Muore Fidel Castro, il lider maximo della rivoluzione cubana
Nella notte tra il 25 e il 26 novembre 2016 muore Fidel Castro. L’annuncio alla televisione pubblica statale dell’isola caraibica lo da il fratello Raul Castro. Il lìder màximo era nato il 13 agosto 1926 a Biran da Angel Castro e dalla cubana Lina Ruz.
Aveva studiato nei collegi La Salle e Dolores di Santiago de Cuba. Qualche anno dopo la laurea in legge si candida alle presidenziali, ma a causa del golpe del 10 marzo di Fulgencio Batista tutto è compromesso. La sua risposta è l’assalto alla Caserma della Moncada, il 26 luglio 1953 che si rivelerà un’ecatombe: i ribelli vennero catturati e 80 di loro fucilati. Castro è condannato a 15 anni di prigione e, nella sua difesa finale, pronuncia il famoso discorso su “La storia mi assolverà”, in cui delinea il suo sogno rivoluzionario. Dopo il carcere, amnistiato, va in esilio negli Usa, poi in Messico: è qui che conosce Ernesto Guevara. Insieme al ‘Che’, Raul ed altri 79 volontari, nel’56 sbarca nell’isola a bordo del “Granma”. Il gruppo, sorpreso dalle truppe di Batista e viene decimato. Poi il trionfo della revolucion. Dopo la presa del potere di Fidel l’isola caraibica diventò uno dei punti strategisti per la “guerra fredda”. Cuba riesce comunque a resistere al duro embargo americano e ad un attacco militare, quello della “Baia dei Porci”, organizzato dalla Cia formato da cubani reclutati all’estero.
La morte dell’ex presidente cubano è legata a una data: 25 novembre. Il giorno della fine della vita terrena di Fidel Castro, morto a 90 anni a Cuba, coincide con il giorno dei funerali di John Fitzgerald Kennedy, il 35° Presidente degli Stati Uniti d’America, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963. Tre giorni dopo Lyndon B. Johnson, nuovo capo della Casa Bianca, con il proclama presidenziale n. 3561 dichiarò il 25 novembre giornata di lutto nazionale. Le esequie di Jfk furono celebrati nella cattedrale di St. Matthew a Washington. Il cattolico Presidente Usa Kennedy e il comunista rivoluzionario Castro furono i protagonisti di quella che rimarrà alla storia come la crisi dei missili di Cuba. Iniziata il 22 ottobre 1962 e conclusasi tredici giorni dopo è considerata l’apice della “guerra fredda”. Il momento in cui il mondo si trovò davvero sull’orlo della terza guerra mondiale. Sono gli anni della costruzione del muro di Berlino, l’Europa è divisa in due e la geopolitica è quella dei due blocchi contrapposti. Da un parte i Paesi occidentali aderenti al Patto Atlantico (1949) e guidati dagli Usa; dall’altra l’Unione Sovietica e gli Stati dell’Est coalizzati nel Patto di Varsavia (1955). Nell’ottobre della crisi dei missili cubani Kennedy annunciò il blocco parziale dell’isola di Cuba per impedire l’afflusso di missili sovietici a media e lunga gittata che potrebbero minacciare gli Stati Uniti. L’Avana nega, ma gli americani pubblicano le foto delle rampe di lancio scattate dalle ricognizioni degli aerei-spia U-2 della Cia.
Il primo atto di questa crisi è quello di inviare la Marina statunitense controllare i traffici di tutte le navi dirette a Cuba. L’Urss e Cuba insorgono e chiedono l’immediata convocazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu e mobilitano le forze armate. Intanto le diplomazie di tutto il globo si mettono in moto. Tra queste anche la Santa Sede. Papa Giovanni XXIII si rivolge ai leader in campo per scongiurare la crisi nucleare tra Mosca e Washington inviando una lettera a Kennedy e a Krusciov. Inoltre dai microfoni della Radio Vaticana il 25 ottobre 1962 rivolse un accorato appello di pace. Fu proprio dalla crisi di Cuba che Papa Roncalli trasse l’ispirazione per l’Enciclica Pacem in Terris. Dopo quel giorno la tensione si allentò e Krusciov accolse la proposta di mediazione del segretario generale Onu Maha Thray Sithu U Thant. Le navi sovietiche dirette a Cuba con i missili invertono la rotta. Poi uno scambio di documenti tra Kennedy e Kruscev porrà fine alla crisi dei missili di Cuba dopo 13 giorni.
Per i cubani, Castro è stato e resterà il “Comandante” oppure semplicemente Fidel. Su di lui sono state scritte storie e legende. Ha sempre goduto di buona salute fino all’improvvisa e grave emorragia all’intestino avuta al rientro di un viaggio dall’Argentina poco prima di compiere 80 anni. Malato, dopo aver delegato il potere al fratello Raul, prima in modo provvisorio il 31 luglio 2006, poi definitivamente nel febbraio 2008.
Berni Pozzo Dal Negro