Emigrazione italiana in Cile: il ruolo degli italiani 100 anni fa
Fra gli aspetti poco conosciuti riguardo alla storia dell’emigrazione italiana in Cile vi è quello relativo al ruolo che gli italiani ebbero nella formazione e nella divulgazione della “pratica sportiva”, se non altro in base ad un resoconto statistico che ci porta indietro esattamente di un secolo. Che l’Italia fosse stato, da sempre, un Paese particolarmente legato allo sport lo sapevamo tutti, peraltro ricordando, con non poco orgoglio, il fatto che, al di là di quanto la Penisola aveva ereditato dai Greci, fu proprio sotto i romani che le varie discipline sportive non solo comparvero negli stati, detti “Arene”, come lo erano il Colosseo, l’Arena di Verona e quella di Pola, tanto per citare testimonianze che ancora oggi si trovano sotto gli occhi di tutti, ma furono anche “esportate” ovunque l’Impero si fosse allargato.
Le prime società sportive italiane in Cile (1908 – 1922)
Sulla presenza degli italiani in Cile ricordo i vari contributi ospitati nel tempo proprio su questo portale, apporti ai quali rimando coloro che volessero approfondire questa interessantissima tematica storica. Per quanto attiene, invece, l’argomento di oggi posso dire che, al di là della pratica sportiva in sé, la quale certamente non fu legata a periodi storici ben definiti, come è facile intuire, fu solo nel primo decennio del Novecento, in un contesto storico nel quale il Paese Sudamericano visse una stagione di grande prosperità economica, ma soprattutto di un buon assetto democratico, che le varie Colonie italiane ebbero la possibilità di dar vita a veri e propri “Sodalizi Sportivi”, oggi oggetto della mia modesta ricostruzione, sebbene limitata alla situazione registrata nel 1922, anno nel quale fu editato un importantissimo testo concernente il ruolo che avevano avuto gli emigranti italiani in Sud America durante la recente “Grande Guerra”. Alle origini delle prime Società non potevano che esserci gli sport acquatici, peraltro giovando sul fatto che quella di Valparaiso era la Colonia italiana più antica e, soprattutto, la più numerosa. Fu, quindi, proprio nella bellissima città che s’affaccia sull’Oceano, storicamente legata al grande Ammiraglio Giovanni Battista Pastene[1] e ai suoi marinai genovesi, che definirono quel luogo come “Valle del Paradiso”, tanto era la sua bellezza, che sorse la prima di esse, col nome emblematico di “Club Italiano di Regate”. Era il 20 ottobre del 1908 quando il sodalizio sportivo venne ufficialmente fondato, peraltro sotto il patrocinio e i “buoni uffici” dell’allora Incaricato d’Affari presso il Governo del Cile, Marchese Enrico Durand de la Penne, il cui ufficio diplomatico si trovava proprio a Valparaiso. Sin dalla sua costituzione, il “Club” annoverò tra gli iscritti il “fior fiore” degli sportivi locali, fossero essi di origine italiana o cileni.
Nel portare in alto il nome del nostro Paese, il “Club Italiano di Regate” vinse le più importanti gare indette in Valparaiso, e ciò anche quando dovette misurarsi con avversari di riconosciuta forza e maestria, membri di Società già collaudate. Sfortunatamente, a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia, nel maggio del 1915, buona parte dei soci furono richiamati in Patria, per combattere, sia per obblighi di leva che per richiamo alle armi, quell’assurda guerra mondiale che avrebbe registrato la perdita di decine di nostri connazionali in tutto il Cile. Nel dopoguerra il “Club” riprese lentamente vita, ma ben presto andò esaurendosi, tanto che nel corso degli anni ’20 avrebbe dato vita ad un “Club di Law Tennis”, al quale s’iscrissero non poche Signore e Signorine della Comunità italiana, amanti di questo salutare ed elegante genere di sport. Attorno al 1920, come emerge da alcune riviste dell’epoca, sempre a Valparaiso era molto attiva, invece, la “Società Sportiva”, sorta probabilmente proprio in quel frangente, con lo scopo più avveniristico di coltivare ogni genere di sport, che <<rinvigorendo il fisico dei suoi soci, giovi pure al loro morale, mantenendoli lungi dai vizi che sempre accompagnano l’ozio e le mollezze>>[2].
Nell’adottare il motto “Mente sana in corpo sano”, la Società avrebbe attratto alla pratica sportiva la nuova gioventù italo-cilena, se non altro in un frangente storico nel quale i principi democratici e la libertà in generale non erano stati ancora compressi, o compromessi che dir si voglia. Ebbene, oltre agli sport che si potevano praticare sia in mare, nei laghi e nei fiumi, altro storico sport dei quali gli italiani in Cile si sarebbero occupati fu il ciclismo. Fu, infatti, a Santiago, esattamente in Via San Isidro 92, che il 30 novembre del 1910 sorse un importante sodalizio al quale fu dato il nome di “Audax Club Ciclista Italiano”. Il “Club”, che nel 1922 annoverava ben 150 soci, fra italiani, naturalizzati cileni e cileni stessi, avrebbe dato spazio a sportivi di elevato spessore, tanto è vero che dalla stessa Società sarebbero emerse le migliori figure di ciclisti della Repubblica Cilena. Non avevamo ancora trattato della vocazione calcistica degli italiani in Cile. Di pari passo con l’evoluzione che tale sport avrebbe avuto a livello mondiale, nella città di Iquique, nel Cile Settentrionale, ove pure molto consistente era la presenza della “Gens Italica”, nel corso del 1918, molto verosimilmente negli ultimi mesi del conflitto che aveva dilaniato l’Europa, sorse la “Ausonia Sporting Club”. Si trattava di una Società polisportiva che avrebbe favorito, con i suoi 100 soci, soprattutto il calcio (dalla quale sarebbero usciti anche alcuni campioni della stessa Nazionale Cilena) e non solo fra gli italiani, già noti in città per aver dato vita, nel 1915, alla celebre “Società Canottieri Italiani Olimpia”, forte di circa 200 membri. E nella presente carrellata non poteva certo mancare l’atletica e gli altri sport detti “dell’aria aperta”.
Concludo questo contributo ricordando che a Concepcion, città della Regione del Bio Bio, nel Cile Centrale, i nostri emigranti diedero vita, l’11 marzo del 1919, alla “Società Sportiva Atletico Italiano. F. B. C.”, composta da 120, fra atleti e simpatizzanti, il cui scopo principale sarebbe stato quello di praticare, favorire o comunque appoggiare ogni manifestazione dello sport, e <<specialmente gli esercizi all’aria libera>>, quali le corse campestri, tiri alla fune, ecc. ecc. La formazione di tali Società o Club sportivi non solo ricevette la miglior accoglienza da parte dell’elemento giovane cileno, gran parte del quale destinato a un brillante avvenire, ma ebbe soprattutto il merito di temere “lontani dalle strade” non pochi reduci della stessa “Grande Guerra”, sia italiani che non, i quali, purtroppo, tornando in Cile dai vari fronti Europei si ritrovarono spesso senza un posto di lavoro, ovvero nuovamente “estranei” in una Terra alla quale sia loro che i loro genitori avevano dato tanto. Ma questo, in realtà, fu un aspetto diffuso in tutta Europa, Italia compresa, ove la profonda crisi economica e i vari disagi della c.d. “smobilitazione generale” avrebbero portato a ben altre conseguenze, come la famigerata “Marcia su Roma”, spartiacque fra Democrazia e Dittatura, azione violenta che porta la data del 26-28 ottobre 1922. Ma, come spesso amo concludere i miei pezzi: “Questa è un’altra storia”.
Col. (a) Gerardo Severino
Storico militare
[1] Cfr. Gerardo Severino, L’Ammiraglio Giovanni Battista Pastene, un genovese alla scoperta dei mari del sud (1507-1582), in rivista <<Marinai d’Italia>>, novembre 2001.
[2] Cfr. Gli italiani nel Sud America ed il loro contributo alla guerra 1915 – 1918, Buenos Aires, Edizione Arrigoni e Barbieri, 1923, p. 634.