Grande Guerra: Paolo Thaòn di Revèl e la difesa di Venezia
Nel ’45 furono chiamati “monuments men” e sono diventati famosi al grande pubblico per via di un libro e di un film che racconta la loro storia. Si tratta del gruppo di 350 uomini e donne tra restauratori, archivisti, direttori di musei, archeologi, che avevano un solo obiettivo: recuperare i capolavori trafugati dalle truppe di Hitler.
30 anni prima, però, l’ammiraglio Paolo Thaòn di Rèvel ebbe un compito ben più arduo: quello di difendere la città di Venezia e preservare l’immenso patrimonio culturale a cielo aperto. Un’impresa che emerge da una monografia scritta da un cronista del tempo, Umberto Fracchia. Nel 1917, un anno prima della conclusione della Grande Guerra, l’Ufficio Speciale del Ministero della Marina pubblicò una serie di monografie dal titolo “La Marina Italiana nella Guerra Europea”.
Egli dispose un sistema di difesa con ripari alquanto ingegnosi, come dimostrano le foto concesse dall’Ufficio Storico della Marina Militare, che modificarono l’aspetto della città. Fra un arco e l’altro, lungo il porticato di Palazzo Ducale vennero eretti grandi pilastri per reggere le facciate delle costruzioni. Nelle finestre erano state installate gabbie di travi. La nuova Loggetta del Sansovino, ai piedi del Campanile era stata interamente ricoperta con tavole, lastre di ferro e sacchi di sabbia. L’interno di San Marco era diventato simile all’interno di una fortezza, con bastioni e fasciature enormi.
“Moltiplicare e adattare le attività alle più svariate congiunture. In questo modo l’ammiraglio Paolo Thaon di Revel sintetizzava la capacità della Marina di operare efficacemente sia nel campo militare, che in quello sociale e umanitario – spiega Leonardo Merlini, capo sezione editoria dell’Ufficio Storico della Marina -. Fu proprio questa poliedricità, che Revél volle fortemente applicare nell’impiego degli uomini e dei mezzi della Marina a decretarne l’indiscutibile successo nella Grande Guerra”.