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Guglielmo Marconi. Vedere l’invisibile. Il genio italiano e la sua storia

Una mostra nel cuore di Roma per raccontare l’uomo, il genio, lo scienziato e il visionario di un futuro che nel 2024 è diventato realtà.  Guglielmo Marconi, il ragazzo del wi-fi e la sua vita tra le onde, non solo del mare, vengono ripercorse dall’8 novembre al 25 aprile 2025 negli spazi dell’Istituto VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia. Sarà la Sala Zanardelli e la Sala Regia ad accogliere Guglielmo Marconi. Vedere l’invisibile promossa dal Ministero della Cultura e organizzata e realizzata da Cinecittà e Archivio Luce. Un pool di esperti d’eccezione e di appassionati non solo di storia, ma dell’Italia. Basta visitare i percorsi di cui la mostra è composta per comprendere la cura di ogni minimo particolare per celebrare un grande italiano, ufficiale della Regia Marina e premio Nobel per la fisica nel 1909.

Centinaia i documenti, le fotografie, i reperti e i filmati provenienti dagli archivi nazionali e internazionali che “disegnano” la persona e l’avventura imprenditoriale dell’inventore bolognese. Un omaggio al genio italiano che ha cambiato il mondo. Un tributo al padre della Radio articolato in otto sezioni della mostra che guida i visitatori a ritroso nella vita di Marconi: dalla sua giovinezza all’uomo di Stato, dal suo legame con il mare al suo impegno nell’industria delle telecomunicazioni a livello internazionale.

“Immortalato ancora bambino al fianco della madre Annie Jameson o mentre si gode un momento di relax insieme alla figlia Elettra. Il nome impresso su titoli di giornali dell’epoca che ne riconoscevano autorevolezza e meriti, il volto negli scatti in bianco e nero insieme ai più grandi del suo tempo. Questa mostra è un viaggio mai fatto prima sui passi di Guglielmo Marconi, alla scoperta della sua vita e della sua straordinaria eredità – ha detto il Sottosegretario di Stato alla Cultura, senatrice Lucia Bergonzoni -. Un ringraziamento speciale a chi ha collaborato alla realizzazione dell’ambizioso progetto, che restituisce l’immagine a tutto tondo del grande genio italiano”.

I coniugi Marconi con (da sinistra) l’attrice Paulette Goddard, il regista e attore Charlie Chaplin e l’attrice Mary Pickford, il 25 ottobre 1933 a Hollywood (Bettmann/Getty Images)

Per padre Paolo Benanti, professore alla Pontificia Università Gregoriana, e grande esperto di etica della tecnologia e di Intelligenza Artificiale, “Guglielmo Marconi, con la sua invenzione della radio, ha creato una tecnologia che ha rivoluzionato le comunicazioni globali, accorciando le distanze tra le persone e abbattendo le barriere geografiche. La radio ha reso possibile una diffusione più ampia e immediata delle idee, delle notizie e della cultura, facilitando così un dialogo globale. In un mondo che aspira alla pace, Marconi ci ha fornito uno strumento per ascoltarci, capirci e costruire ponti, dimostrando come la scienza e la tecnologia possano essere vettori di unione e comprensione reciproca”.

“Marconi è stato un grande inventore e imprenditore. Uno degli argomenti più controversi della sua biografia è stato il suo rapporto col fascismo: come D’Annunzio e buona parte della classe dirigente del suo tempo ne condivideva l’orientamento politico fortemente nazionalista, e per questo nel 1923 aderì al Partito Nazionale Fascista – ha spiegato Giovanni Paoloni, professore presso la Sapienza Università di Roma, al Dipartimento di Lettere e Culture Moderne –. Nel 1927 assunse la presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e dal 1930-1933, nominato presidente dell’Accademia d’Italia e dell’Enciclopedia Italiana, fu al vertice dell’organizzazione culturale voluta dal fascismo, e in tale veste sostenne l’autonomia della ricerca scientifica. Negli stessi anni continuò a dare notevoli contributi come ricercatore, in particolare sviluppando apparati e applicazioni basati sull’uso di onde corte e microonde”.

Giulia Fortunato, Presidente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del 150° anniversario dalla nascita di Guglielmo Marconi e della Fondazione Guglielmo Marconi ha espresso parole di elogio per la mostra, “un progetto che pone l’accento sulla figura storica di Marconi attraversando alcuni dei grandi capitoli della Storia”. Un “Uomo di due secoli e due patrie”, come lo descrisse la figlia Degna, “Marconi fu esperto di relazioni e di comunicazione e divenne nel tempo un’influente figura diplomatica – ha sottolineato Fortunato -. L’avventura marconiana non può essere compresa se non nel contesto storico in cui è avvenuta, al crocevia di due secoli. Impossibile immaginarla al suo avvio in un tempo diverso dalla Belle Époque, con la sua straordinaria fiducia nell’uomo e nel progresso, un’epoca irripetibile, di cui Marconi è figlio e straordinario interprete, caratterizzata da fervore e opportunità senza pari nel campo tecnico e artistico”.

“Ho il cuore pieno di gioia – ha detto la figlia, la Principessa Elettra Marconi -. Per me è davvero una grande emozione sapere che grazie a questa mostra il ricordo della vita e dell’attività di mio padre vivrà nella memoria di migliaia di donne e di uomini di tutto il mondo. Immensamente grata a coloro i quali hanno reso tutto ciò possibile”.

Una mostra realizzata con il patrocinio e il contributo del Comitato Nazionale Marconi.150 e con la collaborazione della Fondazione Guglielmo Marconi. Tra gli sponsor della mostra ENEL, Fincantieri e Terna, con il supporto di Fondazione Leonardo che ha contribuito con il documentario Elettra, la nave laboratorio di Marconi, e con lo sviluppo di contenuti multimediali realizzati anche grazie a sistemi di intelligenza artificiale. Ben 34 gli enti prestatori del materiale esposto in mostra, tra cui la Bodleian Libraries di Oxford, il MAECI, il Museo Storico della Comunicazione di Roma, l’Accademia dei Lincei, la Marina Militare, l’Esercito Italiano e l’Aeronautica Militare.

Ed è proprio al Museo Tecnico Navale di La Spezia che, chi scrive, a 120 anni degli esperimenti di Marconi ha raccontato la storia dei nastri e degli esperimenti condotti per la Regia Marina in un approfondimento andato in onda su TV2000.

Era il 17 luglio 1897 quando Guglielmo Marconi, su incarico della Regia Marina, compì le prime sperimentazioni a La Spezia, al largo, poco distante dal Museo Tecnico Navale della Marina Militare.

Due anni prima dell’esperimento marconiano di La Spezia, nel 1895, lo scienziato italiano, nella villa di famiglia a Pontecchio, vicino Bologna, aveva sperimentato la propria intuizione: l’applicazione delle onde elettriche per la telegrafia senza fili. In pratica quella che oggi chiameremmo wi-fi. Marconi collegando un generatore di oscillazioni elettriche ad un filo metallico isolato nell’aria ed alla terra ottenne una radianza di queste onde nell’aria. Scoprì che queste potevano essere rilevate da un dispositivo analogo posto a distanza. L’esperimento fu condotto con successo tra due stazioni lontane due chilometri situate alle pendici opposte di una collina.

Un anno dopo, però, Marconi ebbe l’opportunità di presentare pubblicamente la propria invenzione a Sir William Prece, ingegnere capo del Post Office di Londra.

Incuriosito dagli esperimenti di Marconi, Augusto Bianco, addetto navale italiano a Londra, informò il Ministero della Marina a Roma, suscitando l’interesse dell’ammiraglio Benedetto Brin che chiese a Marconi di rientrare in Italia per valutare l’efficacia e l’efficienza del nuovo sistema di comunicazione sulle navi della Regia Marina.

Guglielmo Marconi durante le sperimentazioni telegrafiche a bordo del rimorchiatore n.8 nel 1897 – Foto Ufficio Storico della Marina Militare

Dopo una prima dimostrazione a Roma, la Marina mise a disposizione proprio l’arsenale di La Spezia, le navi e il personale per replicare un esperimento su più vasta scala proprio nelle acque antistanti la città spezzina. A seguire l’attività marconiana c’era una commissione che annotava tutte le prove condotte dal futuro premio Nobel per la fisica, a partire da quelle realizzate nel piazzale retrostante il Museo Tecnico Navale. Marconi avviò gli esperimenti dapprima con una stazione trasmittente e una ricevente poste sulla terra ferma.

Poi la stazione trasmittente venne collocata in un’altra zona del golfo di La Spezia, a San Bartolomeo, mentre la stazione ricevente venne installata sul rimorchiatore n. 8 che navigava nelle acque antistanti la costa. Si arrivò a quel 17 luglio del 1897 con l’apparecchio ricevente a bordo della corazzata San Martino che navigava a meno di un miglio da San Bartolomeo. Qui Marconi, utilizzò il codice Morse e una stampante telegrafica terrestre (occorre ricordare che il telegrafo esisteva già) riuscendo a trasmettere un segnale telegrafico senza la necessità di collegare tramite fili la stazione trasmittente a una ricevente.

I nastri telegrafici usati da Marconi dopo gli esperimenti potevano essere benissimo mandati al macero. Invece un solerte telegrafista della Regia Marina, Mario Gaetano Da Pozzo, che aveva seguito Marconi nei giorni delle sperimentazioni, conservò i nastri telegrafici dopo gli esperimenti effettuati alla fonda su Nave San Martino. I nastri arrivarono al Museo Tecnico Navale di La Spezia grazie alla famiglia e ai discendenti e, in particolare per la nipote Anna Maria Da Pozzo.

Guglielmo Marconi e le sperimentazioni a La Spezia nel 1897 – Foto Ufficio Storico Marina Militare

In un primo momento non si riusciva a capire a cosa si riferissero questi nastri. Poi, grazie anche a un cugino radioamatore della professoressa Da Pozzo si comprese che era un patrimonio unico al mondo, da restaurare.

Un lavoro che ha visto la comunità di La Spezia, la passione dei radio amatori, i privati cittadini e la Marina Militare in prima linea per custodire questo prezioso cimelio di portata internazionale. Un foglietto di carta e un’annotazione scritta a penna: “Zona dell’apparecchio ricevente del S. Martino in coperta, batteria e cala durante gli esperimenti del 17 – 7 – 97”. Questa la frase che si legge sulla fascetta che avvolgeva i “nastri telegrafici” utilizzati da Marconi il 17 luglio 1897.

Ma quel che più di ogni altra cosa incuriosisce è la decodifica dei nastri in cui si trova ripetuta ben due volte la frase, anch’essa convenuta, ma che era il segnale del “buon ricevuto” sulla nave. La frase è: “Quando capite alzate intelligenza” seguita da un carattere speciale Morse che confermava appunto la buona ricezione. “Intelligenza” intesa come la bandiera di segnalazione specifica che ancora oggi viene utilizzata dai marinai. Questo fa comprendere come su Nave San Martino, una volta ricevuto il messaggio, immediatamente si doveva alzare la bandiera.

La mostra al VIVE racconta anche questo e non solo: “Per chi conosca la geografia e la geologia del VIVE i motivi per accogliere la mostra su Guglielmo Marconi risultano chiari – ha spiegato Edith Gabrielli, Direttrice generale del VIVE-Vittoriano e Palazzo Venezia -. Si parta dagli aspetti cronologici. Fra gli edifici del VIVE e Marconi vige una stretta contemporaneità. Il discorso regge per il Vittoriano, ideato nel 1878 e concluso nei decenni a seguire. Nel 1909, allorché Marconi ricevette il Nobel per la Fisica, lo scultore Giuseppe Tonnini realizzò nel Sommoportico Le Scienze, inclusa appunto La Fisica, distinta per la lanterna e il barometro. Il discorso regge anche per Palazzo Venezia che, di origine rinascimentale, assunse l’aspetto odierno esattamente nei primi decenni del Novecento, specie dopo il passaggio dall’Austria all’Italia – ha aggiunto Gabrielli -. Giusto menzionare adesso la tecnologia. Lasciando da canto le condanne futuriste e altri luoghi comuni, i fatti dicono che ogni architetto a capo del Vittoriano, da Sacconi a Brasini, attinse volentieri agli ultimi ritrovati del progresso. Di qui la funicolare impiegata per sollevare i blocchi di botticino o l’ingegnoso sistema idraulico per garantire il funzionamento delle fontane e della cancellata d’ingresso. A pieno titolo, dunque, l’illustratore americano Joseph Pennell nel 1911 restituì il Vittoriano come un cantiere simile a un moderno alveare, dinamico e in continuo sviluppo. La serie dei motivi si chiude accennando al ruolo del VIVE nell’ambito del Ministero della Cultura. Fin dal 2020 il VIVE si è proposto come un centro per esposizioni temporanee al servizio del Ministero, mettendo a disposizione gli spazi già operativi, come la Sala Regia a Palazzo Venezia – ha proseguito Gabrielli -. L’idea consiste nel proseguire lungo la medesima falsariga anche nel futuro: un futuro che chiama in causa l’Ala Fori Imperiali del Vittoriano, ora in fase di restauro”.

Guglielmo Marconi con moglie e figlia sul panfilo Elettra nel 1935 (Foto Farabola)

Anche l’Archivio Luce conserva immagini che parlano da sole del grado di solennità e partecipazione all’evento: “Un onore reso da migliaia di persone a quello che veniva avvertito e comunicato come un padre simbolico di una sorta di Stati uniti del Mondo – ha avuto modo di spiegare Chiara Sbarigia, Presidente di Cinecittà -. Ma Marconi non smetteva di trasmettere, neppure con la fine del suo viaggio fisico. Le onde da lui codificate e ‘comprese’ continuavano il loro viaggio, e grazie a lui mari di messaggi hanno continuato incessantemente a viaggiare, migliaia di vite a essere salvate, e miliardi di esseri umani ad avere maggiore vicinanza e sicurezza. La voce di Marconi continua a propagarsi. L’Archivio Luce ne è uno dei veicoli – ha sottolineato -. Proprio per omaggiare l’enorme portato innovativo delle sue invenzioni e pensiero abbiamo allestito nella ‘sua’ Bologna un evento spettacolare basato sulle innovazioni tecnologiche e l’ibridazione dei linguaggi tecnici e artistici. E proprio per ciò, in questa mostra la voce di Marconi rivive grazie all’Intelligenza artificiale come guida per i visitatori. Archivio e tecnologia: cosa di più aderente alla sua prassi di abbattimento dei confini. In questo senso la ricerca di Marconi sta nel suo costante gesto di scavalcamento di confini – ha proseguito -. Un gesto analogo a quello che ci piace proporre nel riuso e nella valorizzazione del grande Archivio Luce: un patrimonio vivo che ci consente ad esempio di abbattere gli storici steccati di cultura umanistica e scientifica. La trasmissione di conoscenza a tutti i cittadini italiani, in un’ottica di servizio pubblico, e ai centri di cultura sparsi nel mondo. Un Archivio non inteso solo come riserva di memorie storiche, ma prendendo a modello il protagonista del nostro omaggio, un modo di riusare queste memorie per parlare al e del presente, e tracciare i fili che disegnano il nostro futuro – ha concluso -. Non possiamo oggi, 150 anni dopo, che ringraziare Guglielmo Marconi per aver tagliato quei fili, permettendoci di continuare a immaginare come tenderli e connettere nella rete di conoscenza, memoria e creatività, tutta l’umanità che possiamo”.

Ondina33, la radio che grazie al marconista Giuseppe Biagi salvò i superstiti della Tenda Rossa durante la spedizione al Polo Nord del dirigibile Italia. Tra i “pezzi” esposti nella mostra su Marconi proveniente dal Museo Tecnico Navale della Marina Militare di La Spezia

Anche le Forze Armate italiane devono moltissimo alle intuizioni del grande innovatore: “Genio tra i più conosciuti, ideò e sviluppò la tecnologia delle radiocomunicazioni, mettendo a punto un sistema di telegrafia senza fili che lo consegnò alla storia – ha riflettuto l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, già Capo di Stato Maggiore della Difesa e Presidente del comitato militare NATO -. Nella costante conquista della distanza riconosciamo la cifra del suo impegno, sempre orientato anche a salvaguardare la vita umana: si pensi al ruolo che il radio soccorso, e dei suoi “marconisti”, ebbe appunto nel salvataggio dei naufraghi del Titanic e della spedizione italiana al Polo Nord del Generale. Nobile, così come in tante altre circostanze. Lo ricordiamo anche per il suo operato nella Grande Guerra. Marconi, infatti, mise il suo ingegno al servizio della Patria servendo prima come ufficiale del Regio Esercito e poi, prestando servizio presso l’Istituto Radiotelegrafico di Livorno, come ufficiale della Regia Marina. Il suo contributo a supporto delle telecomunicazioni delle Forze Armate italiane di allora è giunto fino ai nostri giorni – ha aggiunto -. Le comunicazioni via radio ora consentono ai comandanti di impartire ordini in tempo reale, adeguando le tattiche militari. Le forze navali possono coordinare le proprie manovre, richiedere soccorso e comunicare dall’alto mare, mentre le forze di terra e di aria possono mantenere il contatto anche in condizioni difficili e impervie. Oggi, le innovazioni tecnologiche di Marconi sono l’architettura alla base delle moderne tecnologie wireless, della telefonia mobile, degli strumenti di geo localizzazione, delle reti radar e delle comunicazioni satellitari, a servizio anche delle forze armate italiane e della Nazione. Sono quindi certo che la mostra, promossa dal Ministero della Cultura, per presentare l’uomo, le sue scoperte e il suo genio anche militare -. Sarà un modo per rivivere il tempo che lo ha visto protagonista. Sono altrettanto sicuro che nella sua azione divulgativa, la mostra fortemente emozionale ed efficace, saprà trasmettere soprattutto alle nuove generazioni, gli ideali e i valori impersonati da Guglielmo Marconi, un genio sempre a servizio del Paese e dell’umanità”.

Vincenzo Grienti

Per saperne di più

VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia

Archivio Storico Istituto Luce

Cinecittà