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Le eroiche Fiamme Gialle di Porto Ulisse. Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza

Gualtiero Gnerghi, professore emerito presso l’allora Scuola Ufficiali della Regia Guardia di Finanza, a Caserta, nell’intento di immortalare ai posteri il glorioso episodio di Brazzano sul Fiume Judrio, in provincia di Gorizia, sulla fronte italiana, ove nella notte fra il 23 e il 24 maggio 1915 furono esplosi i primi colpi della Grande Guerra, compose una frase davvero epica e struggente nello stesso tempo. Una frase che ancora oggi compare, incisa a chiare lettere latine, sul monumento che ricorda l’eroismo dei finanzieri Costantino Carta e Pietro Dall’Acqua. Nella parte finale dell’epigrafe è riportata la seguente, sublime espressione, rivolta, in generale, a tutte le Fiamme Gialle: “…Vedette insonni del confine, le più avanzate, le più sole, sempre, perché questo è il comando, il giuramento, il premio”. Ed è proprio questa la vera natura dei Finanzieri d’Italia, la vera essenza di uomini che, pur difendendo prevalentemente l’Erario, nel confermare quell’invitta fede verso il giuramento prestato, seppero essere anche ottimi soldati, così come membri di quella gloriosa “…sacra falange dei caduti per la Patria, sui campi di battaglia e nella guerra d’ogni giorno”, come riporta un altrettanto straziante frase che campeggia nel Sacrario della stessa Guardia di Finanza presso la Caserma “Sante Laria” di Roma. Questo vale anche e soprattutto per il sacrificio dei quattro finanzieri di Porto Ulisse, una sperduta località costiera lungo la costa sud-orientale della Sicilia, nel Comune di Ispica, in provincia Ragusa. Un luogo che ai più non dice nulla, trattandosi di un episodio veramente marginale, nell’ambito della macro storia della Seconda guerra mondiale, ma che per la Guardia di Finanza è certamente uno dei fatti più importanti del conflitto in cui venne trascinata l’Italia di Benito Mussolini. E fu, molto probabilmente, proprio il fatto di aver combattuto – sebbene in difesa della Patria – ma ancora agli ordini di un regime che non era stato ancora deposto, lo scotto che dovettero pagare quei quattro Eroi, quelle “vittime oscure” di quel sacro dovere di difendere sino alla morte i confini d’Italia. Li vogliamo ricordare, oggi, a distanza di oltre ottant’anni, certi di poter finalmente dissipare quel dubbio Manzoniano che abbiamo preso in prestito per il titolo del saggio.

La difesa del bagnasciuga

Il termine “bagnasciuga” era stato rispolverato dal Duce appena un mese prima della riunione del Gran Consiglio del Fascismo che il 25 luglio ne avrebbe votato la caduta: “Bisogna che, non appena il nemico tenterà di sbarcare, sia congelato su quella linea che i marinai chiamano del bagnasciuga” disse Mussolini nel suo ultimo discorso del 24 giugno 1943 a Palazzo Venezia. Fu molto probabilmente proprio questa la frase che rimase impressa al maturo Brigadiere Lorenzo Greco, Comandante della Brigata della Regia Guardia di Finanza di Porto Ulisse nel momento in cui il nemico, in questo caso rappresentato dalle truppe della 1^ Divisione Canadesi, tentò di “varcare la frontiera”. Il bravo Sottufficiale, che in passato aveva prestato servizio anche lungo le frontiere alpestri, non era certo uno sprovveduto, né tantomeno una persona con velleità onorifiche. Lorenzo Greco rispettò fino in fondo quegli ordini ricevuti dalle Autorità Militari, Alti ufficiali che certamente non “lumeggiavano” in fatto di strategia e di tattica, soprattutto in un frangente storico nel quale tutti immaginavano uno sbarco, in grosso stile, da parte degli Anglo-Americani. Il Brigadiere Greco, Comandante di due POC, ossia Posti Osservazione Controllo, aveva sin lì fatto il proprio dovere, coordinando la diuturna vigilanza di quel tratto di costa ragusana, spesso con lo stesso spirito e con le stesse perplessità che abbiamo colto, leggendo lo splendido libro di Dino Buzzati Il Deserto dei Tartari. Ebbene, come accadde per la famosa Fortezza Bastiani immortalata da Buzzati anche gli avamposti militari italiani, lungo la costa, si erano dissolti prima dello sbarco lasciando sul posto solo una manciata di uomini, tra eroici soldati del 122° e del 375° Reggimento Fanteria e finanzieri [1].

 Le Fiamme Gialle di Porto Ulisse, i difensori dei sacri confini della Patria

Fu solo il 27 gennaio del 1946 che, grazie al periodico Il Monitore del Finanziere, l’intera famiglia delle Fiamme Gialle apprese quanto fosse accaduto a Porto Ulisse quasi tre anni prima. Il giornale dei Finanzieri pubblicò in quella data, purtroppo senza commentarla, l’avvenuta registrazione da parte del Ministero della Guerra del conferimento delle Medaglie al Valor Militare che un precedente Decreto Luogotenenziale del 1° febbraio dell’anno prima aveva concesso “Alla Memoria” del Brigadiere Lorenzo Greco e dei Finanzieri del contingente “Mare” Raffaele Bianca, Emanuele Giunta e Pietro Nuvoletta, gli strenui difensori del POC n. 56 di Punta Castellazzo, Porto Ulisse[2].

A est di Punta Castellazzo dove sbarcarono i canadesi (Foto V. Grienti)

Ad aprire, per fortuna, uno spiraglio sul dimenticato fatto bellico ci pensò il Capitano Michele Poveromo, che nel 1949 diede alle stampe il preziosissimo libro dal titolo I Nostri Morti nella Guerra 1940 – 1945 laddove scrisse: “Eroiche ed ardimentose Fiamme Gialle che in Sicilia, a Portulisse, il 10 luglio del 1943, sono cadute, lasciando un esempio di preclare virtù e di forte attaccamento al dovere. Sono (…). In servizio ad una postazione di fucili mitragliatori, entrano decisamente in azione contro preponderanti forze navali da sbarco nemiche. Presi tra il fuoco da mare e quello dei paracadutisti, già scesi in territorio italiano, non si arrendono, e continuano risolutamente e instancabilmente a far fuoco, fino a che, folgorati dalla mitraglia nemica, lasciano la vita sul posto del combattimento  e dell’onore”[3].

Si deve, invece, alla magica penna del compianto Generale Pierpaolo Meccariello – naturalmente scopiazzato a destra e a manca da alcuni storici locali – l’aver ricostruito per bene il ruolo che avevano avuto i Finanzieri della 12^ Legione “Messina” e della 13^ Legione “Palermo” in quel delicato frangente storico. Grazie al più importante storico delle Fiamme Gialle apprendiamo quale era, in quella calda estate del 1943, lo “schieramento” dei reparti del Corpo sull’isola: reparti che sul piano militare rispondevano ai due Corpi d’Armata (XII e XVI), schierati rispettivamente ad Ovest e ad Est della congiunzione Cefalù-Licata. Così come previsto dai Regolamenti e dallo stesso Ordinamento del Corpo, la Regia Guardia di Finanza avrebbe concorso, con i suoi organici a terra e a mare, alla difesa costiera, ovvero al servizio di Polizia Militare, alla vigilanza anti-paracadutisti, così come al presidio di opere stradali e ferroviarie[4].

Pietro Nuvoletta in servizio a Pisa prima della guerra

Lo stesso Meccariello ricorda così l’inizio dell’Operazione Husky [5]: “La flotta d’invasione fu avvistata nel pomeriggio del 9 luglio, ed alle 19.30 il comando FF.AA. della Sicilia diramò lo stato di allarme. All’1,10 del 10 luglio fu decretato lo stato di emergenza, in seguito al moltiplicarsi delle notizie di contatto con paracadutisti lanciati a tergo delle difese costiere. Queste cominciarono ad essere impegnate anche dal mare a partire da poco dopo le due del mattino, dapprima da pattuglie di “commandos”, poi da regolari unità di fanteria”[6]. Nel ricordare il sacrificio dell’Appuntato Salvatore Scifo e del Finanziere Giovanni Fidone, caduti eroicamente sulla spiaggia di Marzamemi, lo stesso Meccariello ricostruì così – anche se molto modestamente – la vicenda che vide protagonisti il Brigadiere Lorenzo Greco e i suoi uomini: “Furono sopraffatti anche i finanzieri della brigata di Portulisse, che avevano aperto il fuoco di propria iniziativa, accortisi che la difesa non era entrata in funzione, con le loro due postazioni per fucile mitragliatore presi tra i paracadutisti da terra ed i fanti sbarcati dal mare”[7]. Ottima, infine, fu la ricostruzione che ne fece il compianto Generale Luciano Luciani, Presidente Emerito del Museo Storico del Corpo: “Un settore della spiaggia era difeso da due postazioni costiere, affidate alla locale brigata, la n. 56, situata a pochi metri dalla caserma e la n. 57 a circa 350 metri sulla sinistra. Nelle postazioni due finanzieri per ciascuna. Una pattuglia di due finanzieri perlustrava il tratto intermedio. Durante la notte sul 10 luglio, dopo l’allarme, il brigadiere Greco, comandante della brigata, rinforzò con quattro finanzieri ciascuna le due posizioni ed assunse personalmente il comando della n. 56. Alle prime luci dell’alba apparve ai finanzieri sbalorditi l’impressionante spettacolo di centinaia di navi che si apprestavano a trasferire a terra migliaia di soldati potentemente armati. Il Brigadiere Greco, che avrebbe potuto, data l’assoluta sproporzione di forze  e mezzi, disimpegnarsi su posizioni retrostanti, decise di spronare i suoi uomini alla difesa, cosa che essi fecero contro i primi mezzi da sbarco che entrarono nel raggio d’azione delle loro armi. Peraltro, i finanzieri si trovarono subito isolati, perché la difesa costiera non era entrata in azione. Nessun nemico riuscì a prendere terra, nonostante che le navi dal largo concentrassero il fuoco sulle posizioni della Guardia di finanza. Lo sbarco poté aver luogo solo dopo qualche ora, quando dalle navi fu richiesto l’intervento dei paracadutisti lanciati a terra alle spalle degli eroici difensori, che vennero sopraffatti” [8].

Poco distante da Punta Castellazzo, il monumento che ricorda lo sbarco degli Alleati e i quattro Finanzieri eroi di Porto Ulisse

Fu, come ricordato prima, con Decreto Luogotenenziale, a firma del Principe Ereditario Umberto II, in data 1° febbraio 1945 – quando il Paese era ancora dilaniato dall’occupazione nazi-fascista, nel Centro-Nord, che alla memoria dei quattro valorosi Finanzieri di Porto Ulisse furono concessi i meritati Nastri Azzurri. Al Brigadiere Lorenzo Greco fu concessa la medaglia d’argento al Valor Militare, mentre ai tre Finanzieri quella di bronzo. La motivazione del Greco è davvero sublime. La citiamo integralmente, anche a dimostrazione di quella che fu una saggia scelta da parte delle Autorità militari, che così facendo dimostrarono di non voler dimenticare un sacrificio così importante, nonostante fosse frutto di una resistenza ai cosiddetti Liberatori:  “Comandante di due postazioni per fucili mitragliatori, pur accortosi che la difesa costiera non era entrata in azione, nonostante l’enorme sproporzione di mezzi e di uomini nemici, si opponeva col fuoco allo sbarco dell’avversario. Preso con i pochi militari di cui disponeva, tra il fuoco delle navi e quello dei paracadutisti da terra, anziché cedere, si irrigidiva in una resistenza ad oltranza. Sopraffatto cadeva sul posto del dovere accanto alle proprie armi che aveva fatto sparare fino all’ultima cartuccia offrendo la giovane esistenza in olocausto alla Patria. Portulisse (Sicilia), 10 luglio 1943″.

Conclusioni

La tomba del Finanziere Raffaele Bianca

Lorenzo Greco e i suoi coraggiosissimi Finanzieri si erano, dunque, “opposti” con le armi all’invasione della Sicilia da parte di coloro che sarebbero per l’appunto passati alla storia come “Liberatori” e per questo – stranamente a dire il vero – non meritarono alcuna citazione, nel seppure sempre attento periodico Il Finanziere, se non nel gennaio 1946. È verosimile ritenere che le gesta di quei quattro “difensori del bagnasciuga” possano essere “passati alla storia” come un atto inutile, come una scelta ingenua da parte di chi aveva ben conscia la situazione venutasi a creare in quel tragico giorno, di chi certamente non aveva mai visto, prima d’allora, uno schieramento di forze così enorme, quasi come le scena finale della versione cinematografica del Deserto dei Tartari. Ma la risposta è altrettanto facile, ricordando quanto è stato scritto in apertura riguardo alle “Vedette insonni del confine”, nobile frase alla quale aggiungiamo lo stesso motto del Corpo: Nec Recisa Recedit. Al di là di ciò, le Istituzioni e la stessa Guardia di Finanza non li hanno mai dimenticati, onorandoli in tutte le circostanze e nei vari settori.

Ricordiamo che in memoria di tali eroi è stata posta una lapide in pietra e marmo proprio nei pressi dello scontro bellico. Al Brigadiere Greco, invece, è stata intitolata una piazza nel suo paese d’origine, così come la Caserma sede del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Taranto e quella della stessa Porto Ulisse, nonché un’unità del Servizio Navale. Anche ai finanzieri Bianca, Giunta e Nuvoletta sono stati attribuiti i giusti onori: nel caso di Bianca è stata dedicata la caserma sede della Sezione Operativa Navale di Pozzallo mentre a Nuvoletta quella di Avola, oltre ovviamente ad alcune unità dello stesso Servizio Navale, la gloriosa e antica Specialità del Corpo al quale i tre militari appartenevano con orgoglio[9].  A questo punto, siamo certi di poter affermare che l’ardua sentenza possa essere definitivamente pronunciata da noi posteri: Quella di Porto Ulisse fu gloria, vera gloria…

Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare

 

[1] Per maggiori approfondimenti, soprattutto riguardo al ruolo avuto dai reparti del Regio Esercito italiano, si consiglia Melchiorre Triglia, Il Litorale Ispicese, Ispica, 2014, p. 36.

[2] Il Brigadiere Greco era nato a Palagianello (Taranto) il 6 settembre 1908  si era arruolato nel Corpo sul finire degli anni Venti. Il Finanziere Raffaele Bianca era nato a Sciacca il 21 marzo 1904, il parigrado Pietro Nuvoletta a Avola il 23 ottobre 1908, mentre Emanuele Giunta era un fiero figlio della bellissima Modica, ove era nato il 24 marzo del 1906.

[3] Cfr. Michele Poveromo, I Nostri Morti nella Guerra 1940 – 1945, Udine, Editrice Arti Grafiche, 1940, p. 261, 262.

[4] Cfr. “L’Invasione della Sicilia”, in Pierpaolo Meccariello, <<La Guardia di Finanza nella Seconda Guerra Mondiale (1940 – 1945)>>, Testo, Roma, Edizione Museo Storico della Guardia di Finanza, 1992, p. 356.

[5]  Dopo la caduta di Seguita all’operazione “Corkscrew”, culminata con la persa di Pantelleria, l’operazione “Husky” fu certamente la prima, grande operazione che gli Alleati  misero a segno sul territorio italiano, segnando così l’inizio della c.d. “Campagna d’Italia (1943-1945)”. L’operazione ebbe inizio, lungo le coste meridionali della Sicilia nelle prime ore del 10 luglio 1943, con l’obiettivo di aprire un fronte nell’Europa continentale, primo passo verso la sconfitta della Germania.

[6] Ivi, p. 357.

[7] Ibidem.

[8] Cfr. Luciano Luciani, L’impiego della Guardia di Finanza nella difesa costiera nel secondo conflitto mondiale, in <<Fiamme Gialle>>, numero di agosto-settembre 2011, p. 17 e ss.

[9] Cfr. Gerardo Severino – Vincenzo Grienti, La Guardia di Finanza a Modica. Cenni storici e cronache operative (1861-2021, Catania, Edizioni Akkuaria, 2022).

Per approfondire guarda e leggi sullo sbarco in Sicilia

80 anni fa lo sbarco degli alleati in Sicilia diede inizio alla liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. Attraverso documenti e immagini d’archivio e le interviste a due storici il racconto dell’Operazione Husky.