Il colonnello Augusto Casciani, da garibaldino a emigrante in Uruguay
In un recente saggio, pubblicato su Giorni di Storia sono stati ricordati i 150 anni della terribile epidemia di “febbre gialla”, morbo che nel lontano 1871 colpì la città di Buenos Aires, provocando migliaia di vittime, moltissime delle quali di origini italiane. In quella circostanza è stata rammentata l’opera benemerita svolta da un apposito “Comitato Popolare”, quasi del tutto composto da emigrati italiani, il quale si adoperò nel portare soccorso alla popolazione colpita, meritando per questo la riconoscenza sia da parte della Municipalità di Buenos Aires che della stessa Repubblica Argentina, la quale conferì ai meritevoli alcune importanti onorificenze. Ebbene, in quella contingenza non è stato possibile ricordare tutti gli illustri nostri connazionali che si prodigarono in quella che fu una vera e propria gara di solidarietà. Fra questi vi era anche un ex ufficiale del Regio Esercito italiano, il Tenente Augusto Casciani, emigrato in Argentina verso la fine degli ’60, per poi esercitare la sua professione di istruttore di scherma in Uruguay. A questo autentico eroe, sia del bene che delle armi, dedichiamo il presente saggio, certi di presentare ai nostri lettori una figura decisamente importante per la storia militare del nostro Paese, così come per quella di Argentina e Uruguay.
- Da Roma ai fasti delle “Camice Rosse” (1837 – 1868).
Augusto Casciani nacque a Roma il 16 aprile 1837, in un’epoca nella quale la “Città Eterna” viveva il fermento dei “moti carbonari” e delle attività sediziose anti Papaline. Giovinetto, all’epoca della gloriosa Repubblica Romana (1848-1849), il Casciani s’innamorò della già allora leggendaria figura di Giuseppe Garibaldi, che sugli spalti delle trincee di Villa Spada e di altri celebri luoghi difese la Repubblica sino al suo triste epilogo. Si trattava di quel futuro Generale che il Casciani stesso avrebbe in seguito, appena ventiduenne, seguito nel corso della 2^ Guerra d’Indipendenza. Aveva 21 anni, invece, il Casciani quando le affannose ricerche della Polizia Papalina, a caccia di sovversivi e liberali da arrestare lo spinsero ad abbandonare Roma, onde rifugiarsi nella più ospitale città di Genova, ove lo troviamo, agli inizi del 1859, “catalogato” come un esule di professione orefice[1]. Sarebbe stato durante la battaglia di Montebello, del 20 maggio 1859, almeno secondo quanto asserisce lo storico Horacio Araújo Villagrán, nella sua nota enciclopedia storica[2], che il Casciani combatté con estremo valore, tanto da meritare il conferimento di una medaglia d’argento al Valore Militare. In realtà le uniche tracce di tale attribuzione si riferiscono al 1862, quando il Casciani viene già citato come Sotto Tenente del 12° Reggimento Fanteria[3]. L’importante decorazione gli fu, infatti, conferita proprio in quell’anno per la c.d. “Campagna dell’Italia Meridionale” del 1860[4]. Al di là di questo particolare, il patriota Casciani di certo non tornò a Roma dopo la fine della campagna militare. Durante l’estate del 1860, a qualche mese dall’avvio della gloriosa “Spedizione dei Mille”, Augusto Casciani riuscì a raggiungere il Sud Italia, arruolandosi così nell’Esercito Meridionale, come era stato nel frattempo ribattezzato il Corpo di volontari accorsi da ogni angolo del Paese per dar manforte a Garibaldi e ai suoi “Mille”. Fattosi notare per valore e determinazione, il Casciani ottenne dapprima i gradi di Sergente Maggiore[5] ed in seguito, a fine campagna, quelli di Luogotenente, operando nel Corpo dei Volontari dell’Italia Meridionale sino al 1861, quando il processo unitario nazionale fu pressoché concluso, con la proclamazione, il 17 di marzo, del Regno d’Italia. Fu così che il 12 giugno dello stesso anno, con apposita Determinazione Ministeriale approvata dal Re nel corso dell’udienza del 29 giugno, Augusto Casciani fu confermato nello stesso Corpo, nell’ambito della Fanteria, ma con il grado inferiore di Sotto Tenente, distaccato provvisoriamente presso il Deposito di Biella[6]. Il nostro protagonista rimase a Biella per qualche mese, per poi essere definitivamente incorporato nel Regio Esercito. Il 27 marzo del 1862, con il grado di Sotto Tenente dell’Arma di Fanteria, lo troviamo, quindi, in forza presso il 12° Reggimento Fanteria della Brigata “Casale”, agli ordini del Ten. Col. Casimiro Gabutti di Bestagno[7]. L’ufficiale fu in organico al glorioso Reggimento anche negli anni a seguire, prendendo anche parte alla 3^ guerra d’indipendenza, nel corso del 1866, sempre agli ordini del Colonnello Gabutti di Bestagno. L’annuario ufficiali riferito al 1867 lo dà in forza al Reggimento anche in quell’anno, peraltro ancora con il grado di Sotto Tenente[8]. Il Sotto Tenente Casciani prestò servizio nel Regio Esercito italiano sino al 1869, anno in cui decise di richiedere il congedo definitivo.
- L’avventura Sudamericana (Argentina e Uruguay, 1869 – 1913).
Nel 1869, l’ufficiale, molto probabilmente deluso per come era stato trattato dalla Forza Armata, che non lo promosse al grado superiore nonostante egli fosse decorato al Valor Militare, decise di lasciare per sempre l’Italia e di recarsi così in America Latina, più precisamente in Argentina, come ci ricordano gli storici Petriella e Miatello, che nel loro mastodontico lavoro enciclopedico hanno dedicato al Casciani una modesta biografia[9]. Secondo alcune fonti, invece, il Casciani sarebbe giunto in Uruguay al seguito di Garibaldi, appena ragazzetto, quindi – ammesso che la notizia fosse vera – ai tempi dell’esilio Sudamericano dell’”Erode dei Due Mondi”[10]. Non abbiamo idea di cosa il Casciani abbia fatto a Buenos Aires tra il 1869 e il 1870, anno in cui il protagonista di questa vicenda emigrò nel vicinissimo Uruguay, ove già allora era cospicua la presenza degli italiani, soprattutto nella capitale, Montevideo, la stessa città ove aveva vissuto e combattuto per anni il suo amato Generale Garibaldi. Fu proprio qui che, grazie all’appoggio di alcuni compatrioti che vi operavano da anni, che l’uomo sarebbe entrato nelle simpatie dell’Esercito della Repubblica Orientale, il quale, proprio in quel contesto storico, si trovava impegnato, assieme ad Argentina e Brasile, nell’estenuante guerra contro il Paraguay, conflitto sanguinosissimo iniziato nel 1865. Mentre secondo il Villagrán, l’uomo avrebbe anche preso parte alla citata guerra, meglio nota come “guerra della triplice alleanza”, secondo altre fonti, il Casciani fu solo insegnante di scherma presso la Scuola Ufficiali, per poi divenire – di lì a qualche anno – anche istruttore presso la Scuola di Cavalleria, Arma della quale era divenuto, nel frattempo, ufficiale di carriera. Diplomato maestro schermidore in Italia, il Tenente Casciani fu anche l’artefice della nascita, sempre in Montevideo, della gloriosa “Academia de Gimnasia Y Esgrima”, fondata nel corso dello stesso 1870 presso il celebre Café de Massimino[11]. Nel 1871, lo abbiamo già ricordato in premessa, il Casciani fu tra i molti italo-uruguayani che si sarebbero recati a Buenos Aires, onde soccorrere la città argentina, colpita dalla tremenda “febbre gialla”. Ricordiamo che per tale opera, l’ufficiale almeno secondo il Villagrán, ricevette dal Re Vittorio Emanuele II la medaglia d’argento al Valor Civile, mentre secondo il Petriella e la Miatello a conferire la ricompensa sarebbe stato il Governo Nazionale argentino. Secondo i due citati autori, sarebbe stato solo nel 1872 che il Casciani entrò a far parte ufficialmente dell’Esercito Uruguayano, con il grado di Tenente, tesi in netta contrapposizione a quanto aveva evidenziato il Villagrán nel 1920, anticipando tale data al 1870. Un dato certo è quello che riguarda, invece, la naturalizzazione uruguayana, che il nostro protagonista ottenne solo il 10 febbraio del 1873[12]. Qualche tempo dopo, Augusto Casciani ottenne anche la promozione a Capitano, mentre il 26 maggio del 1877, il Governo ne decretò la promozione a “Sargento Mayor” della Cavalleria di linea, grado della categoria degli ufficiali superiori che non va però confuso con la tradizione letterale di “Sergente Maggiore”, riferito ad un grado contemplato per la categoria dei Sottufficiali[13]. Oltre a svolgere la propria mansione di ufficiale di carriera, il Casciani non smise mai di occuparsi della sua innata passione per lo sport, sia la ginnastica che la scherma, tanto che dalla sua “Scuola” sarebbero usciti i più grandi campioni della specialità, come lo fu il Colonnello Nicolás Revello, che molti anni dopo avrebbe anche insegnato scherma presso l’Accademia Militare di Montevideo[14].
Attorno al 1890, Augusto Casciani è ancora “Sargento Mayor de la Republica”, come lo cita un progetto di decreto del 20 marzo di quell’anno, con il quale si richiedeva al Governo di concedere a “Don Augusto Casciani” una “pension” (lgs. sussidio) per suo figlio Alessandro, che in quel frangente si trovava a Roma quale frequentatore della Facoltà di Ingegneria Idraulica presso la Regia Università degli Studi[15]. Gli anni fra il 1893 e il 1894 furono per il Casciani anni davvero provvidenziali, in quanto non ottenne solo la promozione a Tenente Colonnello, ma fu anche prescelto per un importantissimo incarico: quello di far parte del servizio degli “Edecanes” (“Aiutanti di Campo”) della Presidenza della Repubblica, in quel contesto retto da Colonnello José Villegas[16]. Ciò avvenne, come ricorda Edoardo De Salterain Herrera: « […] in tempi in cui non c’erano capi del Cerimoniale, né introduttori diplomatici»[17]. Il Ten. Col. Casciani entrò in servizio all’indomani dell’elezione a Capo dello Stato di Don Juan Bautista Idiarte Borda (Mercedes, 20 aprile 1844 – Montevideo, 25 agosto 1897), per il quale lavorò sino al triste epilogo dell’estate del 1897. Ricordiamo, infatti, che il 25 agosto di quell’anno, in occasione della festa dell’Indipendenza uruguaiana, il Presidente Idiarte Borda si recò nella Cattedrale di Montevideo, onde partecipare al tradizionale Te Deum. Terminata la celebrazione liturgica, il Presidente uscì dalla chiesa, incamminandosi a piedi verso la Casa del Governo, lungo la calle Sarandí. Poco oltre il Club Uruguay, il Capo dello Stato fu barbaramente assassinato con un colpo di pistola al cuore, esploso da tale Avelino Arrendondo, un membro del suo stesso partito politico, i “Colorados”. Promosso Colonnello, Augusto Casciani fu, molto probabilmente, posto in congedo nei primi anni del Novecento. Nel 1901 viene, infatti, citato ancora come Colonnello, allorquando fece parte della delegazione ufficiale che avrebbe partecipato al 2° Congresso Scientifico Latino Americano, che si tenne presso il “Teatro Solis” di Montevideo dal 20 al 31 marzo 1901[18]. È verosimile ritenere che, dopo la pensione, egli si sia dedicato ancora alla scherma, così come ad altre attività in campo sociale e culturale. Nonostante fosse divenuto ormai un uruguayano a “tutto tondo”, legatissimo alla Patria adottiva, il Colonnello Casciani non smise mai di amare la Patria natia, per la quale aveva generosamente combattuto, tanto da volersi affiliare a diverse società italiane, fra le quali La “Lega Lombarda”, il “Circolo Napolitano” e la “Loggia Garibaldi”. Coniugato con la compatriota Caterina Rosello, naturalizzata orientale, figlia di uno dei più celebri gioiellieri di Montevideo, il Colonnello Casciani morì a Montevideo, nella sua casa sita al civico 72/b di Yaro, il 16 dicembre del 1913, all’apice di una meravigliosa carriera militare, ma anche di una vita esemplare e ricca di soddisfazioni, che solo Argentina e Uruguay gli avevano generosamente offerto. Cittadino meritevole, egli lasciò un affettuoso ricordo non solo presso le Colonie italiane di Buenos Aires e Montevideo, ma anche in tutta la società ben in vista delle storiche capitali, la quale riconobbe in lui sia i grandi meriti conseguiti nella vita militare, sia nella filantropia, sia quelli raggiunti con la pratica degli sport in generale, e della scherma in particolare.
Ten. Col. Gerardo Severino
Direttore Museo Storico Guardia di Finanza
[1] Cfr. Bianca Montale, L’emigrazione politica in Genova ed in Liguria, 1849 – 1859, Savona, Sabatelli Editore, 1982, p. 296.
[2] Cfr. Horacio Araújo Villagrán, “Los Italianos en il Uruguay. Diccionario Biografico”, 1920, Escardo & Araujo, Barcellona, 1920, p. 86.
[3] Cfr. Istituto del Nastro Azzurro, Albo d’Oro, voce “Casciani Augusto”.
[4] , Con Regio decreto del 30 settembre 1862, cfr. Ministero della Guerra, «Giornale Militare 1862», p. 988.
[5] Cfr. Francesco Guardione, I Mille: narrazione documentata, Palermo, Libreria Internazionale Reber, 1913, p. 289.
[6] Cfr. Ministero della Guerra, «Giornale Militare 1861», Torino, Officina Tipografica F.lli Fodratti, 1861, pp.225, 320.
[7] Cfr. Ministero della Guerra, «Annuario Ufficiale dell’Esercito Italiano – 1863», Torino, Tipografia di C. Cotta e F. Capellino, 1863, p. 365.
[8] Cfr. Ministero della Guerra, «Annuario Militare del Regno d’Italia – 1867», Firenze, G. Cassone e Comp. Tipografi, 1867, p. 518.
[9] Cfr. Dionisio Petriella – Sara Miatello, Diccionario Biografico Italo-Argentino, Buenos Aires, Association Dante Alighieri, 1976, p. 156.
[10] Cfr. Franco Liberati, Venti anni di vita di palcoscenico: divagazioni e ricordi, Roma, Editore P. Cremonese, 1930, p. 39.
[11] Cfr. Intendencia Municipal de Montevideo, Los Barrios de Montevideo: La Union, Montevideo, 1991, p. 106. José Luis Buzzetti, Eduardo Gutierrez Cortinas, Historia del Deporte ed el Uruguay, 1830 – 1900, Montevideo, 1965, p. 39.
[12] Cfr. “Nómina de los extranjeros que han obtenido carta de naturalización e la Republica”, in Pablo V. Goyena, La Legislación Vigente de la Republica del Uruguay, Montevideo, Tipografia de La Nación, 1888, p. 91.
[13] Cfr. Art. 5 del 26 maggio 1877, in Estado Mayor del Ejercito, «Boletin Historico del Ejercito», Montevideo, 1877, p. 36
[14] Cfr. Julio Casuriaga, Copa Coronel Asimilado Don Nicolás Revello, in rivista «El Soldado», n. 129, ottobre-novembre 1990, p. 45.
[15] Cfr. Diario de Sesiones de la H. Camara de Representantes – Sesiones Ordinarias de la 16^ Lesgislatura, Montevideo, Imprenta El Siglo Ilustrado, 1893, p. 54.
[16] Cfr. Gran Guia Estadistica Sud – Americana, Año 1896, Montevideo, Establecimento Tipografico de la Gran Guia E. Sud Americana, Montevideo, 1896, p. 300.
[17] Cfr. Edoardo De Salterain Herrera, Latorre. La Unitad Nazional, Montevideo, 1952, p. 209.
[18] Cfr. Segunda Reunión del Congreso Cientifico Latino Americano, Montevideo, 1901, p. 56.