27 gennaio: il brigadiere Serra, l’angelo della Tiburtina
Spiombarono i treni diretti in Germania, ad Auschwitz-Birkenau e in tutti gli altri luoghi della morte salvando migliaia di deportati dopo l’armistizio dell’8 settembre e nei giorni che seguirono il rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. Un’azione eroica condotta dal brigadiere musicante della Guardia di Finanza Salvatore Serra assieme ad altri finanzieri e ad alcuni ferroviari austriaci “militarizzati”, dunque di fatto appartenenti alla Wermacht che operavano alla Stazione di Roma Tiburtina. “Lo scalo ferroviario da luogo della vergogna diventò ben presto il punto di partenza della riscossa nazionale – spiega il maggiore Gerardo Severino, direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza e autore di decine di libri sui finanzieri che salvarono gli ebrei e i deportati in tutta Italia -. Da quella stazione ebbero luogo le prime manifestazioni resistenziali, molte delle quali ascrivibili all’eroicità degli stessi ferrovieri italiani, dei nostri finanzieri che vi prestavano servizio di vigilanza ma anche, e questo è un fatto originale e poco conosciuto, la vicenda di alcuni ferrovieri austriaci ai quali veniva demandato l’ingrato compito di condurre i treni della morte. Il Brigadiere Serra aderì quasi subito alla formazione partigiana Fiamme Gialle, della quale facevano parte anche molti militari che si erano sbandati dopo l’armistizio ed ex prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento – prosegue Severino -. Con questi Serra diede vita a un gruppo armato con il quale compì rischiose missioni di guerra. Addirittura a metà novembre del ’43, nel corso di una di queste azioni il brigadiere rimase anche ferito da una scheggia di un proiettile che gli trapassò il polso sinistro, evenienza che comunque gli valse alcune settimane di convalescenza a quel punto utili per potersi dedicare alla dura vita partigiana”. Come confermano gli atti d’archivio custoditi presso il Museo Storico della Guardia di Finanza il gruppo di Serra era composto da circa dieci ex prigionieri alleati, da lui fra l’altro ospitati ed assistiti, da sedici italiani e dai tre ferrovieri austriaci “militarizzati”. Attraverso un rapporto informativo redatto dal generale Filippo Crimi l’8 luglio 1944 oggi è possibile conoscere i nomi di questi autentici eroi che rischiarono la fucilazione per aver collaborato alla liberazione degli ebrei. Si tratta di Franz Pomosete, Karl Brimer e Riidolf Aureamirz, con i quali il brigadiere Serra, grazie a quel poco di tedesco che aveva assimilato a Monaco in occasione delle sue tournee con la banda musicale della Guardia di Finanza, allacciò un sincero rapporto d’amicizia, basato sul comune credo religioso e sulla consapevolezza dell’immane tragedia che stava sconvolgendo la vecchia Europa. “Tra le prime operazioni messe a segno allo Scalo ferroviario romano nel febbraio 1944 c’è quella in cui Serra, una volta saputo dai ferroviari austriaci che nottetempo sarebbero partiti dalla stazione alcuni carri merci pieni di giovani, ebrei ed ex soldati appena rastrellati in città e destinati alla deportazione in Germania – sottolinea il maggiore Severino -. Spiombati ed aperti i vagoni nel più rigoroso silenzio, i ferrovieri austriaci, dopo aver fatto fuggire gli sventurati, esplodevano in aria alcuni colpi di Mauser per dare l’allarme e salvare così la propria vita. A terra, invece, i compiacenti finanzieri in servizio allo scalo facevano finta di rincorrere i prigionieri ma di non riuscire a prenderli. Azioni del genere furono ripetute altre tre volte, consentendo così la salvezza di migliaia di vite umane, alternando tali episodi con altrettanti sabotaggi degli scambi ferroviari”. Il 17 aprile del ’44, nel corso dell’operazione “Balena”, nome in codice Unternehmen Walfisch, fra le oltre 2mila persone rastrellate dai tedeschi, vi furono anche alcuni membri dell’organizzazione di Serra, tre ex prigionieri alleati, i quali, probabilmente sotto tortura, fecero il nome del brigadiere musicante. Scattarono subito le ricerche per tutta la capitale da parte della gendarmeria tedesca, della Gestapo ma soprattutto degli uomini del Tenente Colonnello Kappler. Serra si diede definitivamente alla clandestinità. Un’attività resistenziale emersa nel corso delle ricerche storiche che portato il conferimento alla Bandiera di Guerra del Corpo della Guardia di Finanza della Medaglia d’Oro al Merito Civile da parte del Presidente della Repubblica per gli aiuti offerti dalla Guardia di Finanza ai profughi ebrei e ai perseguitati dai nazi-fascisti.