Marinai nella Valle del Belice per cielo, per mare e per terra accanto alla gente colpita dal terremoto avvenuto ella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968. Il sisma, di magnitudo 6.1, rase al suolo interi paesi: Gibellina, Poggioreale, Salaparuta, in provincia di Trapani, e Montevago in provincia di Agrigento, mentre in paesi come Santa Margherita di Belice, Santa Ninfa, Partanna e Salemi si registrò la distruzione o il grave danneggiamento dell’80 per cento degli edifici. Così come nel 1908 per il terremoto di Messina e Regio Calabria la Marina prestò soccorso con navi, mezzi terrestri e marinai in supporto agli uomini e ai mezzi dei Vigili del Fuoco e dei volontari della Croce Rossa Italiana. La popolazione assistette all’arrivo dei marinai nell’entroterra siciliano pronti a sgombrare macerie, impiantare tendopoli, ripristinare la viabilità, riattivare i collegamenti e andare alla ricerca dei superstiti rimasti intrappolati dentro le case crollate. Furono giorni di spola continua tra le varie basi navali e le zone colpite dall’evento tellurico. Le navi Stromboli, Urania, Vesuvio, Bergamini, Aquila, Altair ed Etna trasportarono viveri, materiale di disinfezione, vestiario, reparti e automezzi dell’esercito mentre gli elicotteri medicinali, plasma, personale e beni di prima necessità. Le unità della 61ma Squadriglia Dragamine, cioè Sgombro, Squalo e Storione, aprirono le imbarcazioni a quanti avevano bisogno. A bordo di nave Squalo vennero ospitati un centinaio di persone tra cui trenta bambini mentre l’equipaggio di nave Storione accolse alcune gestanti fornendo assistenza continua.
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza di navigazione. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie.AcceptRead More