Alla ricerca della verità dentro una “estate rovente”
Michele Giardina continua ad essere un attento e scrupoloso ermeneuta del nostro tempo. Uno scrittore che interpreta, con onestà intellettuale, fatti e misfatti di una società divenuta sempre più caotica e complessa, dandone alcune chiavi di lettura finalizzate sempre alla ricerca della verità.
Parafrasando i versi di una poetessa modicana, Antonella Monaca, la quale dice Cantu/ e cantannu / io viagghiuntotiempu (Canto / e cantando / io viaggio nel tempo), Giardina è un giornalista-scrittore di lungo corso che da anni “viaggia” dentro la cronaca, la storia, la politica, la cultura del nostro tempo, sia a livello locale che nazionale, per narrare i colori della vita, per descrivere le ombre e le luci, le bellezze e gli orrori, e per scuotere dall’indifferenza che spesso ci assale. E lo ha fatto ricorrendo ora al racconto, ora a storie romanzate, ora al saggio.
In questa prospettiva vede la luce anche questo suo nuovo libro, Estate rovente, che attira subito l’attenzione perché offre un quadro chiaro, reale, autentico, lontano da quelle visioni aleatorie che nascondono, o peggio, manipolano la verità dentro alchemici costrutti di parole.
La scrittura di Michele Giardina va al cuore dei problemi. In questo libro, che si dipana come un “saggio etico – politico” di grande attualità, egli fa convergere analisi di rilevanti problematiche dell’estate 2021 che hanno interessato l’Italia: dagli incendi boschivi alle morti sul lavoro, dai figli che uccidono i genitori al femminicidio di Vanessa Zappalà, dal rave party di Viterbo alla sicurezza antincendio nei condomini, allargando l’orizzonte financo a livello mondiale occupandosi del Presidente americano Biden e dell’ annunciato ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, avvenimento che si è trasformato, per americani e alleati, in un vero disastro, al punto da suscitare dissenso, cosa insolita, dei tre più grandi quotidiani degli Stati Uniti.
La narrazione dell’autore soffermandosi sui numerosi incendi dell’estate 2021, evidenzia come il “Contrastare gli interessi criminali, gli atti dei piromani e degli incendiari non basta se si vuole affrontare seriamente un problema più ampio che investe tutta la filiera della prevenzione, in cui il governo del territorio e la gestione del patrimonio verde devono essere tenuti insieme”; non solo, ma sollecita inoltre la necessità di “trovare soluzioni in grado di governare questi eventi estremi in un contesto di cambiamento climatico”.
Dalla lettura del volume traspare chiaramente una “meta – narrazione” che ha il suo filo rosso nel fuoco, quel fuoco che non è da intendersi – direbbe il filosofo Eraclito – solo in senso materiale, ma anche in senso metaforico. Scorrendo i vari capitoli, ci si accorge che le vicende raccontate portano alla luce, – e lo stesso Giardina lo lascia intendere in apertura della sua introduzione (“Eterno enigma la vita contrassegnata, nella lotta tra il Bene e il Male, da fatti ed eventi incredibili”) -, il fatto che la vita è una costante lotta tra il Bene e il Male, ove il fuoco non è riconducibile solo all’atto criminoso degli incendi boschivi; c’è, infatti, anche il fuoco che divora le relazioni umane; c’è il fuoco della passioni che spinge uomini a gesti di femminicidio; c’è il fuoco dell’irrazionalità che porta i figli a uccidere i propri genitori, ad avere comportamenti irresponsabili e a commettere azioni criminose che mettono a rischio il mondo; ma c’è anche il fuoco dell’amore che ricompone rapporti, c’è il fuoco che si esprime nella lotta per ideali di bene, di solidarietà, nell’anelito alla ricerca della verità.
Insomma, il fuoco è un elemento plurale, e, come dice Daniele Palmieri, “ è sempre in movimento, sempre diverso nella forma ma che, tuttavia, mantiene sempre la sua essenza. Si alza, si abbassa, si attenua o si incendia ma rimane, in ogni caso, Fuoco”.
Il libro segue un metodo di lettura dei fatti ormai consolidato, un metodo che cerca di trasmettere ai lettori e alla pubblica opinione, dati , cifre, prospettive e anticorpi per difendersi da notizie edulcorate, che la grande comunicazione massmediale spesso costruisce consapevolmente per nascondere la verità. L’affondo nell’attualità è sempre puntuale, ordinato, conseguenziale, ed ogni capitolo è intriso di un realismo da cui trasuda un malessere politico, o una inadempienza istituzionale, come nel caso della questione delle continue morti sul lavoro:
“…Ministri del Lavoro, sindacati, parlamentari, magistratura, presidenza del Consiglio, presidenti della Repubblica degli ultimi 20 anni. Chiedete scusa al popolo italiano. Chiedete scusa alle famiglie delle persone cadute per colpa della vostra indolenza, delle vostre omissioni, della vostra incapacità operativa. Guardatevi di tanto in tanto allo specchio e vergognatevi per il resto dei vostri giorni.
Governo Draghi e Parlamento prendano atto che nel 2021, oltre alla pandemia, siamo di fronte ad una nuova, grave emergenza.(…) E’ arrivato il momento che la politica si occupi con maggiore attenzione di questa tematica. Deve essere chiaro a tutti che la sicurezza nei luoghi di lavoro, pubblico e privato, riguarda l’intero sistema: imprenditori, lavoratori, rappresentanze e organi di controllo. Una vera rivoluzione culturale sarà possibile solo quando la cultura del lavoro entrerà a pieno titolo nella Scuola di ogni ordine e grado”.
C’è un realismo nelle parole dell’autore che non è disfattismo, ma tentativo di leggere gli accadimenti dall’interno, di cogliere nessi e connessi tra le contraddizioni e le articolazioni della società, come, ad esempio, anche nel caso di figli che uccidono i genitori, episodi che portano a galla il ruolo della famiglia, della scuola, della rete assistenziale, del welfare, tutte coordinate sociali importanti per sostenere i percorsi di crescita delle famiglie:
“Voi – scrive l’autore – che la cosa pubblica … avete gravissime colpe da farvi perdonare. Evidentemente qualcosa nella formazione dei ragazzi e della loro crescita non ha funzionato. O continua a funzionare male. Asili nido e per l’infanzia, scuole elementari, scuola media, istituti di istruzione secondaria, Università e famiglie, quanto incidono sulla formazione dei giovani e sul loro inserimento nella vita del lavoro e della professione? Tutto bene per quanto riguarda i programmi di studio, il rapporto alunni-insegnanti, genitori-figli e le regole da rispettare nel contesto di una società democraticamente organizzata? Io credo che ai nostri educatori qualcosa sia sfuggita di mano, come raccontano in Tv psicologi e studiosi della mente umana o leggendo i loro libri”.
Le parole di Giardina mettono il dito sulla complessa realtà del rapporto genitori figli, evidenziando come le trasgressioni dell’età giovanile siano in aumento fino a raggiungere casi estremi come l’omicidio e, in altri casi, il suicidio. La questione – secondo l’autore – affonda le radici nel fatto che nel corso degli anni sono state smarrite per strada “le regole-base del vivere civile. Tutti eroi, tutti campioni di ipocrisia e stupidità. Nello sport – afferma Giardina – i traguardi più belli si raggiungono con la volontà, il sacrificio e il rispetto delle regole. Chi immagina di diventare campione olimpionico partendo da presupposti altri, esce sconfitto dal campo, dalla pista, dalla piscina. I traguardi più belli si raggiungono con la forza dirompente della semplicità applicata alle regole del gioco”. Sicuramente, e senza ombra di dubbio, un bel messaggio!
Altra problematica focalizzata nel volume è la questione degli anziani.Chi è l’anziano, quanti sono oggi gli anziani in Italia, i problemi fisici e psicologici degli anziani, le modalità di relazione con gli anziani sono gli assi portanti della riflessione del cap.11 del volume, ove Giardina ricorre al De senectute di Cicerone, scritto nel 44 a.C., per far emergere dalla conversazione immaginata da Cicerone tra Catone il Censore, Gaio Lelio e Publio Cornelio Scipione Emiliano, il valore della vecchiaia, nonché per mettere in risalto come l’età senile, pur se logorata dagli anni con conseguente decadimento fisico e l’impossibilità di godere di alcune delle gioie della vita, sia da ritenersi il tempo dell’esperienza in cui gli anziani mostrano di aver raggiunto quella saggezza e quell’autorità che permettono loro di vivere una vita operosa, attiva e consapevole e di dedicarsi all’educazione dei più giovani. E’ importante – secondo l’autore che coglie la grande attualità del libro di Cicerone – , saper riconoscere questa saggezza degli anziani, e dimostrare affetto e pazienza verso di loro specie quando perdono la memoria. E ne le pagine di Giardina c’è, a riguardo, un bellissimo passaggio:
“Un uomo di 80 anni – ti racconto questa storia perché tu possa capire l’importanza di avere ancora i tuoi genitori – siede sul divano di casa insieme al figlio di 45 anni, molto istruito. Improvvisamente un corvo si appollaia sulla finestra. Il padre chiede al figlio: “Cos’è questo?”. Il figlio risponde: “E’ un corvo”. Dopo alcuni minuti, il padre chiede di nuovo: “Cos’è questo?”. Il figlio infastidito: “Papà, ti ho appena detto che è un corvo”. Dopo un po’ l’anziano padre chiede per la terza volta: “Cos’è questo?”. Il figlio comincia ad irritarsi e con tono seccato risponde, ripetendo che era un corvo. A questo punto, recuperata improvvisamente la lucidità necessaria, “Scusami – mormora il padre – so di essere spesso ripetitivo e di non ricordare bene quello che mi succede attorno. Ma non è sempre così. Oggi forse sto meno bene di ieri. Ti prego di scusarmi. Da bambino quando i tuoi compagni in qualche modo ti infastidivano li congedavi dicendo loro: “Iu cu tia nun ci abbitu”. Mi dispiacerebbe molto se, per colpa della mia altalenante memoria, tu, per un solo minuto, avessi pensato: “Iu cu chistu nun ci abbitu. Sono un po’ smemorato, scusami, ma sono tuo padre e ti voglio sempre un gran bene”.
Nel complesso, ciò che emerge da questo libro è il senso dell’attesa di orizzonti di ripresa e di speranza; Giardina non cede ad un descrittivismo cronachistico dei fatti fine a se stesso, non cerca plausi e applausi, ma si sforza di decodificare la realtà con una narrazione comunicativa che non lascia spazio ad equivoci, sottintesi e ad ambiguità, in uno spirito di fedeltà alla propria etica sociale dove ciò che più conta non è l’apparenza, ma la consistenza veritativa di ciò che si racconta per concorrere a costruire una società migliore.
I quattordici capitoli di Estate rovente confermano quella prospettiva dell’autore sempre presente nelle sue numerose pubblicazioni di carattere socio-politico, ossia quella di scandagliare i fatti e gli avvenimenti non per deviare o depistare, ma per aiutare il lettore a costruirsi un’idea autonoma, a leggere criticamente la realtà, sforzandosi di mantenere un rapporto di dialogo leale, franco e di equilibrio con la politica, con le Istituzioni e le fonti ove attinge le notizie, e non assumendo atteggiamenti di vassallaggio secondo la convenienza di turno o, peggio ancora, toni di padreternismo che oggi sembrano le connotazioni di certa parte del mondo dell’informazione e della comunicazione mass-mediale.
La scrittura di Michele Giardina è una “scrittura aperta”, la scrittura di uno a cui piace “stare in mezzo alle cose che succedono”, per usare un’espressione di Calvino, e che denuncia senza offendere, stigmatizza senza veli e parlando con chiarezza, come si può evincere da alcuni passaggi del libro che si occupano di emergenza sanitaria, di rapporti internazionali, della situazione dell’Afganistan e delle vicende interne americane, della politica dell’immigrazione italiana portata avanti dal ministro Lamorgese, e definita dall’autore “politica dello struzzo”:
“Sbarchi di migranti irregolari ogni giorno, tutti i giorni. E allora? Pazienza. Li accogliamo, li trasferiamo come prima tappa a Lampedusa e poi ‘mettiamo in moto la costosissima macchina organizzativa dell’accoglienza-burla che va avanti con uno schieramento di navi quarantena, controlli medici più o meno formali e trasferimenti in tutta Italia ove c’è un buco da riempire’. Il premier Draghi e il presidente Mattarella dicono che va bene così. Anzi benissimo”.
Estate rovente, per concludere, è un libro che racconta e documenta, ricostruisce l’attualità e denuncia, rilegge giornalisticamente avvenimenti che hanno avuto un’eco notevole in Italia nell’estate 2021 e che offre considerazioni etiche che inducono a riflettere su una contemporaneità socio-politica attraversata dal disordine e dall’incapacità della burocrazia amministrativa a saper gestire gli eventi e le calamità che si abbattono sul Paese, dove, il più delle volte, la mediocrità e l’ incapacità della politica non riescono a dare risposte alle attese della popolazione, alla quale spesso non resta – mutuando le parole di Tomasi di Lampedusa – che assistere al “rantolo di un’Italia arsa”.
Domenico Pisana*
*Poeta, scrittore, teologo morale, fondatore e Presidente del Caffè Letterario “S. Quasimodo” di Modica