Gaspare Michele Gloria, vita di un nobile servitore d’Italia
<<La morte del Conte Gloria, ministro d’Italia, molto amato e stimato non solo dai connazionali, ma dagli stessi Colombiani, fu una perdita deplorevole per i rapporti fra le due nazioni. Funge adesso provvisoriamente da ministro il signor Lorenzo Codazzi>>[1]. Fu con tale frase che il saggista Raniero De Dorfo ricordò, sulla rivista della “Società Geografica Italiana”, anche se cinque anni dopo l’evento, la immatura scomparsa del conte Gaspare Michele Gloria, una nobilissima figura di Diplomatico italiano, morto prematuramente a migliaia di chilometri dalla sua Patria natia, e ciò mentre rappresentava egregiamente l’Italia a Santa Fé di Bogotà, Capitale della Repubblica di Colombia. La morte in servizio del conte Gloria destò particolare impressione, soprattutto in Colombia, ove il diplomatico piemontese si trovava dal settembre 1886, operando faticosamente nel tentativo di ricomporre la gravissima crisi internazionale causata dalla nota “Questione Cerruti” [2] (vertenza per la quale era stato nominato anche membro dell’apposita “Commissione Internazionale”), a seguito della quale i rapporti fra i nostri Paesi sarebbero rimasti molto tesi sino al 1899, circa. Lo vogliamo ricordare attraverso queste brevi note.
Da Torino a Bogotà (1844 – 1891)
Gaspare Michele Maria Antonio Pietro Gregorio, dei conti Gloria, nacque a Torino il 14 novembre del 1844, figlio primogenito di Gian Pietro Gloria, Consigliere della Regia Suprema Corte di Cassazione dei Regi Stati Sardi e della contessa Maddalena Cucchi, dei nobili di Bergamo. La famiglia Gloria sarebbe stata allietata anche da altre nascite. Nell’ordine: Felice Maria (2 dicembre 1846), futuro Sacerdote, Vittorio Girolamo (14 novembre 1847), poi Tenente di Vascello della Regia Marina, Medaglia d’Argento al Valor Militare, morto a Napoli nel 1885 e Giuseppe Antonio (13 aprile 1849), Capitano di complemento di Cavalleria[3]. Laureatosi in Giurisprudenza, il 16 dicembre del 1863 presso la Regia Università di Torino, Gaspare Michele Gloria entrò, il 5 febbraio del 1865[4], nel Corpo Consolare, inizialmente assegnato allo stesso Ministero, Ufficio del Bilancio e, dopo qualche mese, destinato ad Alessandria d’Egitto[5], che lasciò temporaneamente, nel 1866, per partecipare, da volontario, alla 3^ guerra d’indipendenza nel Corpo dei Volontari (“Guide”). Ripresa la carriera diplomatica, prestò, quindi, servizio a Bucarest, poi a La Calle (Algeria), il 17 giugno 1875, quindi a La Goletta, in Tunisia, 6 marzo del 1877, in qualità di Vice Console di 2^ classe. Qui vi rimase sino al 6 giugno del 1878, allorquando fu nominato Vice Console al Cairo. E fu proprio mentre si trovava in Egitto che il Console Gloria, nel giugno-luglio del 1882 si sarebbe distinto, nel corso del gravissimi disordini popolari innescati dalla rivolta di Arabi Pascià, tesa a sottrarre l’Egitto (nominalmente vassallo della Turchia) a controllo anglo-inglese[6].
L’11 luglio, senza peraltro aver chiesto l’intervento di Italia e Francia, bombardarono Alessandria d’Egitto, onde sedare la rivolta. Ne nacque una vera e propria strage di innocenti, soprattutto fra commercianti, marittimi e normali emigrati dei Paesi europei presenti in loco. Nel giro di pochi mesi, l’intero Egitto verrà occupato dagli inglesi, i quali vi rimarranno per molti anni ancora. Fu, quindi, proprio in quei giorni che il Console Gloria si prodigò, anima e corpo, pur di salvare la vita a tanti nostri connazionali, ma anche ad altri cittadini, francesi (peraltro accolti nella sede del Consolato, al Cairo) e inglesi, fra i più odiati dal Pascià, i cui miliziani s’abbandonarono a vere e proprie stragi di innocenti[7].
Non solo, ma si fece davvero in quattro onde favorire l’immediato rimpatrio degli italiani e degli stessi francesi in Patria, nel corso di una delicata missione che si concluse il 19 luglio, con la partenza sua e degli ultimi connazionali in colonna dalla stessa Cairo alla volta di Alessandria, scortata in treno da soldati arabi, che riconoscevano nel Diplomatico italiano la figura del vero “combattente”[8]. Nel 1883, Gaspare Michele Gloria raggiunse Rio de Janeiro, ove rimase sino al 1885, allorquando fu nominato Ministro residente in Guatemala e, infine, in Colombia, in qualità di Ministro Plenipotenziario residente e Console Generale a Bogotà, nominato con Regio decreto del 5 settembre ’86. A Bogotà, ove già allora era molto significativa la presenza degli italiani, il conte Gloria fu coadiuvato dal Vice Console Lorenzo Codazzi, figlio del noto Generale ed Ingegnere italiano, Agostino Codazzi, uno dei più grandi esploratori, cartografi e uomini di scienza che avevano operato in Venezuela e in Colombia alcuni decenni prima.
Assieme al Codazzi, il Ministro Gloria operò ininterrottamente non solo per difendere gli interessi dei propri connazionali, purtroppo vittime del clima di diffidenza che stava accompagnando la “Questione Cerruti”[9], ma anche per favorire le iniziative commerciali, artistiche e imprenditoriali varate da tanti geniali compatrioti, quali l’Architetto Pietro Cantini e l’esploratore della “Società Geografica Italiana”, Cav. Carlo Vedovelli di Breguzzo (1838 – 1897), che del conte Chiara era un grandissimo amico, tanto da parlarne di lui, in chiave encomiastica, in una lettera che il 25 gennaio 1888 spedì in Italia a Giuseppe Zanardelli. Uomo di elevata cultura e di notevole spessore professionale, il conte Gloria fu l’autore di una straordinaria relazione sulla Colombia, che avrebbe trasmesso al Ministero degli Affari Esteri il 12 agosto del 1890, dal titolo “La Colombia. Rapporto del conte avv. cav. Gaspare Michele Gloria, R. Ministro residente a Bogotà”.
Il Rapporto diede la possibilità al Dicastero degli Esteri di conoscere da vicino il Paese caraibico con il quale l’Italia si trovava in contrasto in quel frangente storico, Paese che il Console scrutò a 360 gradi, non trascurando nessun aspetto, peraltro affrontando seriamente anche la questione dell’emigrazione italiana. Il Console di 2^ classe Gaspare Michele Gloria morì prematuramente, non ancora quarantasettenne, a Santa Fé di Bogotà il 7 luglio del 1891, molto probabilmente a causa di una malattia tropicale. I funerali si tennero lo stesso giorno della morte, presso la Cattedrale della Immacolata Concezione e furono organizzati, in forma solenne, dal Vice Console Codazzi, che per qualche mese avrebbe retto la Regia Legazione, il quale chiese proprio al Cav. Carlo Vedovelli di tenerne l’orazione funebre[10]. Su di un cuscino di velluto ne furono esposte le varie decorazioni che il Diplomatico aveva ricevuto nel corso della sua luminosa carriera, fra le quali le insegne di Cavaliere dell’Ordine Mauriziano e della Corona d’Italia, della Stella di Romania, del Medjidie di Turchia e del Nichhan Iftkar di Tunisia. Dopo le esequie, alle quali prese parte una folla immensa, composta da autorità locali e diplomatiche, ma anche da centinaia di persone comuni, tra colombiani e membri della Comunità italiana stanziata a Bogotà. Per una strana fatalità del destino, il Conte Gloria si spense lo stesso giorno in cui suo filglio, Alessandro, rimasto a vivere a Roma con la madre, Maria Sacchi, avrebbe compiuto otto anni. Considerata la notevole distanza dall’Italia, la salma del Diplomatico Torinese fu composta presso il Cementerio Central, ove è probabile sia ancora presente, nel settore storico. Non ci rimane altro che sperare nel fatto che se qualche italo-colombiano leggerà queste brevi note, possa finalmente onorare questo grande italiano, ad oltre 130 anni dalla scomparsa, sia con una preghiera che con un fiore, come siamo certi vorranno fare, il prossimo 2 novembre, le stesse autorità Diplomatiche italiane in Colombia, egregiamente rappresentate da S.E. l’Ambasciatore Giancarlo Maria Curcio.
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare
[1] Cfr. Raniero De Dorfo, La Repubblica di Colombia e la Situazione Economica, in Società Geografica Italiana, <<Memorie della Società Geografica Italiana>>, Roma, 1896, p. 459.
[2] Sull’argomento vgs. Gerardo Severino, “Italia-Colombia, un’amicizia che dura da 180 anni”, speciale www.reportdifesa.it, 11 ottobre 2023.
[3] Cfr. <<Annuario della Nobiltà Italiana – 1890>>, Libreria Galileo di Alberto Pellicci, Pisa, 1889, p. 412.
[4] Cfr. Ministero Affari Esteri, <<Annuario Diplomatico del Regno d’Italia – 1865>>, Torino, 1865, p. 123.
[5] Cfr. Decreto Ministeriale del 23 giugno 1865, in Ministero Affari Esteri, <<Bollettino Consolare – 1865>>, p. 511.
[6] Per redimere la questione, il 23 giugno 1882 ebbero inizio a Costantinopoli i lavori della Conferenza degli Ambasciatori e Diplomatici europei, peraltro promossa dal Ministro degli Esteri del Regno d’Italia, Mancini.
[7] Cfr. “Il Conte Gaspare Gloria”, in <<L’Illustrazione Popolare. Giornale per le famiglie>>, n. 30, 26 luglio 1891, p. 468.
[8] Sull’argomento vgs. “Il Conte Gaspare Gloria”, in <<L’Illustrazione Popolare>>, n. 36, 3 settembre 1882, p. 1 ed ancora Gerardo Severino, “Profughi di ieri. 1882 – I Fatti di Alessandria d’Egitto”, rivista <<Il Finanziere>>, n. 3/2004.
[9] Vgs. Camera dei Deputati, Atti Parlamentari Legislatura XVI, <<Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal Ministro degli Affari Esteri (Di Robilant) nella tornata del 23 novembre 1886>>, Roma, Tipografia della Camera dei Deputati, 1886.
[10] Sull’argomento vgs. Carlo Vedovelli, Orazione funebre pronunziata sulla salma del conte Gaspare Gloria R. Ministro d’Italia in Colombia in nome della colonia italiana di Bogotà da Carlo Vedovelli: 7 luglio 1891, Bogotà, stampa locale, 1891.