Aldo Mieli, tra i più grandi storici della scienza
Un aspetto poco dibattuto dagli storici contemporanei è quello riguardante il ruolo che ebbe l’Argentina nel dare ospitalità a migliaia di ebrei europei, in fuga dalle persecuzioni razziali e dalla stessa 2^ guerra mondiale. A differenza di quanto è stato scritto – spesso con intenzioni offensive – riguardo alla protezione che la stessa Argentina “avrebbe” assicurato ai criminali di guerra fascisti e nazisti, quasi nulla è stato fatto per far conoscere questa importantissima scelta che il grande Paese Sudamericano operò a favore dei tanti profughi ebrei, spesso sfuggiti miracolosamente a rastrellamenti e ad altre forme di violenze, sia fisiche che psicologiche. Scopo del presente contributo è, quindi, quello di voler ricordare, proprio attraverso la biografia del Prof. Aldo Mieli, esponente di spicco della Comunità ebraica di Livorno, la parte che ebbe l’Argentina sia prima che all’indomani del varo, nel nostro Paese, delle odiate leggi razziali, le quali, a partire dal 1938, avrebbero reso alquanto impossibili le condizioni di vita degli ebrei italiani. La storia di quel tragico contesto storico, vissuto dall’Italia completamente in mano fascista, ci ricorda che la stragrande maggioranza degli ebrei italiani fu costretta a subire quella gravissima ingiustizia, in virtù della quale furono, di fatto, esclusi dai diritti più elementari che il Paese aveva sin lì offerto a tutti i cittadini. Fu solo una minoranza, purtroppo, che ebbe il coraggio, ma soprattutto la possibilità economica di lasciare la Penisola, dirigendosi verso Nazioni del Nord Europa, negli Stati Uniti e in alcuni Stati dell’America del Sud, i quali li avrebbero generosamente ospitati, come avvenne per l’appunto in Argentina. Certo, per gli ebrei italiani, così come per quelli tedeschi, fuggiti prima di loro dopo l’ascesa al potere di Hitler, non fu sempre idilliaco il rapporto con alcune frange fasciste che pure avevano attecchito, purtroppo, anche in quel Paese, ma sicuramente l’Argentina li integrò pienamente, offrendogli spesso posti di prestigio, soprattutto nell’ambito della cultura e dell’educazione, come approfondiremo meglio nell’apposito capitoletto, trattando del periodo che il Prof. Mieli trascorse a Buenos Aires. Il Mieli, di cui oggi non parla più nessuno, fu un intellettuale di elevata caratura: un spirito libero che ebbe modo di farsi notare in due diversi ambiti, o contesti che dir si voglia: la storia della scienza, della quale fu grande esperto e divulgatore; l’appartenenza al movimento di liberazione omosessuale, del quale fu, almeno in Italia, un pioniere, tanto da pagarne, come è facile intuire, pesanti conseguenze. L’aver lasciato l’Italia durante il “ventennio”, ma poi anche la Francia ai primi sentori della 2^ guerra mondiale, per raggiungere l’Argentina fu per lui una scelta giusta, per quanto sofferta. L’Argentina lo accolse senza remore e pregiudizi, tanto che fu proprio in quel Paese che crebbe la sua fama di storico e intellettuale a 360 gradi.
Aldo Mieli, da chimico a storico della scienza.
Aldo Mieli nacque a Livorno il 4 dicembre del 1879, figlio di Moisé Mieli e di Marietta Belimbau, esponenti di una famiglia ebraica molto agiata e bene in vista, peraltro proprietaria di vasti appezzamenti di terreno bei pressi di Chianciano, ove spesso si recava onde trascorrervi lunghi periodi di pace presso la fattoria “La Foce”. Sin da ragazzo il Mieli ricevette un’educazione liberale e, per certi aspetti, eclettica, che in futuro l’avrebbero predisposto verso una maniacale “sete di conoscenza”, grazie alla quale approdò anche alla politica. Secondo alcuni storici, si deve alle frequentazioni Chiancianesi l’inizio della sua attività politica, tanto che nel 1901 lo troviamo fra gli animatori del locale Circolo del Partito Socialista Italiano, del quale diverrà, nel corso dello stesso anno, Consigliere comunale e, quindi, membro del Comitato esecutivo del Collegio elettorale di Montepulciano. Tra i giornalisti che collaborarono con il periodico “La Martinella”, Aldo Mieli si schierò con i mezzadri del Senese, a tutela dei quali organizzò non poche battaglie sindacali, compreso anche uno sciopero (nel corso del 1902). Il 1902 fu, tuttavia, anche l’anno in cui il Mieli sarebbe stato espulso dal partito, che peraltro localmente aveva già subito una pesante sconfitta elettorale, non certo per le sue idee estreme, bensì per una questione che rientrava nella sua sfera personalissima: l’essere stato omosessuale. Di conseguenza il Mieli preferì dimettersi anche dalla carica di consigliere comunale, disaffezionandosi gradualmente dalla stessa politica, che di fatto avrebbe poi abbandonato definitivamente dopo la fine della “Grande Guerra”. Lasciata Chianciano, Aldo Mieli si trasferì a Pisa, ove inizialmente s’iscrisse presso quella prestigiosa Università ai corsi di Scienze matematiche e fisiche. Successivamente passò a Chimica, laureandosi in tempi record nel corso del 1904. Trasferitosi a Lipsia, perfezionò la sua formazione con il Prof. Friedrich Wilhelm Ostwals (1853 – 1932), noto chimico tedesco che di lì a qualche anno avrebbe vinto (1909) il Premio Nobel per tale materia.
Tornato in Italia fu allievo del grande scienziato Stanislao Cannizzaro (1826 – 1910) e, in seguito, fu assistente del Prof. Emanuele Paternò (1847 – 1935), famoso al pari del Cannizzaro, presso l’Università di Roma, la stessa presso la quale sarebbe stato libero docente a partire dal 1908. In verità, già da qualche anno, Aldo Mieli iniziò ad orientarsi verso le ricerche di storia della scienza e nello studio dei suoi fondamenti, pubblicando nel 1907, il saggio dal titolo “Le basi sperimentali della scienza e le ipotesi meccanistiche”, seguito nello stesso anno da “Chimica cinetica: l’andamento delle reazioni chimiche col tempo”. E, sempre su tale fronte, a partire dal 1912 iniziò a collaborare con la nota “Rivista di Filosofia”, che si pubblicava a Genova, proprio con l’intenzione di incoraggiare anche in Italia lo studio della scienza, peraltro con criteri che si ispirassero ad un maggiore rigore scientifico. Successivamente assicurò la sua collaborazione alla “Isis”, la rivista filosofica degli scienziati fondata dal belga George Alfred Leon Sarton (1884 – 1956), uno fra i più eminenti storici della scienza, di cui fu tra i fondatori della disciplina. Nel 1913 Mieli iniziò a collaborare con la rivista “Scientia”, pubblicando il saggio dal titolo “Le teorie delle sostanze nei presokratici greci” (ripubblicato poi in due parti dalla Zanichelli nel corso dello stesso anno), il quale, almeno secondo le sue primitive intenzioni, doveva essere il primo di una lunga serie di studi che avrebbero dovuto dar vita ad una sorta di “trattato generale” sulla storia della scienza, naturalmente esposto secondo le proprie concezioni. Un’attenzione particolare, il Prof. Aldo Mieli la riservò al mondo ispanico, tanto che già nel 1914 incominciò a pubblicare una collezione di “Clásicos de la ciencia y de la filosofia”, così come vari libri e opuscoli diretti a promuovere lo studio di questo ramo della storiografia. Nel ’15 diede alle stampe, fra i tanti contributi, “La scienza greca: I prearistotelici. I (la scuola ionica. La scuola pythagorica. La scuola eleata, Herakeitos), edito dalla Libreria della Voce di Firenze. Nel 1919 il Mieli fondò la rivista “Archivio de historia de la ciencia”, che alcuni anni dopo verrà poi ribattezzata “Archeion”, mentre nel 1947 mutò definitivamente in “Archives Internationales d’histoire des sciences”. Nel 1926, fra le varie iniziative editoriali che portano la sua firma troviamo “La storia della scienza in Italia: Prolusione ad un corso di storia della scienza” (Casa Edit. Tip. Leonardo da Vinci, Roma). Nel 1928, dal 14 al 18 di agosto, il Prof. Mieli partecipò al VI Congresso internazionale di Scienze storiche, che si tenne ad Oslo, presentando la relazione dal titolo “La storia della scienza in Italia negli ultimi due secoli”. La relazione, per quanto di estremo rigore e interesse scientifiche produsse un’inevitabile frattura col fascismo, il quale si sentì offeso dalla critica che il Mieli aveva mosso al nostro Paese, allorquando in un passaggio del suo intervento manifestò le proprie preoccupazioni riguardo alle sfavorevoli condizioni nelle quali si trovava lo studio della scienza in Italia proprio in quel frangente storico. Ciò gli precluse addirittura il ritorno in Patria, che purtroppo non rivedrà mai più. Aldo Mieli si trasferì, quindi, a Parigi, la città degli intellettuali liberi ove sarebbe rimasto sino al 1938.
La battaglia di Mieli per le libertà
Malgrado la sua attività di storico della scienza sia stata di profonda rilevanza e, quindi, prioritaria nel campo della sua vita intellettuale, il Prof. Aldo Mieli è noto anche per le sue ricerche nel campo della sessualità, tant’è che ancor prima dello scoppio della 1^ guerra mondiale iniziò a collaborare a diverse riviste scientifiche sulle quali affrontò rigorosamente la questione. Non solo, ma nel 1916 pubblicò a Firenze la prefazione, contenente aforismi e riflessioni sull’amore, de “Il libro dell’amore”, un’opera mai interamente pubblicata. Gran parte dei biografi del Mieli sono dall’avviso che il suo vero attivismo nel campo della liberazione sessuale sia intrinsecamente legato alla nascita della “Rassegna di studi sessuali”, periodico che l’intellettuale livornese ebbe a fondare nel 1921, dirigendola sino all’epilogo del 1928. La rivista, in particolare, nel dare ampio spazio alle questioni legate all’omosessualità, apriva il dibattito fra i più importanti sostenitori di tale battaglia, ospitando grandi firme d’allora, come lo era Magnus Hirschfeld (1868 – 1935), medico e scrittore tedesco di origini ebraiche, uno dei più noti fra gli attivisti omosessuali dell’epoca, il quale, già nello stesso ’21, firmò un lungo articolo con il quale furono affrontati temi allora molto difficili, ma oggi di grande attualità quali il divorzio, l’aborto, e l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole, così come la battaglia per la chiusura delle famose “case chiuse”. In tale ambito, Aldo Mieli fu il primo italiano che entrò a far parte di quello che fu il primo Movimento omossessuale internazionale, il noto “WHK” (Comitato scientifico umanitario), creato proprio dal Dott. Hirschfeld, peraltro partecipando, sempre nel corso del 1921, al Congresso internazionale per la riforma sessuale. Quasi contemporaneamente fondò la “Società italiana per lo studio delle questioni sessuali”, alla quale avrebbero aderito medici, scienziati e studiosi di libero pensiero. Nel 1925 pubblicò, per i tipi della tipografia Tinto di Roma, “L’amore omosessuale”, cui fece seguito, nel corso dello stesso anno, la firma della prefazione e delle note aggiuntive alla traduzione che il grande Luigi Settembrini fece dell’opera “Erotes (gli Amori). Lucio o l’asino”, dello scrittore greco Lucianus di Samosata, uscito per i tipi della Casa Edit. Tip. Leonardo da Vinci di Roma. Con il trasferimento in Francia, Aldo Mieli iniziò ad abbandonare gradualmente il campo della liberazione sessuale, per concentrarsi di nuovo sugli studi scientifici, iniziando così a collaborare con il famoso “Centyre de Syintèse” di Parigi, al quale – si racconta – avrebbe donato la propria biblioteca in cambio di un vitalizio. Negli anni vissuti a Parigi pubblicò moltissime opere, fra le quali, assieme a Pierre Brunet una “Histoire des sciences: antiquité” (Payot, Paris, 1935).
La fuga in Argentina e gli ultimi anni di vita.
Aveva ormai raggiunto quasi i sessant’anni il Prof. Aldo Mieli quando in Europa soffiarono i primi venti di quella che di lì a poco sarebbe stata la 2^ guerra mondiale. Fu, quindi, proprio nel 1938 che lo storico ed intellettuale ebreo, minato anche da una seria malattia polmonare, prese una drastica decisione: lasciare l’Europa non ancora in fiamme per raggiungere l’Argentina, Paese che da alcuni anni aveva ospitato migliaia di ebrei provenienti dalla Germania, così come dall’Italia, ove appena l’anno prima erano state varate le famigerate “leggi razziali”. Nella Nazione del Sud America il Mieli contava sull’appoggio di alcuni fra i più importanti uomini di cultura e di scienza argentini o trapiantati in Argentina, come il noto matematico e storico della scienza spagnolo Rey Pastor (1888 – 1962), dell’Accademia delle Scienze di Buenos Aires, nonché gli ingegneri Umberto J Paoli (1876-1953) e Cortés Pla, professori presso la celebre Università Nacional del Litoral, a Santa Fe, ma soprattutto membri e fondatori del “Grupo Argentino de Historia de la Ciencia”. Giunto a Buenos Aires a bordo di una nave francese, Aldo Mieli trovò inizialmente ospitalità per la notte presso l’Hotel de Imigrantes, per poi essere ricoverato in ospedale di Rosario a causa di un ascesso polmonare. Ripresosi dal malanno, il Prof. Mieli si trasferì a Santa Fe, ove, nel febbraio del ’39, fu nominato responsabile del prestigioso “Instituto de Historia y Filosofía de la Ciencia”, dipendente dalla stessa università, che avrebbe diretto sino al 1943. Nonostante le precarie condizioni di salute il profugo ebreo si buttò anima e corpo nel nuovo incarico, organizzando innanzitutto la biblioteca dell’Istituto (unica del suo genere a Santa Fe) e riprendendo a pubblicare nel campo della storia della scienza. Pubblicò, quindi, ben quattro volumi della rivista “Archeion”, per poi collaborare con la rivista “Universidad” di Santa Fe, offrendo la prima parte di un poderoso lavoro dal titolo “Lo sviluppo della storia della scienza attraverso centoventi avvenimenti fondamentali”, che purtroppo sarebbe rimasto incompleto a causa della chiusura dell’Istituto, nel 1943, allorquando l’università fu posta sotto gestione commissariale, ragion per cui il Rettore fu costretto ad esonerare tre professori stranieri, uno dei quali fu proprio Aldo Mieli. In verità il nostro protagonista fu licenziato per ordine del nuovo Governo militare argentino, il quale non solo soppresse il suo Istituto di ricerca ma lo costrinse anche a sospendere la pubblicazione del periodico. In verità decaddero con lui anche molti altri professori di libero pensiero, i quali fecero le spese dell’ennesimo colpo di stato, quello che il 4 giugno di quell’anno aveva rovesciato il Presidente Ramon S. Castillo. Costretto, quindi, a trasferirsi a Buenos Aires, il Prof. Mieli poté contare sull’amico e collega Rey Pastor, il quale, non solo avrebbe ospitato la prestigiosa biblioteca che il Mieli s’era portato da Santa Fe, ma convinse il Rettore dell’università di Buenos Aires ad affidare allo storico della scienza italiano un apposito Istituto creato ad hoc presso la Facoltà di Filosofia, ove il nostro protagonista avrebbe operato per qualche anno, praticamente fino a quando anche quell’ateneo fu oggetto di una gestione commissariale. Aldo Mieli non si perse certo d’animo, ributtandosi nuovamente nella scrittura, regalando alla cultura mondiale opere di grande valore storico e scientifico, come lo era – tanto per citare un esempio tangibile – il poco conosciuto testo dal titolo “Volta y el desarollo d la electricidad hasta el descubrimiento de la pila y de la corriente electrica”, edito nel 1945 e la “La teoria atómica quimica moderna”, dato alle stampe nel 1947. Il Prof. Aldo Mieli si trasferì in seguito a Florida, una città dei sobborghi settentrionali di Buenos Aires (oggi fa parte del Partido di Vicente López), ove prese in affitto una modesta casetta, che si poté permettere grazie ad un vitalizio (cinquecento pesos) che gli aveva concesso l’imprenditore di origini basche, José Ituratt, proprietario di un’avviata cartiera, oltre che un noto attivista socialista. E fu proprio in questa località che il grande storico della scienza si spense il 16 febbraio del 1950, all’età di settantuno anni a causa di un ictus. Stava lavorando, fra l’altro, alla realizzazione di una enciclopedia internazionale delle scienze. Si trattava di un poderoso lavoro realizzato assieme agli amici, Desiderius Papp e José Babini, il quale prevedeva la stampa di ben 12 volumi, col titolo “Panorama general de la historia de ciencia”, cinque dei quali furono pubblicati postumi fra il 1950 e il 1952. Qualche mese dopo la sua morte, si tenne ad Amsterdam il VI Congrès International d’Histoire des Sciences, la prima occasione che la comunità di storici ebbe per ricordarlo, anche grazie alla toccante testimonianza del Prof. Pierre Sergescu (1893-1954), il noto matematico rumeno che lo aveva conosciuto vent’anni prima a Parigi, lo stesso che gli era successo nella carica di segretario della Académie internationale d’histoire des sciences. I libri del Prof. Mieli – i suoi figli prediletti per i quali aveva sacrificato i risparmi di una vita – passati purtroppo di mano in mano, si trovano oggi presso la Biblioteca Central de la Facultad de Filosofía y Letras dell’Universidad de Buenos Aires, in un apposito spazio che l’importante ateneo, che proprio quest’anno festeggia i suoi primi due secoli di vita, gli ha affettuosamente dedicato.
Ten. Col. Gerardo Severino
Direttore Museo Storico della Guardia di Finanza