Costruire la pace in tempo di guerra. La Scuola dell’Anvcg e dell’Anrp in campo con un corso di formazione
“Peacekeeping, conflitti internazionali e vittime civili di guerra” è il tema del nuovo corso della Scuola di aggiornamento e alta formazione “Giuseppe Arcaroli” promosso dall’Anvcg, l’Associazione nazionale vittime civili di Guerra e dall’Anrp, l’Associazione nazionale reduci dalla prigionia, dall’internamento, dalla guerra di liberazione e loro familiari, d’intesa con l’Università La Sapienza di Roma. Complessivamente 120 ore (90 ore per lezioni frontali, 30 ore per esercitazioni e workshop) pari a 3 crediti formativi.
Le lezioni si terranno dal 9 aprile 2015 il martedì e il giovedì dalle ore 16.30 alle 19.30. Il costo dell’iscrizione al corso è pari a mille euro, che per 14 studenti meritevoli sarà interamente coperto da una borsa di studio finanziata dagli enti promotori.
La domanda di iscrizione dovrà pervenire entro il 2 aprile all’indirizzo: anrpita@tin.it.
Il bando e la scheda di partecipazione sono scaricabili dai seguenti link:
http://www.anrp.it/Fondazione/_corsi_formazione.htm;
http://www.anvcg.it/component/k2/item/254-corso-in-peacekeeping.html.
Il corso, diretto dal prof. Luciano Zani, risponde all’esigenza di formazione per il settore occupazionale relativo all’area delle relazioni internazionali, in particolare riguardo ai diritti umani ed alle conseguenze dei conflitti bellici. Si rivolge a giovani in possesso di laurea (triennale, magistrale o vecchio ordinamento), a studenti iscritti alle lauree magistrali, di tutte le discipline, a docenti di scuole secondarie di primo o secondo grado, a dirigenti degli enti promotori e di enti e istituzioni non-governative impegnati nell’area delle relazioni internazionali. Le lezioni si terranno presso la sala convegni dell’ANRP in via Labicana 15/A a Roma (metro Manzoni- Colosseo).
“L’iniziativa si inserisce nel quadro delle attività istituzionali e di promozione sociale svolta in campo nazionale ed internazionale” spiegano i rispettivi presidenti dei due organismi associativi promotori, Giuseppe Castronovo (Anvcg) ed Enzo Orlanducci dell’Anrp
Per ulteriori informazioni:
segreteria A.N.V.C.G. tel. 065912429 – 065923141 – 065923142
segreteria A.N.R.P tel. 06.7004253 – Fax. 06.77255542
I diritti umani vengono calpestati ogni giorno, basta vedere quanto sta accadendo in Medio Oriente, in Nigeria e in altri Stati del sud del mondo. Lo scorso 13 marzo è stata firmata una dichiarazione congiunta per dare sostegno ai diritti umani dei cristiani e di altre comunità, specialmente in Medio Oriente. Firmato da 53 Stati e presentato alla 28ma sessione del Consiglio dell’Onu per i diritti umani, il documento – sottoscritto, tra gli altri, da Stati Uniti, Russia, Paesi dell’Europa occidentale e Santa Sede, ma non da Cina e India e in Medio Oriente solo da Libano e Israele – denuncia la “seria minaccia” cui è sottoposta l’esistenza stessa delle minoranze religiose e specialmente dei cristiani in Medio Oriente e chiede “a tutti gli Stati di riaffermare il loro impegno a rispettare i diritti di tutti, in particolare il diritto alla libertà di religione, sancita negli strumenti internazionali sui diritti umani fondamentali”.
“Il Medio Oriente – si legge nel documento – sta vivendo una situazione di instabilità e il conflitto si è recentemente acuito. Le conseguenze sono disastrose per l’intera popolazione della regione. L’esistenza di diverse comunità religiose è seriamente minacciata, I cristiani sono ora particolarmente colpiti e la loro stessa sopravvivenza è in dubbio. Sono frustrati gli sforzi per costruire un future migliore per tutti. Siamo testimoni di una situazione nella quale violenza, odio religioso ed etnico, radicalismo fondamentalista, estremismo, intolleranza, esclusione, distruzione del tessuto sociale della società e di intere comunità stanno diventando le caratteristiche di un modello politico e sociale invivibile che mette in pericolo l’esistenza stessa di molte comunità e in particolare di quella cristiana”.
“Milioni di persone hanno abbandonato o sono state costrette a lasciare le loro terre ataviche. Coloro che vivono nelle zone del conflitto o in aree controllate dai gruppi terroristici sono sotto la continua minaccia di violazioni dei diritti umani, di repressione e abusi. Comunità e singoli individui sono vittime di atti di violenza barbarica: privati delle loro case, cacciati dalle loro terre native, venduti come schiavi, uccisi, decapitati e bruciati vivi. Decine di chiese cristiane e antichi santuari di tutte le religioni sono stati distrutti. La situazione dei cristiani in Medio Oriente, una terra dove essi vivono da secoli e hanno il diritto di rimanere, crea profonde preoccupazioni. Ci sono sempre più ragioni per temere seriamente per il futuro delle comunità cristiane che hanno più di duemila anni di esistenza in questa regione, dove il cristianesimo ha pieno posto, e ha iniziato la sua lunga storia. Sono ben noti e costruttivi i contributi positivi dei cristiani in diversi Paesi e società del Medio Oriente”.
“Confidiamo che i governi, tutti i leader civili e religiosi del Medio Oriente, si uniranno a noi per denunciare questa situazione allarmante e per costruire insieme una cultura di convivenza pacifica. Nel nostro mondo globalizzato, il pluralismo è un arricchimento. La presenza e il contributo delle comunità etniche e religiose sono il riflesso di antica diversità e sono un patrimonio comune. Un futuro senza le diverse comunità in Medio Oriente rappresenterà un elevato rischio di nuove forme di violenza, esclusione, e l’assenza di pace e sviluppo”.
“Chiediamo alla comunità internazionale di dare sostegno alla presenza storica profondamente radicata di tutte le comunità etniche e religiose nel Medio Oriente. Qui sono apparse le religioni del mondo, compreso il cristianesimo. Ora essi vivono sotto la seria minaccia esistenziale da parte del cosiddetto ‘Stato islamico’ (Daesh) e Al Qaeda, e gruppi terroristici affiliati, che sconvolgono la vita di tutte queste comunità, e creano il rischio della scomparsa completa dei cristiani. Questo sostegno aiuterà i Paesi della regione a ricostruire società pluralistiche e sani sistemi politici che garantiscano i diritti umani e le libertà fondamentali per tutti. Pertanto chiediamo a tutti gli Stati di riaffermare il loro impegno a rispettare i diritti di tutti, in particolare il diritto alla libertà di religione, sancita negli strumenti internazionali sui diritti umani fondamentali”.