5 novembre 1977, muore a Firenze il “sindaco santo” Giorgio La Pira
Nell’anniversario della morte di Giorgio La Pira a Firenze il 5 novembre 1977 un documento originale ripercorre un frammento di vita del sindaco fiorentino: la sua collaborazione con L’Osservatore Romano e i suoi scritti per la pace e contro la guerra.
22 giorni dopo l’8 settembre 1943, data dell’armistizio tra gli Anglo-Americani e l’Italia che aveva perso la guerra, Giorgio La Pira riceveva la “tessera personale di riconoscimento n. 4858 rilasciata dall’Ufficio del personale e dello stato civile del Governatorato della Città del Vaticano. La Pira Giorgio – si legge – di Gaetano e Occhipinti Angela, nato il 9-01-1904 a Pozzallo (Ragusa) di nazionalità italiana collaboratore del L’Osservatore Romano”.
Una tessera che conferma il rapporto fiduciario tra La Pira e Pio XII, ma soprattutto l’amicizia con Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato e futuro Paolo VI. L’Italia dopo il proclama del Governo Badoglio e la “fuga” di re Vittorio Emanuele III a Brindisi era divisa in due. Gli Alleati risalivano la penisola dopo lo sbarco in Sicilia mentre i nazi-fascisti, ripiegando mettevano a segno razzie e uccisioni contro persone e intere comunità. Nel mirino anche intellettuali, giornalisti e scrittori, che avevano espresso chiaramente il loro dissenso verso il fascismo e la sua ideologia. La Pira era tra questi.
Il 6 gennaio 1939, otto mesi prima lo scoppio della Seconda guerra mondiale, il futuro padre costituente e sindaco di Firenze sulle colonne del quotidiano della Santa Sede, aveva scritto un articolo a pagina quattro dal titolo “Contrasti” in cui sottolineava il suo “no” alla guerra. La Pira proseguiva nella sua fervida attività pubblicistica tesa a contrastare le tendenze belliciste e razziali del tempo. Ostile ai totalitarismi e alla guerra più volte e in più articolo su diverse riviste come il Frontespizio e Principi senza mai citare il fascismo, attraverso riflessioni teologiche e filosofiche condannava il regime mussoliniano facendo appello ai valori di libertà. Fatti che portarono il futuro sindaco di Firenze a rifugiarsi tra le mura leonine e al rilascio della tessera di “collaboratore de L’Osservatore Romano” da parte del Vaticano.