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Un’isola in trincea. Storie di siciliani nella Grande Guerra

Una storia nella storia, quella dei militari siciliani che insieme a milioni di altri ragazzi si trovarono in mezzo al dramma della prima guerra mondiale. Un saggio storico-divulgativo in cui vengono raccontati il clima, la situazione sociale e culturale che precedette l’invio in guerra di centinaia di migliaia di siciliani, mobilitati nell’anno della neutralità e anche dopo nei mesi in cui il conflitto diventò più aspro.  Un’isola in trincea. Storie di siciliani nella Grande Guerra (GB Editoria, Roma 2017) di Vincenzo Grienti e Fabrizio Corso attraverso documenti d’archivio, testimonianze, diari inediti e ricerche bibliografiche ripercorrono la grande storia attraverso le storie e la vita di alcuni di questi uomini che valorosamente, silenziosamente e altrettanto eroicamente, senza salire agli onori delle cronache, compirono comunque il loro dovere per mare, per cielo e per terra, sacrificando la propria vita per l’Italia. Un modo per fare memoria e per ricordarli negli anni in cui ricorrono le celebrazioni in occasione del centenario del primo conflitto mondiale.

“Ci sono storie spesso poco conosciute che vanno cercate, raccontate oppure riproposte per riportare alla memoria imprese grandi e piccole che hanno inciso sulla storia delle famiglie italiane – riflette Vincenzo Grienti -. Nel libro c’è la storia del soldato Giuseppe Savarino e quella coinvolgente del tenente Gaetano Alessandrello, così come quella del messinese Luigi Rizzo, che con le sue imprese ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della nostra Marina militare e dell’intero conflitto, sottolineando che la Grande Guerra non fu combattuta solo nelle trincee e sulle montagne. Ma anche le vicende di eroi dell’aria come Ignazio Lanza di Trabia, tra i pionieri dell’osservazione aerea”.

Con questo lavoro si è scelto “di raccontare la Grande Guerra combattuta dai soldati siciliani attraverso alcune storie che vogliono rappresentare uno spaccato di ciò che fu quel tragico conflitto, soprattutto nei primi devastanti due anni e mezzo – spiega Fabrizio Corso -. Scorrendo i capitoli il lettore avrà la possibilità di conoscere le drammatiche vicende a cui andarono incontro i nostri nonni e bisnonni – sia essi ufficiali o semplici soldati – su alcuni dei fronti più atroci e sanguinosi dell’intera guerra: dal terribile Carso all’altipiano di Asiago, dalla disfatta di Caporetto al calvario della prigionia – aggiunge Corso -. Senza peraltro tralasciare la guerra combattuta in mare e in cielo. I più fortunati riuscirono a tornare alle loro famiglie, spesso con cicatrici o mutilati nel corpo e nell’anima; molti di loro non tornarono più o lo fecero dentro una cassa. Alcuni ebbero delle decorazioni; la maggior parte nemmeno quelle. E l’obiettivo di questo libro, a cento anni di distanza dai fatti narrati, è di non far dimenticare le loro sofferenze in un epoca in cui, purtroppo, l’umanità continua ad andare sempre più verso altre inutili stragi”.

Per Daniele Girardini, Presidente dell’Associazione Storica Cimeetrincee che firma la prefazione del libro “quando si leggono i testi di storia, al di là dei nomi di ufficiali, comandanti e condottieri, il resto della truppa è solo “numero”, il numero degli attaccanti, quello dei difensori, il numero dei caduti, quello dei feriti. Il gran merito dei due autori è stato quello di restituire a questi numeri una loro identità, mostrandoceli per quello che erano: uomini con le loro famiglie, ragazzi con una propria infanzia vissuta con genitori e amici, giovani con i loro sogni e i loro progetti per il futuro… un futuro che per molti svanirà nel nulla a causa di una granata, una pallottola nemica o per l’ordine insensato di qualche ufficiale”.