è stata ed è tuttora una vera iattura. Fra i tantissimi italiani emigrati negli Stati Uniti d’America, Nazione nella quale ebbero modo di farsi conoscere, vi è anche il personaggio di cui vi parlerò oggi: il Dottor Pietro Vinciprova, originario della provincia di Salerno, figlio di un patriota del Cilento, ma soprattutto “Uno dei Mille” del Garibaldi e ufficiale del Regio Esercito italiano, Leonino Vinciprova, il quale, dopo aver tentato invano la professione di editore, pensò bene di raggiungere Ellis Island.
Da Omignano a Genova passando da Salerno (1861 – 1904)
Si era da poco conclusa la campagna di liberazione del Sud Italia, ma soprattutto erano trascorsi solo pochi mesi dalla proclamazione ufficiale dell’avvenuta costituzione del Regno d’Italia (17 marzo 1861), allorquando ad Omignano, un piccolo villaggio dell’entroterra Cilentano, il 5 di maggio, la signora Clementina Sodano, di anni trentasette, dava alla luce, verso le ore tre del mattino, il piccolo Pietro Paolo Alfonso, ennesimo arrivato nella casa avita del facoltoso possidente, Don Leonino Vinciprova, un cinquantenne che in quel frangente si trovava a servire sotto il Regio Esercito in qualità di Maggiore di Fanteria del “Corpo Volontari Italiani”, dopo essere stato dei “Mille”, combattendo così tra le fila dell’Esercito Meridionale (XVI Divisione)[1]. Battezzato col nome del nonno paterno lo stesso giorno della nascita presso la Parrocchiale di Omignano, Pietro visse solo per qualche tempo nel Cilento, dovendo poi seguire il padre nei suoi spostamenti di servizio. Visse, quindi, anche tra Genova, Salerno e a Torre del Greco, ove il vecchio Leonino si spense l’8 febbraio del 1874, con il grado di Maggiore in aspettativa, seguendo, nel frattempo, le varie tappe scolastiche, fino a livello universitario. Amico personale del Generale Garibaldi, Leonino Vinciprova era stato uno dei più convinti liberali della provincia di Salerno, coinvolto nel movimento Carbonaro sin dal 1833, affiliandosi alla “Giovane Italia”. Tra gli organizzatori dei “Moti del Cilento” del 1848, seguì poi l’amato Generale sino a Roma, partecipando così alla difesa della gloriosa Repubblica Romana.
Dopo il triste epilogo di questa, Leonino fu costretto, come lo era stato lo stesso Barone Mazziotti, a rifugiarsi a Genova, non potendo più rientrare in Patria, essendo ricercato dalla polizia politica del Borbone. Nella città della Lanterna il patriota cilentano visse, quindi, sino al fatidico 5 maggio del 1860, occupandosi della gestione di alcune miniere di manganese[2]. Con lo scioglimento dell’Esercito Meridionale, dopo la battaglia del Volturno, il Maggiore Vinciprova fu incorporato nel Regio Esercito italiano, ove però sarebbe rimasto solo per alcuni anni, venendo, infatti, colpito dai c.d. “limiti d’età”, posto quindi in aspettativa a far data dal 3 ottobre 1864. La famigliola, composta da lui, dalla moglie e dal piccolo Pietro Paolo visse, quindi, tra Salerno, Omignano, Pollica e Genova. Nel capoluogo ligure, ove Leonino aveva vissuto, come ricordato prima dal 1849 al 1860, vivevano ancora alcuni esponenti della citata famiglia Mazziotti, mentre il Vinciprova era cointeressato con gli stessi Mazziotti in alcune attività imprenditoriali. Tanto per citare un esempio concreto, ricordiamo che la stessa vedova Vinciprova, Clementina Sodano, ancora verso la fine degli anni ’70 risultava concessionaria, unitamente ai fratelli Pietro, Matteo e Diomira Mazziotti, di una miniera di manganese nei pressi del Comune di Framura (Spezia), motivo, questo, che aveva portato il nostro protagonista a viaggiare spesso tra una regione e l’altra[3].
Agli inizi degli anni ’80, il Dottor Vinciprova s’unì in matrimonio con la signorina Michelina Volpe, sua compatriota, dalla quale ebbe, l’8 settembre del 1883 il primogenito, Leonino, nato ad Omignano. Negli anni seguenti il Dottor Vinciprova si diede all’amministrazione dei beni di famiglia, rimanendo così a vivere nella stessa Omignano. Qualche tempo dopo la famiglia si sarebbe trasferita a Pioppi, una frazione del Comune di Pollica, andando a vivere nel palazzotto eretto in prossimità di quella spiaggia ed oggi sede del prestigioso Museo del Mare. Qui vi sarebbero nati Eduardo, il 5 ottobre del 1892 e Lorenzo, il 18 gennaio del 1897. Non sappiamo né dove, né quando Pietro Paolo Vinciprova sia approdato all’affascinante mondo del gioco degli scacchi, sicuramente uno sport non molto diffuso nel nostro Meridione, almeno allora. Il Vinciprova non fu semplicemente un appassionato del gioco, ma lo praticò anche a livello agonistico, tanto da far parte della celebre “Unione Scacchistica Italiana”, sorta a Torino il 1° gennaio del 1898, presso la stessa Sede Centrale del nobile Sodalizio[4]. Dalla stessa “Rivista” dell’U.S.I. apprendiamo, quindi, della partecipazione del Vinciprova ai vari tornei, gran parte dei quali organizzati per corrispondenza, tornei che si tennero nel corso dello stesso anno ed alcuni dei quali vinti con ottimi piazzamenti. Successivamente, verificata l’impossibilità di perpetuare la tradizione paterna legata alla coltivazione della terra e alla vendita dei relativi prodotti, Pietro Paolo Vinciprova decise di trasferirsi a Salerno, ove si buttò nel campo dell’editoria. A Salerno nacquero i suoi due ultimi figli, Venezia, il 3 marzo del 1902 e Giuseppe, il 16 gennaio del 1904. E fu proprio il 1904 l’anno della svolta, l’anno in cui il Dottor Pietro Paolo Vinciprova decise di cambiar vita, nella speranza di poter dare ai figli un’avvenire migliore.
L’avventura Newyorchese (1904 – 1928)
Agli inizi del Novecento la comunità Cilentana a New York era ormai ben consolidata, ma soprattutto ben nutrita. Molti amici e conoscenti del Vinciprova gli avevano fatto sapere che nella già allora grande metropoli Americana le prospettive di carriera erano ben diverse rispetto a quelle Italiane. Un uomo come lui, bella penna ma soprattutto persona ben addentrata nel mondo dell’editoria e della carta stampata in generale avrebbe certamente avuto anche la possibilità di esercitare la professione di giornalista, come era suo desiderio da molti anni. Pietro Paolo partì da Napoli il 24 febbraio del 1904, imbarcandosi a bordo del piroscafo “Lombardia”, che lo avrebbe condotto a Ellis Island, ove giunse il successivo 10 di marzo. Il resto della famiglia lo avrebbe, invece, raggiunto l’11 maggio seguente, essendo partita dal porto di Salerno a bordo del piroscafo “Roma”.
Certamente i primi anni vissuti a New York non furono facili, se non altro per via della lingua, che tutti furono costretti ad assimilare in un brevissimo lasso di tempo. Negli anni che seguirono a complicare il processo di “naturalizzazione” in America intervenne la decisione di Michelina Volpe di tornarsene in Italia, volendo vivere nella sua amata città di Salerno. E fu proprio qui che la povera madre di famiglia morì prematuramente, il 17 aprile del 1909, assistita amorevolmente dal primogenito Leonino e dall’unica figlia, Venezia. Leonino, che in Italia avrebbe compiuto gli studi superiori, laureandosi in Legge, sarebbe entrato nell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, scalando così le varie tappe della carriera in Polizia. Pietro Paolo Vinciprova e il resto della famigliola rimasero, invece, a vivere nella “Grande Mela”, tanto da ottenere dalla Corte Suprema la definitiva “naturalizzazione” Americana, in data 29 dicembre del 1921. Il Dottor Vinciprova, oltre a padre premuroso che diede a tutti i figli un’istruzione di livello universitario nella stessa New York (il figlio più piccolo, Joseph alcuni anni dopo divenne un esponente di spicco del Partito Democratico), fu un giornalista di ampio respiro, un uomo che si fece apprezzare soprattutto per il suo elevato livello culturale. Negli anni che visse negli Stati Uniti collaborò con molti quotidiani e periodici, anche di elevata importanza e diffusione, seguito a ruota dal figlio Eduardo, che già nel 1917 troviamo iscritto all’ordine dei Giornalisti[5]. Avrebbe esercitato tale professione sino al suo ultimo giorno di vita, il 24 giugno del 1928, allorquando si spense presso l’ospedale di Brooklyn, nella Contea di Kings, assistito dai suoi adorati figlioli, Eduardo, Lorenzo e Giuseppe, che fino all’ultimo istante lo avevano sfidato inutilmente a scacchi. La ferale notizia giunse in Italia grazie ad un celebre periodico dell’epoca, “Il Carroccio – The Italian review”, il quale dedicò al tragico evento un breve trafiletto. Ovviamente, come è molto spesso successo nel nostro distratto e sonnecchiante Paese, nella sua Patria d’origine l’epilogo finale del celebre emigrato di Omignano non fu degno di nota, a differenza di quanto era accaduto alla camicia rossa Leonino Vinciprova, morta oltre cinquant’anni prima, ma alla cui memoria la città di Salerno dedicò doverosamente un’apposita via.
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare
[1] Leonino Vinciprova nacque ad Omignano il 14 marzo del 1809, quindi in pieno “Decennio Francese”, da Pietro Paolo e da Elisabetta Elia. Possidente fu, poi, nominato amministratore dell’azienda agricola del Barone Francesco Antonio Mazziotti, nobilissima figura di liberale e di patriota, con il quale era imparentato.
[2] Vgs. Gennaro De Crescenzo, I Salernitani nell’epopea Garibaldina del 1860, Salerno, Tip. Luigi Jovane, 1939, p. 70 e ss.
[3] Cfr. Circolare della Prefettura di Genova in data 28 giugno 1879, in <<Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia>>, n. 138 dell’8 luglio 1879.
[4] Cfr. Unione Scacchistica Italiana, “Elenco dei Soci che pagarono la loro quota pel 1900”, in <<Rivista Scacchistica Italiana>>, aprile 1900, p. 104.
[5] Cfr. The American Pressman, vol. 28, 1917, p. 41.