Danzica, 14 agosto 1980: gli scioperi che portarono alla nascita di Solidarnosc
Nell’estate del 1980 in Polonia imperversava il malcontento. Una situazione difficile che cresceva gradualmente un po’ ovunque nel Paese. Il licenziamento di Anna Walentynowicz, un’operaia dei cantieri navali Lenin, fu la goccia che fece traboccare il vaso. Le dinamiche che portarono a decretare il primo sindacato unitario e libero polacco furono diverse: innanzitutto la nuova linfa data al mondo operaio da Giovanni Paolo II dopo il suo viaggio del 1979 e, in particolare, nel discorso agli operai di Nowa Huta in cui ribadì che “la Chiesa non ha paura del mondo del lavoro” e che “Cristo non approverà mai che l’uomo sia considerato o consideri se stesso come semplice mezzo di produzione”.
Inoltre, la grave situazione economica e la forte autorità esercitata dal regime sovietico avevano creato un clima di sospetto e di tensione, di apparente calma per tutto il mese di luglio del 1980 nonostante qualche concessione populista da parte del governo polacco come il leggero aumento del salario dopo deboli proteste per l’aumento dei prezzi della carne.
Questa tranquillità nascondeva sommovimenti e attività clandestine all’interno del mondo operaio. Il 16 luglio 1980 il Governo comunista polacco annunciò a sorpresa un rincaro del 30 per cento della carne. Fu fatta eccezione per la carne ovina. Fu la scintilla che fece esplodere le proteste.
A Lublino gli operai e i ferrotranvieri incrociarono le braccia. Fu sciopero. I collegamenti ferroviari furono interrotti. Da Lublino la protesta arrivò a Danzica, nei cantieri intitolati a Lenin. Le spinte delle diverse correnti sindacali condussero all’alba del 14 agosto allo scoppio degli scioperi che, molto presto, malgrado il silenzio e la censura dei media, contagiarono tutta la Polonia. Fu votata l’occupazione dei cantieri Lenin. Ci fu una vasta opera di volantinaggio tesa a incitare diciassettemila operai ad astenersi dal lavoro per dare solidarietà alla gruista «scomoda» Walentynowicz che aveva denunciato le drammatiche condizioni in cui erano costretti a lavorare gli operai.
Lech Walesa, tecnico elettricista e impiegato nei cantieri navali di Gdansk, tratto in arresto nel 1970 e all’attivo un anno di prigione per aver incitato gli scioperi nella fabbrica dove lavorava – futuro Premio Nobel per la Pace nel 1983 e presidente polacco eletto in modo democratico nel 1990 fino al 1995 – insieme ad altri amici come Aleksander Hall e Andrzej Gwiazda, con i quali aveva già fondato nel 1978 un’organizzazione segreta chiamata Sindacati Liberi di Pome-rania, ritenuta illegale dalle autorità, e Bogdan Borusewicz – di-venuto in seguito presidente del senato polacco – guidò la protesta civile incitando allo «sciopero della solidarietà» e a occupare le fabbriche. In queste circostanze, anche per stemperare gli animi, la diocesi di Danzica propose alla sede locale del Partito comunista da fornire assistenza religiosa agli operai.
Le autorità comuniste lo accordarono. Si celebrò la messa nei cantieri navali baltici e al tempo stesso iniziarono a sventolare bandiere polacche, ritratti di Giovanni Paolo II e furono attaccati manifesti ai cancelli delle fabbriche che ritraevano la Madonna nera di Czestochowa. Fu eletto un Comitato di sciopero interaziendale presieduto da Lech Walesa e alcuni giorni dopo sui muri dei cantieri navali apparvero ventuno richieste scritte a mano su una tavola di legno da parte di Arkadiusz Ribyki, un altro operaio amico di Walesa e militante del Movimento giovane Polonia (Rmp), una delle tantissime sigle che, come il Comitato difesa operai (Kor) e Sindacati Liberi (Wzz), confluirono in seguito dentro Solidarnosc. Il cardinale Wyszynski, primate di Polonia, non mancò di parlare nelle sue omelie come fece il 17 agosto della drammatica situazione in cui versava la nazione polacca.
Il 20 agosto lo stesso Giovanni Paolo II nella consueta udienza generale del mercoledì a Castelgandolfo salutò un gruppo di fedeli polacchi e recitò due preghiere mariane, una delle quali dedicata proprio alla Madonna di Czestochowa. Successivamente scrisse al Primate di Polonia per esprimere tutta la sua vicinanza e solidarietà facendo riferimento nell’ultimo rigo della lettera a Nostra Signora di Jasna Gora. Intanto in terra polacca tra le prime richieste di Solidarnosc fu affisso il riconoscimento dei sindacati liberi e indipendenti dai partiti e dai da-tori di lavoro e il diritto di sciopero dei lavoratori. Ma anche il divieto di ritorsioni contro i lavoratori e gli attivisti, l’accesso della Chiesa ai mass media e nuove norme che limitavano la censura, la liberazione dei detenuti politici, oltre che una ristampa dell’Atto finale di Helsinki. Il 21 agosto 1980 fu il giorno in cui a Danzica giunse una Commissione governativa guidata dal vice-primo ministro Myeczyslaw Jagielski (1924 -1997) che accettò di trattare con il Comitato interaziendale di Walesa. Quando Walesa e Jagielski, che aveva disertato già tre appuntamenti con il folto gruppo sindacale polacco, firmarono il protocollo.
Il 22 agosto, a Stettino, si giunse ai primi contatti tra il governo e il Comitato di sciopero interaziendale e furono noti al mondo gli accordi di Danzica e Stettino.
La notizia fu commentata dai principali giornali ed emittenti televisive polacche e internazionali: nasceva il primo sindacato indipendente in un Paese comunista. Mancavano quattro giorni al 26 agosto, solennità della Madonna di Czestochowa. I polacchi attendevano l’omelia del cardinale Wyszynski con trepidazione, ma rimasero delusi in quanto il Primate di Polonia si concentrò più sulla crisi economica.
Il giorno dopo, il 27 agosto, però, Giovanni Paolo II in occasione dell’udienza generale sottolineò come a Roma i fedeli polacchi avevano pregato la Madonna di Czestochowa e ave-vano affidato a Lei tutte le speranze e le preghiere per la pace e la giustizia.
Una «rivoluzione» pacifica che avrebbe fatto nascere il primo sindacato libero al di là della Cortina di ferro proprio a Danzica il 31 agosto 1980.
Vincenzo Grienti