Da Castelnuovo di Conza a Bogotà. Storia degli imprenditori cinematografici Francesco e Vincenzo Di Domenico
Grandi cose hanno fatto gli Italiani in Colombia, e di questo abbiamo dato ampio riferimento proprio su questo portale storico, peraltro con maggiore intensità proprio nel corso dell’anno che volge a termine, in occasione dei 160 anni dell’inizio ufficiale dei rapporti diplomatici fra Italia e Colombia. Ebbene, nei vari settori nei quali la seppur modesta Colonia Italiana ha operato, già nel corso dell’Ottocento, un notevole ruolo lo ebbero coloro che si dedicarono alle prime esperienze cinematografiche, nell’ambito delle quali si sarebbero distinti i membri di due coraggiose famiglie di emigranti, i Di Domenico e i Di Ruggiero, imparentati fra loro, originari di Castelnuovo di Conza, un piccolo borgo dell’alta Valle del Sele, in provincia di Salerno. Le famiglie Di Domenico e Di Ruggiero sono assurte nella storia Colombiana per essere state le pioniere del Cinema nazionale, dapprima proiettando film muti, utilizzando apparecchiature itineranti, nei luoghi più sperduti del Paese Caraibico, per poi giungere alla produzione dei primi film e cinegiornali Colombiani, così come alla costruzione di Cinema e Teatri sia a Bogotà che in altre importanti città del Centro-Sud America. Il fondatore di tale dinastia di imprenditori dello spettacolo fu Francesco Di Domenico, il quale, da avventuroso operatore cinematografico itinerante divenne produttore e persino regista, con produzioni sia a livello locale che nazionale, inclusa la realizzazione di cinegiornali, documentari e fiction televisive. Insieme al fratello, Vincenzo e ai cognati Giuseppe ed Erminio Di Ruggiero, così come ai cugini Giovanni e Donato Di Domenico-Mazzoli avrebbe fondato la Società di produzione cinematografica “S.I.C.L.A.”, la quale segnerà l’avvenire della stessa cinematografia Colombiana. Quella che segue è la loro storia.
I coraggiosi emigranti di Castelnuovo approdano in America
Antonio Maria Francesco Di Domenico, passato alla storia solo col nome di Francesco, nacque a Castelnuovo di Conza, nella cas avita di Via della Chiesa, n. 23, alle ore 12 del 1° agosto del 1880, figlio primogenito di Donato, un ventiquattrenne di mestiere “corallaro”, nato a Castelnuovo il 2 luglio 1856 e di Maria Cozzarelli. Negli anni a venire, prima che il genitore emigrasse nelle lontanissime Americhe, la famiglia si sarebbe arricchita con la nascita di Vincenzo, venuto alla luce il 23 ottobre 1882 e di Colomba, nata il 2 novembre del 1884. Secondo alcuni biografi, la famiglia avrebbe subito, il 1° febbraio del 1886 (ma di questo non abbiano trovato alcuna conferma negli atti anagrafici del Comune di Castelnuovo di Conza), la perdita di papà Donato, il quale sarebbe morto a Panama, a causa della febbre gialla. Fu a quel punto che i fratelli maschi furono adottati dallo zio paterno, Luigi, abile pasticcere di Castelnuovo di Conza. Francesco Di Domenico visse in paese sino alla fine dell’Ottocento, alternando gli studi elementari con i primi lavori nelle campagne del posto, note soprattutto per i rigogliosi vigneti. Diventato più grande cercò di recuperare il vecchio mestiere del padre, il “corallaro”, al quale associò l’arte della gioielleria. Tentò persino di occuparsi di fotografia, settore che, come vedremo a breve, gli consentirà di appassionarsi di Cinema. Ben presto, però, anche Francesco verrà attratto dal miraggio dell’emigrazione nelle Americhe, così come era già capitato a molti dei suoi conterranei. Ecco, dunque, che sul finire del secolo lo troviamo in Martinica, ove lo zio materno, Vincenzo Cozzarelli, vi si era trasferito da tempo, commerciando in stoffe. Tempo dopo, a causa della malaria, Francesco fu costretto a tornarsene in Italia, ove attorno al 1900 si fidanzò con la futura moglie, María Felicia Di Ruggiero, nata l’8 dicembre del 1882, sempre a Castelnuovo. Nel maggio del 1902, Francesco e suo zio si trasferirono in Africa, ove rimase appena un anno. Tornato a Castelnuovo di Conza, Francesco si unì in matrimonio con Maria Felicia, nel 1903, per poi tornare a fare l’emigrante, questa volta in unione con il suocero, Giovanni Di Ruggiero. Attorno al 1905, con la ripresa dei lavori del Canale di Panama, in virtù dei quali migliaia di imprenditori cercarono fortuna in America, Francesco Di Domenico si spostò in quell’area, ove, anche assieme allo zio, Vincenzo Cozzarelli, avrebbe commerciato in generi vari.
In seguito, gli emigranti salernitani si stabilirono a Colón (Panama), ove fondarono, nel corso del 1906, il “Bazar Italiano”. E fu proprio a Panama che il 14 novembre 1906 sarebbe nata la primogenita, Marietta, seguita, nel tempo, dai fratelli Donato, Giovanni, Elisa ed Olga. Tempo dopo, messosi in proprio, Francesco si fece raggiungere dal fratello, Vincenzo, con il quale, unitamente ad altro intraprendete emigrante italiano, Benedetto Pugliese, attorno al 1909, iniziò a girovagare per le Americhe con il c.d. “Cinema Ambulante”. In seguito, i fratelli e i cugini Di Domenico, così come i cognati di Domenico, i Di Ruggiero, oramai convinti di doversi dedicare al nascente mercato cinematografico, fecero ritorno in Europa, esattamente a Milano, ove acquistarono diverse pellicole, due proiettori, un generatore elettrico e alcuni elementi tecnici per potersi “mettere in proprio”. Sempre nel corso del 1909 fu, poi, la volta di Parigi, dove acquistarono altri film, pensando, quindi, alla fondazione della loro Compagnia, al quale diedero il nome di “Cinema Olympia“. Tornati in America, gli imprenditori meridionali ripresero l’attività itinerante, dapprima nelle Piccole Antille, nell’isola di Guadalupa, dove proiettarono per la prima volta i film acquistati in Europa. Nell’aprile del 1910 raggiunsero così il Venezuela e, infine, la Colombia. La prima lettera di Francesco Di Domenico dalla Colombia risale al 24 ottobre 1910, allorquando il suo cinema itinerante è presente a Barranquilla, importantissimo porto lungo la costa dei Caraibi, sede di una delle più fiorenti Colonie italiane, prima tappa di un’intensa attività che interesserà varie località: da Santa Marta a Cartagena, da Girardot alla stessa Capitale, Bogotà, ove i Fratelli e cugini Di Domenico e i cognati Di Ruggero pensarono di istituire un Cinema stabile.
Ciò si sarebbe verificato solo nel corso del 1912, anche grazie al trasferimento in Colombia del resto della famiglia. Era la domenica dell’8 dicembre 1912, quando a Bogotà venne inaugurata la “Sala Olympia”, primo esempio di cinema stabile in Colombia, con la proiezione del film “L’ultimo dei Frontignac”, meglio noto con il nome “Il romanzo di un povero giovane“. Fu un grande successo, come del resto era capitato nella stessa Europa. Con successivi accordi, intercorsi con altri imprenditori Colombiani, quali Nemesio Camacho, Ulpiano Valenzuela e Federico de Castro, fu, poi, aperto anche l’”Olympia Salon”. Due anni dopo, Francesco Di Domenico, unitamente al fratello, ai cugini, ai cognati e ad altri soci avrebbero fondato, invece, la “S.I.C.L.A.” (“Società Industriale Cinematografica Latinoamericana”). Nel corso dello stesso 1914, Francesco Di Domenico strinse nuovi accordi con il già citato Don Nemesio Camacho, per poi acquisire quote societarie della “Kine Universal”. Con tale società, assieme al “Cinema Olympia” avrebbero offerto i migliori spettacoli cinematografici, provenienti sia dall’Europa (almeno sino allo scoppio della “Grande Guerra”) che dagli Stati Uniti. La “S.I.C.L.A.”, che avrebbe avuto sede sulla 13^ Strada, iniziò immediatamente a produrre in proprio le prime proiezioni, tanto è vero che il 17 giugno 1915 uscì nelle sale di Bogotà il primo film, che ebbe per argomento alcuni eventi religiosi locali.
Il lungometraggio si chiamava “La Festa del Corpus Domini e di Sant’Antonio”. Grazie al successo riscosso, la Società avrebbe prodotto un film dedicato al corteo civico del 18 giugno, all’infiorata del 20 luglio, così come alle manovre dell’Esercito, sul Ponte Comune, tra agosto e settembre, ovvero alla festa che si tenne presso la Scuola Militare in quello stesso periodo. Ma la genialità di Francesco Di Domenico, appoggiato sempre dal fratello Vincenzo, dai cugini paterni e dai cognati di Francesco, andò ben oltre, tanto da concepire anche un proprio servizio pubblicitario. Nel giugno dello stesso 1915 uscì, infatti, il primo numero di <<Olympia. Rivista Cinematografica>>, un periodico riportante le varie notizie concernenti sia le imprese della Società che la cronaca del Paese.
Fra queste anche la produzione di un “molto discusso” film concernente l’orribile assassinio del Generale Rafael Uribe Uribe, avvenuto il 15 ottobre del 1914, film che procurò all’imprenditore non pochi fastidi e critiche. Nel novembre del 1916, dopo una breve permanenza a Barranquilla, Francesco Di Domenico fece ritorno a Bogotá, ove acquisto un terreno ove costruire un teatro della “S.I.C.L.A.”, che inizialmente pensò di chiamare “El Dorado”, ma che in seguito verrò titolato “Teatro Colombia”. Terminata la Prima Guerra Mondiale, a partire dal 1919, la “S.IC.L.A.” riprese ad occuparsi di cinegiornali, ma anche ad importare direttamente dagli Stati Uniti d’America nuove pellicole. Nonostante la celebrità, che lo aveva reso fra gli emigrati italiani più famosi di Colombia, l’imprenditore Salernitano Di Domenico dovette ben presto fare i conti proprio con la spietata concorrenza Nordamericana.
Con la fine della guerra, infatti, gli Stati Uniti, approfittando del vuoto lasciato dalle produzioni francesi e italiane, avevano implementato massicciamente l’industria cinematografica, riscuotendo una grande accoglienza nelle sale. A quel punto, i Di Domenico furono costretti a raggiungere un accordo con la “Cine Colombia”, in virtù del quale cedettero agli Americani del Nord la gloriosa “S.I.C.L.A.”. Avvilito e deluso per tale epilogo, Francesco Di Domenico, lasciati in Colombia i figli, decise di tornarsene nella sua amata Castelnuovo di Conza, nel corso del 1922. Vi rimarrà fino al secondo dopoguerra, per poi tornare definitivamente in Colombia, dopo la morte della sua adorata moglie, Maria Felicia, avvenuto l’8 gennaio del 1947. Nella Nazione Caraibica, Francesco visse, attorniato dai figli, dal fratello Vincenzo (morto poi nel 1955) e dai nipoti, sino al 26 dicembre 1966, data nella quale si spense nella sua casa di Villeta, ormai dimenticato da gran parte dell’opinione pubblica e, quindi, da perfetto sconosciuto…
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare