Cesare Sighinolfi: lo scultore che incantò Bogotà
Avevamo fatto parzialmente cenno di lui, del grande scultore modenese Cesare Sighinolfi, nel saggio dedicato all’Architetto Pietro Cantini, suo cognato, il quale – sostengono alcuni storici – lo chiamò a Bogotà, per collaborare alla realizzazione del famoso “Teatro Colón”. Ma Cesare Sighinolfi, così come la sua famiglia, fu molto di più per la Colombia, il Paese amico che li avrebbe generosamente ospitati, favorendone sia l’inserimento che le molteplici attività imprenditoriali. Gli dedichiamo, quindi, il presente saggio, nell’ambito delle celebrazioni per il 160° anniversario dei rapporti bilaterali Colombia-Italia.
Da Modena a Bogotà (1833 – 1903)
Ancora oggi, nonostante le ricerche eseguite presso i vari archivi, non è nota la data esatta della nascita di questo importante artista italiano. Pur tuttavia, i vari biografi che ne hanno parlato concordano tutti almeno sull’anno, il 1833. Fu proprio nel corso di tale periodo che venne alla luce, in quel di Modena, figlio di Ermenegildo, affermato fabbricante di organi e di Teresa Mancini. Come ricorda il De Gubernatis: <<Suo padre voleva farne un proprio allievo, ma l’inclinazione del giovanetto era di diventare artista, e tanto si mostrò innamorato dell’arte, da vincere, senza molta insistenza, la volontà Paterna. I suoi primi esercizi, fatti senza maestro, furono sgorbi sul muro e schizzi nella creta. Lo scultore Luigi Mainoni, allora Professore all’ Accademia di Modena, avuta occasione di notare quei barlumi di talento artistico, prese simpatia pel giovanetto e lo accolse nel suo studio. E fu là che il Sighinolfi fece i primi passi nella scultura…>>[1]. Cesare studiò, quindi, con lo stesso scultore Luigi Mainoni, frequentando perciò l’Accademia di Belle Arti di Modena, ove ottenne una borsa di studio per studiare all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, città dove aprì anche il suo studio di scultura.
A Firenze, egli godette dell’amicizia del celebre intagliatore Giovanni Dupré, dal quale ricevette spesso ottimi consigli. E fu sempre a Firenze che il giovane entrò in contatto con Pietro Cantini, ma anche con il variegato mondo della Massoneria, iniziato il 14 dicembre 1863 nella loggia “Concordia” . Dopo aver prodotto, in Italia, varie e importanti opere d’arte[2], Cesare Sighinolfi ebbe la fortuna di farsi conoscere anche all’estero, tant’è che nel corso del 1867 si meritò la nomina a scultore della Corona Reale portoghese, per la quale realizzò alcuni importanti busti.
Era, quindi, già un affermato scultore, ma soprattutto apprezzato Professore di scultura alle Belle Arti di Firenze, quando Cesare Sighinolfi arrivò a Bogotà, nei primi anni Ottanta. Era stato proprio in Colombia che il grande Architetto Pietro Cantini ne era divenuto cognato, avendo sposato la sorella Pia, il 4 giugno 1883, nella Chiesa delle Nevi di Bogotà. Secondo alcuni storici, il futuro colombiano del Sighinolfi risaliva, invece, al 16 dicembre 1883, allorquando l’artista modenese firmò un contratto con Ricardo Roldán, console della Colombia a Roma, su raccomandazione dello stesso Pietro Cantini, arrivando, quindi, a Bogotá per realizzare lavori pubblici, ma anche per insegnare.
In Colombia, Cesare Sighinolfi avrebbe collaborato attivamente con il cognato, impegnato nella costruzione e relativa decorazione del “Teatro Cristobal Colon”, progettato dallo stesso Pietro Cantini, come si ricordava in premessa. Per quel teatro, lo scultore modenese realizzò le decorazioni della terza fila di palchi, nel 1893, mentre successivamente avrebbe curato la realizzazione del monumento a Cristoforo Colombo e alla Regina Isabella la Cattolica, un’opera, quest’ultima, modellata a Bogotà ma fusa in Italia, a Pistoia ed inaugurata nel 1906, quando oramai il suo autore era scomparso da tempo. Ma, in verità, ciò che maggiormente avrebbe reso famoso il Sighinolfi in Colombia fu la sua professione di Docente, presso la gloriosa Scuola Nazionale di Belle Arti di Bogotà, fondata dal Generale Alberto Urdaneta, il 20 luglio del 1886, della quale lo stesso Sighinolfi diverrà Rettore dopo la morte di Urdaneta, avvalendosi dell’opera di altri insigni professori, quali lo stesso Cantini, Mariano Santamaría, Pantaleón Mendoza e il celebre Luigi Ramelli, titolare della cattedra di Ornamento[3].
L’importantissimo incarico professionale ci conferma quanto sia stato importante il Sighinolfi, nel panorama artistico e culturale di Bogotà, dove era ormai una tradizione affidare incarichi per la realizzazione di opere a scultori francesi o italiani, ma un po’ meno quella di dirigere Università o Accademie culturali. Giudice della prima mostra di Belle Arti, che si tenne a Bogotà tra il 4 dicembre 1886 e il 20 febbraio 1887, egli fu membro stimatissimo della Comunità italiana operante a Bogotà, così come della celebre Associazione “Fratellanza Italiana”. Cesare Sighinolfi fu, infine, anche un ottimo padre di famiglia. Sposato con Ottavia Carocci, avrebbe avuto cinque figli, Ciro, Ugo, Pia, Ines ed Aldo. Morì nella tenuta agricola di famiglia, a Suesca, a nord-est di Bogotà, il 19 gennaio 1903 (secondo altre fonti, il 1902). E fu proprio a Suesca che la famiglia Cantini-Sighinolfi rimase a vivere a lungo, tanto che lo stesso Architetto Cantini, come emerge da un Annuario del 1908, vi aprì un negozio di bestiame, mentre il nipote, Ciro Sighinolfi, assieme ai fratelli maschi avrebbe gestito un’importante azienda agricola. Ma questa è un’altra storia…
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare
[1] Cfr. Angelo De Gubernatis, Dizionario degli Artisti Italiani Viventi – Pittori, Scultori e Architetti, Firenze, Edizioni Le Monnier, 1889, p. 474.
[2] Nel 1863 statua del Cardinale Niccolò Forteguerri nella piazza della Cattedrale a Pistoia e nel 1879 statua di Ciro Menotti a Modena.
[3] Tra i suoi allievi ci fu Dionisio Cortés (1863-1934), segretario oltre che studente della stessa Scuola di Belle Arti, che per primo in Colombia installò una fonderia di statue di bronzo a Bogotà, dove nel 1896 fuse il busto di Rafael Reyes.